Sixteen Conversations on Abstraction (table / table)
L'artista olandese Riet Wijnen dedica la sua prima mostra italiana a Silvia Federici
13-Feb-2022 > 21-Mar-2022
Nel 1972 veniva fondato a Padova l’International Feminist Collective, all’interno del quale sono nate le campagne per il salario al lavoro domestico. A che punto ci troviamo 50 anni dopo? Il dibattito è ancora attualissimo e lo dimostra l’inaugurazione a Milano, il 12 febbraio, della mostra - per la prima vola in Italia - Sixteen Conversations on Abstraction (table / table), dell’artista olandese Riet Wijnen: l’esposizione sarà dedicata a Silvia Federici, tra le fondatrici del collettivo e figura di primo piano del femminismo mondiale, il cui archivio personale – donato a MayDay Rooms – è parte integrante dell’opera.
L’azione dell’International Feminist Collective, che si concretizzò nella Campagna per il salario al lavoro domestico (SaLDO), era volta a ottenere il riconoscimento del lavoro invisibile svolto dalle donne dentro le loro case, in quanto fondamento essenziale ma nascosto della società, su cui si basano l’accumulazione capitalistica e l’oppressione di genere. Non a caso, ogni novembre da diversi anni le manifestazioni del movimento Non una di meno contro la violenza sulle donne sono accompagnate da uno sciopero dal lavoro domestico. Tema che si fa ancor più centrale, come rilevato dalla stessa Federici, con il lockdown e la pandemia globale, le cui ricadute sulle donne sono state pesantissime in quanto principali responsabili delle mansioni di cura e servizio.
Come ha scritto Federici in Il punto zero della rivoluzione (ombre corte, 2014), "L'immensa mole di lavoro domestico retribuito e non retribuito svolto dalle donne in casa è quello che tiene il mondo in movimento.” (ripreso da Riet Wijnen in: Conversation Four: First Person Moving, 2016)
Ma oggi, con la crescente partecipazione delle donne al mondo del lavoro, ha davvero ancora senso parlare di salario al lavoro domestico? In Italia e in Europa, non solo il gender pay gap – il divario salariale di genere - resta un problema strutturale, ma sulle donne ricadono in media due terzi del lavoro domestico. Il dato è andato peggiorando con la pandemia. Mentre aumentano le ore dedicate alla cura della casa e della famiglia (non per gli uomini), sono moltissime le donne che hanno lasciato il lavoro. Per garantire il funzionamento del nucleo familiare, le donne continuano a mettere da parte la propria autonomia. Il discorso portato avanti dalle femministe negli anni Settanta non è scomparso: va soltanto ricontestualizzato, in relazione a un problema ancora oggi pervasivo.
Su questi temi riflette l’artista olandese Riet Wijnen, per la prima volta in Italia con la mostra Sixteen Conversations on Abstraction (table / table), presentata da Kunstverein Milano. Il progetto, in cui Wijnen indaga la portata storico-sociale del concetto di "astrazione", fa parte del ciclo di opere intitolato Sixteen Conversations on Abstraction, in corso dal 2015, e mette in luce il metodo d’indagine dell’artista in relazione alle pratiche e alle idee del femminismo come movimento storico ed attuale.
La studiosa, femminista e attivista Silvia Federici compare nell’opera Conversation Four: First Person Moving (2016) come personaggio di una delle conversazioni immaginarie del ciclo espositivo. In linea con la ricerca dell’artista e con il contesto espositivo, la mostra di Milano si concentrerà infatti sulla New York Wages for Housework Campaign e sulla Lotta per il Salario al Lavoro Domestico, SALDO!. In questa occasione saranno disponibili pamphlets, documenti, flyers della stessa Federici - alcuni annotati di sua mano - messi a disposizione da suo archivio della New York Wages for Housework Campaign. Attraverso la finzione della conversazione, Wijnen indaga il potenziale di scenari immaginari come metodo per aprire e mettere in discussione costrutti storici e socio-politici. In questo caso, la sua ricerca si rivolge ai legami tra il femminismo e l’astrazione, come pratiche di costante e laboriosa ricontestualizzazione.
