Rai Cultura

Scrivere la Resistenza: Carlo Cassola

Con Giulio Ferroni ed Eraldo Affinati

 Per il ciclo Scrivere la Resistenza, Giulio Ferroni analizza l'impegno letterario di Carlo Cassola nel raccontare la lotta partigiana:

Carlo Cassola, dopo aver partecipato alla Resistenza, ne ha dato trasposizione letteraria per una decina d’anni, fino al 1960, l’anno della Ragazza di Bube Si tratta di un tipo di scrittura in cui l’esperienza personale passa attraverso personaggi di vario tipo, anche autobiografici… Non va dimenticato che il suo modo di partecipare alla Resistenza  e il modo di darne conto in chiave letteraria è stato collegato strettamente all’ambiente di Volterra, Cecina, luoghi d’origine della sua prima moglie.

A Giulio Ferroni, che insiste sulla scoperta dell’autenticità della vita popolare fatta da Carlo Cassola attraverso la Resistenza, si accosta la voce di Eraldo Affinati, secondo cui nei romanzi di Cassola tra gli anni Cinquanta e Sessanta, più che della Resistenza in senso stretto, si dà conto dell’evoluzione dei personaggi in quella temperie storica: 

Fausto e Bube sono giovani in formazione esistenziale e si misurano con i grandi problemi della Storia.

Giulio Ferroni ricostruisce le reazioni che suscitarono al momento della loro pubblicazione i romanzi Fausto e Anna e La ragazza di Bube: dall’accusa di Italo Calvino a Cassola di aver avuto un atteggiamento democristiano, alle critiche di Palmiro Togliatti su Rinascita, ai versi denigratori di Pier Paolo Pasolini in La religione del mio tempo fino agli attacchi della neoavanguardia che bollò lo scrittore con l’epiteto di Liala 60 per il presunto sentimentalismo della sua prosa. A proposito delle critiche sulla visione non idealizzata dei partigiani da parte di Cassola, sostiene Eraldo Affinati: “Cassola non era un revisionista, capiva che la Resistenza era anche un guerra civile, capiva che l’azione partigiana era nella Storia con torti e ragioni che si intrecciano tra loro.” E conclude:

è giunto il momento di leggere Cassola come scrittore del Novecento e non come cronista di una stagione storica.

La puntata contiene preziosi interventi televisivi di Carlo Cassola dagli archivi Rai: la netta propensione per il mondo popolare e per la verità espressa dai suoi esponenti, la vittoria al premio Strega con La ragazza di Bube nel 1960 e la definizione di realismo in letteratura, la difesa dalle accuse di essere un reazionario e un sentimentale, la sua dichiarazione di poetica (“per me ci sono solo due spinte valide a scrivere: la contemplazione dell’esistenza e la partecipazione alla vita. Uno scrittore tanto più è importante tanto maggiore è la sua umanità”). Completa questa puntata un contributo della scrittrice Paola Soriga, autrice del romanzo Dove finisce Roma, ambientato negli anni della lotta di Liberazione.

Carlo Cassola vive a lungo nel Volterrano, dove prende parte alla Resistenza; per molti anni è professore di liceo a Grosseto. La sua narrativa appare dominata dal motivo della solitudine dell'individuo e della pena di vivere: motivo che appare nei racconti lunghi o romanzi Il taglio del bosco (1953), Il soldato (1958), Un cuore arido (1961). Altro tema ricorrente quello della Resistenza (Fausto e Anna, 1952, 2aed. 1958; I vecchi compagni, 1953; La casa di via Valadier, 1956; Un matrimonio del dopoguerra, 1957; La ragazza di Bube, 1960, il suo romanzo forse di maggiore impegno). Altri suoi titoli: Il cacciatore, 1964; Tempi memorabili, 1966; Storia di Ada, 1967; Ferrovia locale, 1968; Una relazione (1969); Monte Mario (1973); L'antagonista (1976); L'uomo e il cane (1977); Vita d'artista (1979); Il ribelle (1980). L'attività saggistica diventa centrale nella sua produzione dopo che si impegna attivamente in senso antimilitarista (dal 1979 fu presidente del Movimento per il disarmo unilaterale): Il gigante cieco (1976); La lezione della storia (1978); Letteratura e disarmo (1978); Contro le armi (1980); La rivoluzione disarmista (1983). Muore a Montecarlo, Lucca, nel 1987.

Puntata a cura di Federica Velonà. Storie della Letteratura è un programma di Isabella Donfrancesco  e di Alessandra Urbani, produttore esecutivo Annalisa Proietti, regia Laura Vitali.