Luisa Mattia, Come in un film
Con Daniela Tieni
Una bambina tira una palla, rompe un vetro e si trova magicamente in un’altra dimensione: quella cinematografica. Come in un film di Luisa Mattia, illustrato da Daniela Tieni e pubblicato da Lapis, segue Nina in un percorso che le fa incontrare le celebrità del cinema mondiale. Da Charlie Chaplin che si muove sul set del Circo, a Federico Fellini con sciarpa e cappello, dalla Giulietta Masina della Strada alla compassionevole Anna Magnani fino all’enorme Maciste e all’Alberto Sordi di Un americano a Roma, passando anche per Eastwood, Crowe, Stanlio e Ollio, Totò, Benigni, Troisi, Mastroianni e Loren. Sempre in bilico tra realtà e sogno, Nina si gode il viaggio ma anche il ritorno alla normalità.
Com’è nata l’idea di un libro per bambini in cui attraverso i rimbalzi di una palla si entra nella dimensione altra rappresentata dal cinema?
Il cinema, che per un adulto è qualcosa di tangibile e conosciuto, per un bambino è un mondo sconosciuto. Parlo dell’esperienza della sala, del buio che viene illuminato dalle immagini, dell’emozione di essere avvolti e accolti dalla sonorità delle voci e dall’espressività dei volti, tutti aspetti che, per un bambino, non sono frequenti. I film, come le serie, sono visibili in tv, sul computer e sul tablet. E spesso sono esperienze “in solitario”. Da questa condizione, sono partita per portare il lettore dentro un’avventura. Nina, la protagonista, nulla sa del cinema e, prevedibilmente, nemmeno gliene importa. Lei gioca con la sua palla, ma ecco che uno degli elementi fondanti del giocare – l’imprevisto – si materializza con un rimbalzo di troppo e la palla che sfugge al suo controllo è l’occasione di passare la soglia che la porterà – da protagonista – nell’immaginario del mondo del cinema.
Nel corso del libro Nina incontra una galleria di personaggi: quali sono stati i criteri della scelta di questi miti del cinema?
Avrei voluto inserire tanti altri “miti” e tante altre suggestioni ma, quando si scrive, l’imperativo categorico è “obbedire” alla storia e ogni scelta di co-protagonisti e accadimenti è consequenziale al senso della vicenda. I tanti personaggi li ho “messi al servizio” di Nina perché, in Come in un film, racconto la storia di una bambina che gioca e che perde Nanì, la sua palla. La rincorre e, nel corso della vicenda, succede che corra il rischio di perderla ma – sempre - la recupera grazie a incontri con persone che l’aiutano, senza che lei chieda nulla. Pensando a Nina e alla sua Nanì, ho scelto personaggi e scene “storiche” che si prestavano a fornire aiuto, consolazione, oppure a creare problemi che impedivano, almeno temporaneamente, l’obiettivo di recuperare la palla. C’è, all’inizio, Anna Magnani che ha un ruolo materno, consolatorio ma si muove secondo la dinamica – quasi epica – a cui ha dato corpo e anima in Roma città aperta. Alla fine dell’avventura, la bambina incontra un’altra figura materna impersonata dalla Sophia Loren di Ieri, oggi e domani. Prima, il cinema le è stato aperto dalla figura buffa di Charlot e da quella elegante e imprevedibile di Fellini... Ma, al centro della storia, ci sono Nina e il suo viaggio nell’immaginario cinematografico che, attraverso i tanti protagonisti citati, è un viaggio attraverso la storia del cinema del Novecento.
Come in un film è un libro pieno di emozioni: c’è la paura, c’è il divertimento, c’è l’esaltazione: queste emozioni riflettono quelle che ci può dare un film?
È proprio così. Il cinema è una macchina meravigliosa che racconta storie, che si offre a noi affinché possiamo essere accolti, entrare dentro le vicende, essere partecipi, dare spazio alle emozioni, alle risate, ma anche al pensiero. In Come in un film, la bambina vive esattamente queste occasioni di stupirsi, emozionarsi, divertirsi, ma si fa anche molte domande, esprime delle sue considerazioni, perché se è vero che il cinema è la dimensione privilegiata delle emozioni è anche vero – forse di più – che ogni film lascia traccia in noi, scatena reazioni e produce pensieri. Cosa che ogni buona storia ha l’ambizione di fare.
Come ha lavorato a questo libro insieme a Daniela Tieni?
Il nostro è stato un incontro di specificità diverse e di passione condivisa per il cinema. Inizialmente ho scritto una scaletta della storia che ho passato a Daniela Tieni affinché cominciasse ad entrare nello spazio narrativo che andavo costruendo. Ci siamo sentite al telefono in un paio di occasioni ma ognuna ha lavorato separatamente e questa è stata una scelta fondamentale e vincente. Il lavoro di un illustratore – tanto di più se impegnativo come è stato questo – ha bisogno del silenzio dello scrittore perché chi crea le immagini deve poter elaborare, in assoluta autonomia, la sua personale narrazione con l’obiettivo di raccontare ciò che le parole non hanno detto ma solo suggerito. L’equilibrio di un albo è nel rispetto reciproco della libertà autoriale e solo così può nascere un volume capace di parlare al lettore, qualunque sia la sua età.
