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Addio a Giuliano Montaldo

Un'intervista su Un grande amore

Si è spento nella sua casa di Roma Giuliano Montaldo. Era nato a Genova nel 1930 e avrebbe compiuto 94 anni il prossimo 22 febbraio. Con lui c'erano la moglie, Vera Pescarolo,la figlia Elisabetta e i due nipoti. Lo ricordiamo con un'intervista che gli avevamo fatto in occasione della pubblicazione del suo libro Un grande amore nel 2021. 

In Un grande amore, pubblicato da La nave di Teseo, Giuliano Montaldo ricostruisce in modo molto avvincente la sua carriera cinematografica e insieme il legame con sua moglie, Vera Pescarolo, definita “il suo migliore collaboratore”. Dopo le critiche al suo primo film Tiro al piccione del 1961, Montaldo pensava di tornare a Genova e abbandonare il cinema: fu chiamato da Leo Pescarolo che gli offrì un regia, conobbe Vera, sorella del produttore, e da quel momento la sua vita ebbe una svolta sia sul piano lavorativo sia sul piano sentimentale. Da Sacco e Vanzetti a Giordano Bruno, da L’Agnese va a morire a Gli occhiali d'oro Montaldo racconta i suoi film più famosi, la fatica nel realizzarli, le bizze degli attori, gli aneddoti legati ai set, le alterne fortune al botteghino. Un capitolo a sé merita la realizzazione della serie in otto puntate per la Rai su Marco Polo: impresa epica portata a termine solo grazie all’ostinazione e all’entusiasmo di Giuliano e di Vera. Un libro che è anche un omaggio alla gente del cinema, ai produttori, macchinisti, costumisti che rendono possibili i film grazie al loro impegno e alla loro dedizione. In questa intervista Giuliano Montaldo ci parla dell'incontro con Vera, degli imprevisti sul set, di Sacco e Vanzetti, e del proprio inizio da attore.

Il fuoco veneziano, amico e nemico, contro Tiro al piccione fu spietato. E il piccione impallinato ero io. Nonostante la solidarietà di tanti amici, quelle critiche ingiuste e feroci mi ferirono in profondità e stavo meditando di lasciare per sempre quel lavoro e quel mondo. Avevo trentuno anni ed era tutto chiaro: il cinema non faceva per me. Meglio andarsene da Roma e tornare nella mia Genova.

Giuliano Montaldo nasce a Genova il 22 febbraio 1930. Inizia la sua attività nel 1951 con il film d’esordio di Carlo Lizzani, Achtung! Banditi!. Partecipa al film ricoprendo un ruolo di secondo piano e si occupa anche dell’organizzazione. Negli anni successivi continua la sua carriera d’attore recitando ancora per Lizzani, ma anche per Luciano Emmer e Valerio Zurlini. Alla fine degli anni cinquanta è l’aiuto regista di Gillo Pontecorvo in La grande strada azzurra (1957), di Lizzani in Esterina (1959) e collabora con Elio Petri per L’assassino, che esce nel 1961. Tra il 1958 e il 1959 esordisce alla regia con alcuni cortometraggi e nel 1961 realizza il suo primo lungometraggio, Tiro al piccione, che affronta un difficile momento storico attraverso l’ottica di un ragazzo che aderisce alla Repubblica di Salò. Nel 1964 Una bella grinta vince il Premio Speciale della giuria al Festival di Berlino e nel 1966 è il regista della seconda unità nel pluripremiato La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo. Nel 1971 il suo Sacco e Vanzetti ottiene un grande successo al Festival di Cannes. Nel 1982 firma lo sceneggiato per la televisione Marco Polo, girato in Cina, che riceve numerosi riconoscimenti e viene trasmesso in 46 paesi nel mondo. Ha inoltre diretto Gli occhiali d’oro (1987), Tempo di uccidere (1989), I demoni di San Pietroburgo (2008) e L’industriale (2011). Regista e appassionato di opera lirica, nel 1998 firma il celebre allestimento della Tosca allo stadio Olimpico di Roma. Nel 2018 riceve il David di Donatello come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni. Già direttore di importanti rassegne e premi cinematografici, è stato presidente di Rai Cinema dal 1999 al 2003. Sposato con Vera Pescarolo, sorella del produttore Leo, muore a Roma il 6 settembre 2023.