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Un amore di Dino Buzzati
Sogni e ipocrisie di un borghese come tanti
La vita del milanese Dorigo scorre vuota e monotona finché non incontra Laide, diminutivo di Adelaide, una minorenne che lavora nella casa di appuntamenti dove egli si reca spesso e della quale si innamora perdutamente. Il sentimento di Un amore di Dino Buzzati è disperato, a senso unico, vigliacco ma onesto, disciolto in una metropoli degradata nello spirito. Un amore così intenso e inadeguato da spingere il protagonista, un borghese apparentemente irreprensibile, a mentire più volte a se stesso per non accettare la realtà, e continuare a sognare.Con sensibilità debordante, Dino Buzzati canta da un lato l'ipocrisia delle città-giungla in cui si muovono i personaggi che egli fa emergere in tutto il loro squallore, dall'altro il disperato bisogno di amare, nonostante tutto, e credere nelle illusioni.
Era una delle tante giornate grigie di Milano però senza la pioggia, con quel cielo incomprensibile che non si capiva se fossero nubi o soltanto nebbia al di là della quale il sole, forse.
Dino Buzzati nasce il 16 ottobre 1906 nella villa di famiglia presso San Pellegrino, località alle porte della città di Belluno. Il padre è Giulio Cesare Antonio Buzzati Traverso, celebre giurista veneziano. È il terzo di quattro fratelli. Dopo la morte del padre, a quattordici anni, Buzzati si iscrive al liceo Parini, dove conosce Arturo Brambilla, che in seguito diventa il suo migliore amico. Terminati gli studi superiori, Buzzati si iscrive a giurisprudenza per assecondare le volontà della famiglia. Nel 1928 inizia a lavorare come praticante al Corriere della Sera del quale diverrà in seguito redattore, e infine inviato. Nel 1933 esce il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale segue dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere vengono tratti film: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993. Nel 1940 Buzzati pubblica il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari, scritto l'anno precedente, dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trae il film omonimo. In quegli anni Buzzati comincia a dedicarsi ai racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere. Accanto all'attività narrativa, Buzzati continua la sua attività di giornalista: quando esce Il deserto dei Tartari è inviato di guerra ad Addis Abeba per il Corriere. Nel 1946 Buzzati cambia editore passando a Mondadori. Nel 1949 è inviato dal Corriere al seguito del Giro d'Italia. Nel 1958 vince il Premio Strega con la raccolta Sessanta racconti. Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedica alla pittura e al teatro, curando anche le scenografie delle sue rappresentazioni. Interessanti le esperienze come sceneggiatore, che lo vedono collaborare con Federico Fellini alla stesura de Il Viaggio di G. Mastorna, progetto che il regista insegue tutta la vita, e che non viene mai alla luce. Muore a Milano il 28 gennaio 1972.