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Elena Rausa, Le invisibili
Il colonialismo dei nonni
Un uomo anziano ipovedente, Arturo Gargano, e un sedicenne, Tobia, che ha partecipato con coetanei ad atti vandalici e deve fare un lavoro socialmente utile: l’incontro tra queste due persone, entrambe segnate da ferite interiori, è la cornice del romanzo di Elena Rausa, Le invisibili, pubblicato da Neri Pozza. Arturo racconta a Tobia di suo padre Vittorio, giovane tappezziere emigrato dalla Puglia in Etiopia e divenuto prima autista di un ingegnere e sua moglie, e poi guidatore di camion e proprietario di una ditta di trasporti. Raggiunto dalla fidanzata Nicoletta, Vittorio si sposa e i due hanno un figlio, Arturo, che cresce insieme a Dawit, maggiore di lui di cinque anni, frutto di una violenza subita dalla madre. Nel corso di un viaggio in camion Arturo conosce Lilit, un’altra ragazza etiope che ha molto sofferto e che finisce a vivere con loro, ispirando nel ragazzo sentimenti amorosi. Da vecchio Arturo, che ha studiato in Italia, ha sposato Linda e ha avuto il figlio Paolo che vive a Londra, immagina di rivedere Lilit e parlare con lei. Ad accudire Arturo c’è Fatima, che più di ogni altra persona capisce i suoi stati d’animo, ed è dialogando con Fatima che Augusta, la madre di Tobia, che fa la storica e studia il colonialismo italiano, mette insieme tasselli del proprio passato, legato alla conquista dell’Africa per via delle attività del nonno. Un romanzo ricco di temi e di personaggi che getta luce sulle crudeltà degli italiani in Etiopia e sul debito che abbiamo nei confronti di un continente che abbiamo sfruttato e abbandonato.
Elena Rausa ha un dottorato di ricerca in Italianistica - Filologia umanistica e si divide tra la scrittura e l'insegnamento liceale. Collabora con la rivista "La ricerca". Ha esordito nel 2014 con il libro Marta nella corrente, pubblicato da Neri Pozza nella collana I Narratori delle Tavole. Nel 2018, sempre per Neri Pozza, ha pubblicato il suo secondo romanzo, Ognuno riconosce i suoi. Del 2024 Le invisibili.La superiorità delle armi è subdola: vincendo il forte s'illude di avere dalla sua la ragione, il fato e gli dei, ma non esistono i forti, esiste soltanto la forza che li usa. E la forza trasforma per sempre chiunque ne venga toccato. Perciò Caino è il padre di tutti e chi lo impara capisce che, da soli, non si può avere perdono e neppure pietà.