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Vito Catalano: Leonardo Sciascia nonno e grande intellettuale
Tra memoria privata e pubblica
Leonardo Sciascia moriva a Palermo il 20 novembre 1989. Suo nipote, Vito Catalano, anche lui scrittore, lo ricorda per Rai Letteratura. Parla della distinzione tra la figura dell’intellettuale e quella del nonno; delle case in cui si conserva la sua memoria e dei libri di Sciascia da lui più amati. L’intervista si chiude con l’indicazione di quella che è per Catalano la lezione più importante lasciata da Leonardo Sciascia:
Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto (Agrigento), l'8 gennaio 1921. Figlio di uno zolfataro, Pasquale Sciascia, e di una casalinga, Genoveffa Martorelli, è il maggiore di tre fratelli. Dopo aver frequentato le scuole elementari a Racalmuto, segue la famiglia a Caltanissetta, dove s'iscrive all'istituto magistrale IX Maggio, dove incontra professori fondamentali per la sua formazione. Grazie a Vitaliano Brancati si accosta agli autori francesi e con la guida di Giuseppe Granata s'immerge nello studio degli illuministi. Si avvicina in questi anni al partito comunista. Dopo il diploma trova lavoro al Consorzio Agrario di Racalmuto. Si sposa con Maria Andronico nel 1944 e ha due figlie, Anna Maria e Laura. Nel 1949 è nominato maestro alle scuole elementari di Racalmuto, ruolo che ricoprirà fino al 1957. Nel 1950 pubblica le Favole della dittatura (ventisette prose brevi, seguite nel 1952 dalla raccolta di poesie La Sicilia, il suo cuore e nel 1953 dal primo saggio, Pirandello e il pirandellismo. Al 1956 risalgono Le parrocchie di Regalpetra: una cronaca-saggio della vita di un immaginario paesino siciliano. Nel 1958 viene stampato Gli zii di Sicilia, tre racconti che diverranno quattro quando nel 1961 verrà aggiunto L'antimonio, ispirato alla guerra di Spagna. I romanzi che consolidano la sua fama sono: Il giorno della civetta (1961), A ciascuno il suo (1966), Il contesto (1971), Todo modo (1974), Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice (1989). Oltre all'attività di scrittore porta avanti anche quella di giornalista, collaborando con La Stampa e il Corriere della Sera. Del 1975 è La scomparsa di Majorana, mentre nel 1977 Candido è un rendiconto autobiografico delle delusioni della politica. Nel 1978 L'affaire Moro indaga, con la formula del racconto-inchiesta, i retroscena del sequestro e dell'uccisione di Aldo Moro. Passato nel 1980 nelle fila dei Radicali, Sciascia dedica gli ultimi anni di vita alla saggistica storico-letteraria e allo studio del fenomeno mafioso, come nell'occasione del maxi-processo palermitano a Cosa Nostra del 1986, nato dalle dichiarazioni di Tommaso Buscetta. Muore a Palermo il 20 novembre 1989.
Leonardo Sciascia, moglie e Maria Luisa Spaziani 1976
Copyright Angelo Palma/A3/contrasto
amava molto l'idea che gli uomini potessero stare meglio. La giustizia era la sua ossessione e questo lo ha guidato in ogni sua scelta. Gli stava a cuore anche nella semplice conversazione.
Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto (Agrigento), l'8 gennaio 1921. Figlio di uno zolfataro, Pasquale Sciascia, e di una casalinga, Genoveffa Martorelli, è il maggiore di tre fratelli. Dopo aver frequentato le scuole elementari a Racalmuto, segue la famiglia a Caltanissetta, dove s'iscrive all'istituto magistrale IX Maggio, dove incontra professori fondamentali per la sua formazione. Grazie a Vitaliano Brancati si accosta agli autori francesi e con la guida di Giuseppe Granata s'immerge nello studio degli illuministi. Si avvicina in questi anni al partito comunista. Dopo il diploma trova lavoro al Consorzio Agrario di Racalmuto. Si sposa con Maria Andronico nel 1944 e ha due figlie, Anna Maria e Laura. Nel 1949 è nominato maestro alle scuole elementari di Racalmuto, ruolo che ricoprirà fino al 1957. Nel 1950 pubblica le Favole della dittatura (ventisette prose brevi, seguite nel 1952 dalla raccolta di poesie La Sicilia, il suo cuore e nel 1953 dal primo saggio, Pirandello e il pirandellismo. Al 1956 risalgono Le parrocchie di Regalpetra: una cronaca-saggio della vita di un immaginario paesino siciliano. Nel 1958 viene stampato Gli zii di Sicilia, tre racconti che diverranno quattro quando nel 1961 verrà aggiunto L'antimonio, ispirato alla guerra di Spagna. I romanzi che consolidano la sua fama sono: Il giorno della civetta (1961), A ciascuno il suo (1966), Il contesto (1971), Todo modo (1974), Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice (1989). Oltre all'attività di scrittore porta avanti anche quella di giornalista, collaborando con La Stampa e il Corriere della Sera. Del 1975 è La scomparsa di Majorana, mentre nel 1977 Candido è un rendiconto autobiografico delle delusioni della politica. Nel 1978 L'affaire Moro indaga, con la formula del racconto-inchiesta, i retroscena del sequestro e dell'uccisione di Aldo Moro. Passato nel 1980 nelle fila dei Radicali, Sciascia dedica gli ultimi anni di vita alla saggistica storico-letteraria e allo studio del fenomeno mafioso, come nell'occasione del maxi-processo palermitano a Cosa Nostra del 1986, nato dalle dichiarazioni di Tommaso Buscetta. Muore a Palermo il 20 novembre 1989.
Leonardo Sciascia, moglie e Maria Luisa Spaziani 1976
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