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Benedetto Croce e la mentalità massonica
Valerio Meattini
Ma in che cosa fa Lei propriamente consistere
quel che chiama la “mentalità massonica”?
Nell’astrattismo e nel semplicismo. La mentalità
massonica semplifica tutto: la filosofia che è
difficile, la scienza che non si presta a conclusioni
recise, la morale che è ricca di contrasti e di ansie. Essa
passa su tutte queste cose trionfalmente, in nome
della ragione, della libertà, della umanità,
della fratellanza, della tolleranza. E, con coteste
astrazioni, si argomenta di distinguere a colpo
d’occhio il bene dal male, e viene classificando
fatti e uomini per segni esteriori e formule.
Benedetto Croce
L’anatema di Croce riguardo alla “mentalità massonica” ha pesato la cultura italiana sia per l’autorevolezza e la serietà dell’uomo che lo aveva pronunciato, sia per il mancato esame e il necessario approfondimento delle ragioni di quel verdetto. In verità, dietro lo schermo della massoneria, Croce attaccava la retroguardia culturale di quel Settecento che non amava e di cui non era disposto ad adorare le astratte dee: Ragione Tolleranza Umanità. Parole troppo spesso pronunciate con enfasi tronfia e cuore meschino. Furono, a detta di Croce, l’astrattezza degli ideali e il fine della storia posto fuori della storia i motivi sullo sfondo della lunga polemica nei confronti della massoneria, più che fatti ed eventi circostanziati che pure vi furono.
Tuttavia il giudizio di Croce sul Settecento può essere in parte corretto e integrato e l’identificazione di massoneria e Settecento considerata riduttiva. Nata nel primo ventennio di quel secolo, non ne ha ripetuto soltanto in “formule trite e triviali” la filosofia, ha messo radici che si sono dirette anche a preziosi umori del passato, ha attinto alle risorse intellettuali e morali degli uomini che l’hanno generosamente sostenuta e arricchita. Dietro le dee che non era disposto a venerare, sono spuntati dèi che Croce non volle scorgere. Sono gli dèi della liberazione dalle ossessioni identitarie vissute come obblighi, dagli incantamenti culturali ereditati e riproposti senza critica, della vita semplicemente reattiva ai casi e alle circostanze e poco o nulla affacciata su personali progetti di realizzazione umana.
Egli vive fin di quaggiù nella fede di un mondo
migliore, e questa fede soltanto conferisce agli
occhi suoi valore, significato e bellezza alla sua
vita su questa terra; ma egli non impone
menomamente questa fede a nessuno, bensì
la porta in sé, come un tesoro nascosto.
Questa è l’immagine dell’uomo perfetto,
l’ideale del massone.
G. Amedeo Fichte
Il giudizio tanto negativo di Croce sulla “mentalità massonica” che, a suo dire, investe massoni e non massoni (i quali conservino quella testa antistorica tipica del Settecento) si può, da un lato, misurare con le difficoltà intrinseche al suo storicismo e, dall’altro, con l’effettiva vitalità di tematiche affrontate da massoni come Lessing, Herder, Fichte. Le istanze del pensiero massonico come la libertà di pensiero e di stampa, la realizzazione di maggiore uguaglianza tra gli uomini, il rapporto rispettoso ma non vincolante e critico anzi nei confronti della propria provenienza culturale, l’avversione al nazionalismo, al fanatismo, e alla guerra come risolutrice ultima dei conflitti, sono pure questioni che ci toccano da vicino e che non sembrano aver fatto il loro tempo, accusa che Croce credeva di poter rivolgere alla massoneria.
Tutto il potere della scienza tende
oggi a rafforzare lo Stato. Non uno scienziato
ha pensato di orientare le sue ricerche verso
la difesa dell’individuo. Eppure in questo
settore avrebbe senso una massoneria.