La mostra sarà inaugurata il 12 febbraio 2022 presso lo spazio espositivo dell’Assab One a Milano e sarà visibile fino al 19 marzo 2022 (mercoledì-venerdì dalle 15:00 alle 19:00 / sabato dalle 15:00 alle 19:00 su appuntamento. Opening: 12.02.2022 dalle ore 16.00 alle 20.00).
Mettendo al centro il concetto di astrazione, Wijnen ne esplora la storia, le lacune discorsive e il potenziale narrativo in diversi ambiti, partendo dal primo modernismo nell'arte e spostandosi gradualmente verso le sue implicazioni in campi come la scienza, la filosofia e l'attivismo. Il ciclo si articola in sedici conversazioni fittizie tra figure e soggetti appartenenti a campi e momenti storici diversi, sedici opere successive e una scultura tavolo che funge da diagramma, o partitura, che mappa le connessioni tra i diversi protagonisti e argomenti dei dialoghi.
In Sixteen Conversations on Abstraction (table / table) Wijnen impiega diversi media e formati – sculture, stampe su legno, dialoghi immaginari, testi e ‘type design’ – e include nuove produzioni, tra cui il tavolo progettato per condividere la documentazione di The NY Wages For Housework collective donato da Silvia Federci a MayDay Rooms di Londra, gentilmente dato in prestito per la mostra, esplorando così, attraverso la chiave di lettura dell’astrattismo, la storia dell’impegno femminista della nota attivista e studiosa.
La scelta del tavolo, che gioca un ruolo centrale nel progetto e che rimanda all’opera precedente di Wijnen, getta un ponte con il lavoro portato avanti da Federici stessa. Cuore di ogni ambiente domestico, il tavolo è il luogo attorno al quale i ruoli sociali e le relazioni di genere vengono espressi, compresi e trasmessi da una generazione all’altra. Ma è anche, come riflette Silvia Federici, lo spazio in cui vengono concepiti, discussi e animati i momenti di trasformazione della società. Attraverso la sua riproposizione, Wijnen cerca a sua volta di stabilire una connessione con la storia dei movimenti femministi della seconda ondata che ebbero inizio nel nord Italia.
Info: https://kunstverein.it/progetti/conversations-on-abstraction-table-table
L’azione dell’International Feminist Collective, che si concretizzò nella Campagna per il salario al lavoro domestico (SaLDO), era volta a ottenere il riconoscimento del lavoro invisibile svolto dalle donne dentro le loro case, in quanto fondamento essenziale ma nascosto della società, su cui si basano l’accumulazione capitalistica e l’oppressione di genere. Non a caso, ogni novembre da diversi anni le manifestazioni del movimento Non una di meno contro la violenza sulle donne sono accompagnate da uno sciopero dal lavoro domestico. Tema che si fa ancor più centrale, come rilevato dalla stessa Federici, con il lockdown e la pandemia globale, le cui ricadute sulle donne sono state pesantissime in quanto principali responsabili delle mansioni di cura e servizio.
Come ha scritto Federici in Il punto zero della rivoluzione (ombre corte, 2014), "L'immensa mole di lavoro domestico retribuito e non retribuito svolto dalle donne in casa è quello che tiene il mondo in movimento.” (ripreso da Riet Wijnen in: Conversation Four: First Person Moving, 2016)
Ma oggi, con la crescente partecipazione delle donne al mondo del lavoro, ha davvero ancora senso parlare di salario al lavoro domestico? In Italia e in Europa, non solo il gender pay gap – il divario salariale di genere - resta un problema strutturale, ma sulle donne ricadono in media due terzi del lavoro domestico. Il dato è andato peggiorando con la pandemia. Mentre aumentano le ore dedicate alla cura della casa e della famiglia (non per gli uomini), sono moltissime le donne che hanno lasciato il lavoro. Per garantire il funzionamento del nucleo familiare, le donne continuano a mettere da parte la propria autonomia. Il discorso portato avanti dalle femministe negli anni Settanta non è scomparso: va soltanto ricontestualizzato, in relazione a un problema ancora oggi pervasivo.
