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Nicolò Cavallaro, Il lama dell'Alabama

Perdere e ritrovare

Un comune orologio perso a Roma dà origine alle avventure raccontate ne Il lama dell’Alabama (Hacca), romanzo d’esordio di Nicolò Cavallaro. Da subito sappiamo che l’io narrante, Guido, è alle prese con la perdita imminente di una persona cara (“mentre Sabrina spira” è la frase ricorrente) e insieme con un incarico che potrebbe fruttargli molto: quello appunto di ritrovare l’orologio smarrito. A tal scopo Guido assume un ex rider laureato a cui affibbia il nome di Winston Coleman e insieme perlustrano la zona di San Giovanni, prendendosi il tempo di soccorrere un uomo che ha avuto un ictus, di portare dal dentista la figlia di Guido, Margherita, presa in giro dai compagni di classe per i denti storti, di innamorarsi di una giovane donna dal passato difficile che crea origami… Ricchissimo di echi letterari - dichiarati quelli di Perec e Sterne, ma dentro c’è un po’ di tutto, da Cervantes a Conan Doyle da Dante, Ariosto a Joyce -  il libro vive di giochi linguistici, che trascinano il lettore in un moto continuo, facendogli sentire la vita che pulsa per le vie di Roma e l'importanza di condividere i momenti bui con altre persone.

Chissà quanti non hanno superato la notte. Certamente adesso siamo di meno, o forse molti di meno. Ma nel rispetto di quelli che siamo, questo capitolo è dedicato a te che hai deciso di rimanere. A te che hai deciso di rimanere dirò e dico: che mentre Sabrina spira le cose sono quelle che sono, si che che va così, la legge di gravità, il moto di rivoluzione, e non è facile, non è per niente facile. Allora, amico rimasto qui con me, insieme passeggeremo oggi nel verde della Caffarella.


Nicolò Cavallaro (Palermo, 1981) vive a Roma, dove lavora come redattore e editor freelance. Ha pubblicato racconti su antologie e riviste letterarie. Il lama dell'Alabama è il suo primo romanzo, segnalato dal Premio Calvino