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Mario Desiati, Malbianco

Un viaggio alle proprie radici

Marco Petrovici, l’io narrante di  Malbianco di Mario Desiati (Einaudi) ha superato i quarant’anni, vive a Berlino, si è separato da Luisa, crea contenuti digitali. Dopo una serie ripetuta di svenimenti decide di tornare in Puglia dalla famiglia per fare vari esami e finisce per stabilirsi nella casa nel bosco fuori Taranto che era della sua amata zia Ada, in cui vivono i genitori ormai anziani. Il ritorno in patria innesca in Marco il desiderio di saperne di più sulla storia dei suoi: si ricorda di Pepin, il fratello del nonno, sentito cantare una volta sulla neve (mentre solitamente era muto). Il romanzo racconta l’accidentata ricerca compiuta da Marco sulle tracce di Demetrio e Pepin, partiti giovani per la guerra, e finiti il primo prigioniero dei tedeschi, il secondo disertore in Russia e su quelle della loro madre, la bisnonna Addolorata, forse figlia di un’ebrea, che ha dovuto abbandonarla fuggendo da un pogrom.  Come il malbianco, un parassita che fa morire gli alberi, nascondere le verità familiari avvelena gli organismi e il male passa da una generazione all'altra; solo la conoscenza ci può risanare.

Le cose che ignoriamo diventano fantasmi, e i fantasmi non sono un lenzuolo bianco che si muove in una stanza buia, ma appaiono sotto forma di comportamenti, a volte angosce, incubi soffocanti, sogni e sintomi. I fantasmi sono preoccupazioni inconsce che non sono mai state coscienti. Ora che so qualcosa di più, coi miei fantasmi sento di poterci convivere con meno paura e dunque meno dolore.

Mario Desiati è originario di Martina Franca. Ha pubblicato, tra gli altri: Vita precaria e amore eterno (Mondadori 2006, Einaudi 2023), Ternitti (Mondadori 2011, Einaudi 2023), Il libro dell'amore proibito (Mondadori 2013), Mare di zucchero (Mondadori 2014). Per Einaudi ha pubblicato Candore (2016 e 2021), Spatriati (2021 e 2024, Premio Strega 2022) e Malbianco (2025).