Su questi temi riflette l’artista olandese Riet Wijnen, per la prima volta in Italia con la mostra Sixteen Conversations on Abstraction (table / table), presentata da Kunstverein Milano. Il progetto, in cui Wijnen indaga la portata storico-sociale del concetto di "astrazione", fa parte del ciclo di opere intitolato Sixteen Conversations on Abstraction, in corso dal 2015, e mette in luce il metodo d’indagine dell’artista in relazione alle pratiche e alle idee del femminismo come movimento storico ed attuale.
La studiosa, femminista e attivista Silvia Federici compare nell’opera Conversation Four: First Person Moving (2016) come personaggio di una delle conversazioni immaginarie del ciclo espositivo. In linea con la ricerca dell’artista e con il contesto espositivo, la mostra di Milano si concentrerà infatti sulla New York Wages for Housework Campaign e sulla Lotta per il Salario al Lavoro Domestico, SALDO!. In questa occasione saranno disponibili pamphlets, documenti, flyers della stessa Federici - alcuni annotati di sua mano - messi a disposizione da suo archivio della New York Wages for Housework Campaign. Attraverso la finzione della conversazione, Wijnen indaga il potenziale di scenari immaginari come metodo per aprire e mettere in discussione costrutti storici e socio-politici. In questo caso, la sua ricerca si rivolge ai legami tra il femminismo e l’astrazione, come pratiche di costante e laboriosa ricontestualizzazione.
La mostra sarà inaugurata il 12 febbraio 2022 presso lo spazio espositivo dell’Assab One a Milano e sarà visibile fino al 19 marzo 2022 (mercoledì-venerdì dalle 15:00 alle 19:00 / sabato dalle 15:00 alle 19:00 su appuntamento. Opening: 12.02.2022 dalle ore 16.00 alle 20.00).
Mettendo al centro il concetto di astrazione, Wijnen ne esplora la storia, le lacune discorsive e il potenziale narrativo in diversi ambiti, partendo dal primo modernismo nell'arte e spostandosi gradualmente verso le sue implicazioni in campi come la scienza, la filosofia e l'attivismo. Il ciclo si articola in sedici conversazioni fittizie tra figure e soggetti appartenenti a campi e momenti storici diversi, sedici opere successive e una scultura tavolo che funge da diagramma, o partitura, che mappa le connessioni tra i diversi protagonisti e argomenti dei dialoghi.
In Sixteen Conversations on Abstraction (table / table) Wijnen impiega diversi media e formati – sculture, stampe su legno, dialoghi immaginari, testi e ‘type design’ – e include nuove produzioni, tra cui il tavolo progettato per condividere la documentazione di The NY Wages For Housework collective donato da Silvia Federci a MayDay Rooms di Londra, gentilmente dato in prestito per la mostra, esplorando così, attraverso la chiave di lettura dell’astrattismo, la storia dell’impegno femminista della nota attivista e studiosa.
La scelta del tavolo, che gioca un ruolo centrale nel progetto e che rimanda all’opera precedente di Wijnen, getta un ponte con il lavoro portato avanti da Federici stessa. Cuore di ogni ambiente domestico, il tavolo è il luogo attorno al quale i ruoli sociali e le relazioni di genere vengono espressi, compresi e trasmessi da una generazione all’altra. Ma è anche, come riflette Silvia Federici, lo spazio in cui vengono concepiti, discussi e animati i momenti di trasformazione della società. Attraverso la sua riproposizione, Wijnen cerca a sua volta di stabilire una connessione con la storia dei movimenti femministi della seconda ondata che ebbero inizio nel nord Italia.
Info: https://kunstverein.it/progetti/conversations-on-abstraction-table-table