Il tuo browser non supporta video HTML5
Roberto Venturini, L'anno che a Roma fu due volte Natale
Un romanzo psicopop sulla perdita
A Torvaianica, in una villetta a due piani, vivono Marco e sua madre Alfreda. Lei, grande obesa con un principio di demenza senile e ancora in lutto per la perdita del marito Mario, avvenuta in mare anni prima, si è lasciata andare e vive in una specie di discarica. Temendo che il custode faccia un esposto all’ufficio di igiene, Marco cerca di convincere Alfreda a svuotare la casa; lei accetta ma a patto che lui l’aiuti a esumare i resti di Raimondo Vianello, sepolti al Verano, perché possa essere seppellito accanto a Sandra Mondaini che le appare la notte reclamando il marito. L’anno che a Roma fu due volte Natale di Roberto Venturini, pubblicato da Sem, racconta l’impresa di Marco e Alfreda, realizzata con l’aiuto di Carlo, il vecchio pescatore indirettamente responsabile della morte di Mario, e di Er Donna, un transessuale con il cuore spezzato per l’omicidio della sua amata. Dopo aver descritto l’atmosfera decadente del Villaggio Tognazzi di Torvaianica (un luogo un tempo frequentato dai divi della tv e del cinema, ora pieno di spacciatori e prostitute), Venturini sposta l’azione tra le ombre del cimitero di Roma: ombre molto più concrete di quanto si potrebbe pensare. Grottesco, spiazzante, infarcito di riferimenti all’immaginario televisivo degli anni settanta-ottanta e novanta, L’anno che a Roma fu due volte Natale è un romanzo degno della miglior commedia all'italiana amara a cui si ispira.
Roberto Venturini è nato nel 1983 a Roma. È autore, soggettista e sceneggiatore della pluripremiata serie web che ha ispirato il suo fortunato esordio letterario: Tutte le ragazze con una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera (SEM, 2017), vincitore del Premio Bagutta Opera Prima.Alfreda non si fidava più neanche del figlio: tutti cercavano di separarla da quegli oggetti che erano appartenuti al marito per farla distaccare dai ricordi, ma non lo capivano che quell’orologio, così come molte altre cose che conservava, era indispensabile. Quel Seiko al quarzo le dava la possibilità di stabilire una comunicazione con l’amore suo. Lo stringeva con una mano e iniziava a parlare con il marito: Ma dove stai? Te se so’ mangiato i pesci?