Albert Camus
Nata per emancipare gli individui dall’arbitrio e dalla prepotenza dei sovrani assolutisti e per farne “mattoni” mirati alla costruzione di una società nuova attraverso miti di fondazione, invenzione di nuove tradizioni e costruzione di ordinamenti sociali, la massoneria grazie al racconto della parola perduta (la metafora più importante dell’immaginario massonico) ha trasmesso una visione dell’uomo come perfettibilità, impegnato in una ricerca che non ha fine. Al contempo ha potuto istillare nei suoi migliori esponenti un vero e proprio culto della dignità personale, un’avversione profonda nei confronti della sopraffazione e della volontà di dominio e di controllo delle organizzazioni sopraindividuali e delle “macchine sociali”, progettate per irretire e indirizzare a quello scopo le energie degli individui.
Valerio Meattini si è laureato a Pisa nel 1974 in Storia e Filosofia con una tesi sul pensiero di Piero Martinetti che è poi stata pubblicata. Laureatosi con Francesco Barone e Giorgio Colli è stato assistente di entrambi ed ha insegnato in istituti di istruzione secondaria fino al 1980, anno in cui ha vinto una borsa di studio all’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli dove ha seguito corsi con Giovanni Pugliese Carratelli e Gennaro Sasso. In seguito ha ottenuto una borsa di studio alla Fondazione Einaudi di Torino assegnatagli da Norberto Bobbio e Luigi Firpo. Ha frequentato l’Istituto Italiano degli Studi Filosofici con diverse borse di studio ed è stato borsista ad Heidelberg per ricerche sull’ermeneutica filosofica, su invito di Hans Georg Gadamer. Ha insegnato all’Università degli Studi di Bari, come associato e poi come ordinario, Filosofia teoretica e Filosofia della mente per trentatré anni. È socio ordinario non residente dell’Accademia delle scienze Morali e Politiche di Napoli.
Ha dato contributi agli studi platonici, alla conoscenza del pensiero di Piero Martinetti (Ragione teoretica e ragione pratica. Martinetti interprete di Kant, 1988) e Giuseppe Rensi e di Giorgio Colli, ha affrontato a più riprese questioni che si connettono al pensiero di Leopardi e di Dante. Ha pubblicato ricerche teoretiche su riviste e in volumi come Il luogo del capire (1996) che è stato tradotto in tedesco (2007) ed Etica e Conoscenza (200-2003) che ha avuto tre edizioni integrate e aumentate di volta in volta. Altri suoi libri: Anamnesi e conoscenza in Platone (1981 e in edizione aumentata 2017), L’orizzonte etico e politico di Platone (1984) testano ipotesi originali sulla teoria della reminiscenza e sulla concezione etico-politica di Platone; Benedetto Croce e la mentalità massonica (2011), Massoneria e storicismo (2021) sono i primi due studi nella letteratura crociana e massonica.
Ha pubblicato racconti su riviste di montagna e ha collaborato ad un libro sulle Alpi Apuane. È stato consigliere artistico del Comune di Pietrasanta (2005-2007) e ivi ha condotto per due anni il colloquio estivo “Capir d’arte” con pittori e scultori nel chiostro della chiesa di Sant’Agostino. Introdotto e composto cataloghi di pittori e scultori. Alla Versiliana di Pietrasanta ha partecipato e diretto, in quegli anni, incontri letterari e teatrali dove ha rappresentato L’angelo nell’angolo. Altre sue composizioni teatrali sono di Il Sileno, rappresentato nel 2000 al teatro di Buti, e Tutto per Bene, messo in scena da una compagnia teatrale di Bari. Ha pubblicato libri di racconti Sospensioni. Cinque racconti circolari e due congetture (2012), Il cercatore. Imprevisti accordi (2023); raccolte di Poesie, Sub Rosa (2010), Non hanno resto i giorni (2013), In più larghi cieli (2023) e con Edda Bresciani tre raccolte di haiku.
Ha collaborato con le riviste “Filosofia”, “Critica storica”, “Nuova Civiltà delle Macchine”, “LEM”, “La Vallisa”, “Rivista internazionale di filosofia e psicologia”, dirige i “Quaderni colliani”. Suoi articoli sono apparsi su “Il sole 24Ore”, “Il Messaggero”, “Il Tirreno”.
Partecipa attivamente da anni come conferenziere alle iniziative di “Il circolo degli inquieti” di Savona, alla “Festa della Scienza e della Filosofia di Foligno”, a “Mythoslogos” (Lerici-Sarzana”) e ai seminari colliani che dal 2018 si organizzano annualmente.