Luisa Mattia, romana, è autrice di numerosi romanzi e coordina un progetto di scrittura per la scuola. Dal 2003 scrive i testi per la trasmissione “il giornale del Fantabosco” (Rai tre) ed è autrice, dal 2004, di Melevisione. Nel 2008 ha ricevuto il Premio Andersen come miglior scrittore.
Qui di seguito il testo dell'intervista a Luisa Mattia.A me piace quando mi maschero. Mi piacciono i vestiti colorati e belli. Quello di Arlecchino, per dire. Ma sulla faccia non ci voglio niente. E invece sono arrivati in tanti-tantissimi che mi hanno messo una crema bianca. E pure il rossett sulle guance e appena mi sono guardata allo specchio… non mi piacevo. E ho pianto e volevo la mia mamma.
Com’è nata l’idea di un libro per bambini in cui attraverso i rimbalzi di una palla si entra nella dimensione altra rappresentata dal cinema?
Il cinema, che per un adulto è qualcosa di tangibile e conosciuto, per un bambino è un mondo sconosciuto. Parlo dell’esperienza della sala, del buio che viene illuminato dalle immagini, dell’emozione di essere avvolti e accolti dalla sonorità delle voci e dall’espressività dei volti, tutti aspetti che, per un bambino, non sono frequenti. I film, come le serie, sono visibili in tv, sul computer e sul tablet. E spesso sono esperienze “in solitario”. Da questa condizione, sono partita per portare il lettore dentro un’avventura. Nina, la protagonista, nulla sa del cinema e, prevedibilmente, nemmeno gliene importa. Lei gioca con la sua palla, ma ecco che uno degli elementi fondanti del giocare – l’imprevisto – si materializza con un rimbalzo di troppo e la palla che sfugge al suo controllo è l’occasione di passare la soglia che la porterà – da protagonista – nell’immaginario del mondo del cinema.
Nel corso del libro Nina incontra una galleria di personaggi: quali sono stati i criteri della scelta di questi miti del cinema?
Avrei voluto inserire tanti altri “miti” e tante altre suggestioni ma, quando si scrive, l’imperativo categorico è “obbedire” alla storia e ogni scelta di co-protagonisti e accadimenti è consequenziale al senso della vicenda. I tanti personaggi li ho “messi al servizio” di Nina perché, in Come in un film, racconto la storia di una bambina che gioca e che perde Nanì, la sua palla. La rincorre e, nel corso della vicenda, succede che corra il rischio di perderla ma – sempre - la recupera grazie a incontri con persone che l’aiutano, senza che lei chieda nulla. Pensando a Nina e alla sua Nanì, ho scelto personaggi e scene “storiche” che si prestavano a fornire aiuto, consolazione, oppure a creare problemi che impedivano, almeno temporaneamente, l’obiettivo di recuperare la palla. C’è, all’inizio, Anna Magnani che ha un ruolo materno, consolatorio ma si muove secondo la dinamica – quasi epica – a cui ha dato corpo e anima in Roma città aperta. Alla fine dell’avventura, la bambina incontra un’altra figura materna impersonata dalla Sophia Loren di Ieri, oggi e domani. Prima, il cinema le è stato aperto dalla figura buffa di Charlot e da quella elegante e imprevedibile di Fellini... Ma, al centro della storia, ci sono Nina e il suo viaggio nell’immaginario cinematografico che, attraverso i tanti protagonisti citati, è un viaggio attraverso la storia del cinema del Novecento.
Come in un film è un libro pieno di emozioni: c’è la paura, c’è il divertimento, c’è l’esaltazione: queste emozioni riflettono quelle che ci può dare un film?
È proprio così. Il cinema è una macchina meravigliosa che racconta storie, che si offre a noi affinché possiamo essere accolti, entrare dentro le vicende, essere partecipi, dare spazio alle emozioni, alle risate, ma anche al pensiero. In Come in un film, la bambina vive esattamente queste occasioni di stupirsi, emozionarsi, divertirsi, ma si fa anche molte domande, esprime delle sue considerazioni, perché se è vero che il cinema è la dimensione privilegiata delle emozioni è anche vero – forse di più – che ogni film lascia traccia in noi, scatena reazioni e produce pensieri. Cosa che ogni buona storia ha l’ambizione di fare.
Come ha lavorato a questo libro insieme a Daniela Tieni?
Il nostro è stato un incontro di specificità diverse e di passione condivisa per il cinema. Inizialmente ho scritto una scaletta della storia che ho passato a Daniela Tieni affinché cominciasse ad entrare nello spazio narrativo che andavo costruendo. Ci siamo sentite al telefono in un paio di occasioni ma ognuna ha lavorato separatamente e questa è stata una scelta fondamentale e vincente. Il lavoro di un illustratore – tanto di più se impegnativo come è stato questo – ha bisogno del silenzio dello scrittore perché chi crea le immagini deve poter elaborare, in assoluta autonomia, la sua personale narrazione con l’obiettivo di raccontare ciò che le parole non hanno detto ma solo suggerito. L’equilibrio di un albo è nel rispetto reciproco della libertà autoriale e solo così può nascere un volume capace di parlare al lettore, qualunque sia la sua età.
Luisa Mattia, romana, è autrice di numerosi romanzi e coordina un progetto di scrittura per la scuola. Dal 2003 scrive i testi per la trasmissione “il giornale del Fantabosco” (Rai tre) ed è autrice, dal 2004, di Melevisione. Nel 2008 ha ricevuto il Premio Andersen come miglior scrittore.