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Nadia Terranova, Quello che so di te
Lo sguardo sulle donne
Che cosa significa essere madre? Come ci cambia l’esperienza della maternità a livello fisico e mentale? Come si fronteggia questa responsabilità? In apertura del suo nuovo libro, Quello che so di te (Guanda), Nadia Terranova, poco dopo aver partorito, di fronte alla propria bambina nella culla si dice che c’è una cosa che non può più permettersi di fare: non può impazzire. Oltre alla riflessione sulle implicazioni della maternità, il romanzo è percorso da uno scavo nella Mitologia familiare, volto soprattutto a delineare la figura di Venera, la bisnonna dell’autrice, finita per un breve periodo in manicomio in seguito a una caduta e alla perdita della figlia che aspettava. Spostandosi tra la Messina della prima metà del secolo scorso e la Roma di oggi, la narrazione si fa metaletteraria. Perché si scrive? Che rapporto c’è tra scrittura e profezia? E tra vita e scrittura? Un romanzo denso di domande, emozioni e provocazioni.
Nadia Terranova è nata a Messina e vive a Roma. Ha pubblicato i romanzi Gli anni al contrario (2015, vincitore di numerosi premi tra cui il Bagutta Opera Prima, il Brancati e l’americano The Bridge Book Award), Addio fantasmi (2018, finalista al Premio Strega, Premio Alassio Centolibri) e Trema la notte (2022, Premio Elio Vittorini, Premio Internazionale del mare Piero Ottone). Collabora con le pagine culturali della Repubblica e della Stampa ed è la curatrice della rivista letteraria K edita da Linkiesta.La famiglia è la storia che ti racconti, il modo in cui te la racconti, mentre ognuno vive il suo pezzo di vita, la sua parte nel gruppo, a tratti indifferente alla versione degli altri. Scrivere è interrompere il non detto, o crearne uno nuovo.