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Domenico Trischitta. Una raggiante Catania
Un racconto di formazione
Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 2008, racconta la diaspora dolorosa di una comunità di abitanti della città siciliana, trasferita definitivamente in un sobborgo periferico dal vecchio quartiere del centro storico, sventrato sul finire degli anni ’50, per far posto alla City.
Una raggiante Catania è un racconto di formazione sulla perdita di identità e di memoria. “Mio padre – rivela Trischitta - cominciò a scrivere qualche anno prima che morisse, gli premeva immortalare persone e luoghi che non esistevano più, che non avrebbe più potuto rivedere né fotografare.”
Nessun approdo, i miei personaggi vagano alla ricerca di sensazioni decisive. Se trovassero la serenità, io smetterei di scrivere.
Domenico Trischitta
La Spoon river di Trischitta è il quartiere di San Berillo e il suo destino, “strada criminale o schiena spaccata ad allevare figli”. Ma a che pro rinarrare ciò che viene qui narrato? L’ingenuità epica, proprio come tale, sfugge alla finzione letteraria, alle domande sul vero o sul falso. Ti entra nell’anima e te l’accarezza. Ciò ti basti. Tu ascolti, non leggi. E qualcosa in te viene evocato. Le righe di questo racconto sono rivoli preziosi. Acqua lustrale. Sono questi gli effetti che desta. Siano ricordi o sensazioni. Emozioni che sciolgono, per un istante, anche ciò che ha indurito chi è vissuto.
Manlio Sgalambro
Scrive Tommaso Labranca nella postfazione: "Alla seconda, alla terza lettura del libro sono affiorate altre suggestioni, altri paralleli. Per esempio, con Berlin, il concept album di Lou Reed. Anch’esso dedicato alla rappresentazione di una vita attraverso una città. Una vita più tragica di quella di Trischitta, con toni da melodramma mentre questo romanzo catanese ricorda piuttosto un ciclo di Lieder. Nella grande contaminazione di generi, nella meravigliosa cancellazione delle barriere espressive tipica del Novecento, Berlin è un disco che pare quasi un libro allo stesso modo in cui Una raggiante Catania è un romanzo che sembra quasi un cd.
Non è facile scrivere un romanzo che voglia andare al di là della semplice narrazione di una storia meccanica. Domenico Trischitta ci è riuscito. È stato in grado di scrivere una storia che da corale diventa a solo e lo ha fatto con una dote rara nella letteratura più recente: l’attenzione allo stile.
Sarò formalista, ma per me lo stile, l'invenzione, la particolarità della lingua sono caratteristiche irrinunciabili, più dell'originalità della trama. Domenico Trischitta non si limita a mettere una parola dopo l'altra. Lui scrive davvero".
Domenico Trischitta è uno scrittore, giornalista e drammaturgo catanese. Esordisce come autore teatrale nel 1999 al Teatro Quirino di Roma con il testo "Sabbie Mobili". Ha collaborato con la terza pagina del quotidiano "Il Tempo". Si è occupato di critica teatrale sulle pagine di "Repubblica" Palermo, e di cultura e spettacolo ne "La Sicilia". Come scrittore è autore del racconto "Daniela Rocca, il miraggio in celluloide", (Boemi Editore, 1999), "Una raggiante Catania", 2008 vincitore del Premio Martoglio 2009, "1999" raccolta di racconti (2013) , "Glam City", romanzo 2014 Avagliano editore; "L'Oro di San Berillo", 2015 Algra editore; "Le lunghe notti", 2016 raccolta di racconti, Avagliano editore). Nel 1995 è stato aiuto regista di Franco Battiato nel "Socrate Impazzito" di Manlio Sgalambro, andato in scena nell'Estate Catanese. Nel 2011 ha partecipato al documentario Sicilia di sabbia di Massimiliano Perrotta, raccontando la Catania del vecchio quartiere San Berillo.