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"P" come Petrassi (III)
"Ut pictura…"
Nel 1969, il programma televisivo Incontri dedicò una puntata alla figura di Goffredo Petrassi (1904 – 2003). Nella clip proposta, il compositore, ripreso nell’intimità della sua casa romana e sollecitato dalle domande dell’intervistatore, parla dell'uso degli strumenti musicali classici e elettronici nella musica contemporanea e della musica per film.
Goffredo Petrassi (1904 – 2003) fu tutt’altro che figlio d’arte. Era nato a Zagarolo, un piccolo paese in provincia di Roma, settimo figlio di una modesta famiglia rurale, che, nel 1911, si trasferì nel centro storico della capitale per aprirvi un negozio di generi alimentari.
Fu due anni dopo l’arrivo in città, che Goffredo Petrassi partecipò ad un corso per pueri cantores della scuola elementare che frequentava, apprendendo, così, i primi rudimenti della musica. Nel 1919, la seconda tappa della sua formazione musicale: ormai adolescente, fu assunto come garzone nel negozio di musica Grandi, nelle vicinanze del Conservatorio di Santa Cecilia, frequentato da molti musicisti romani, che ebbe, quindi l’opportunità di conoscere e dai quali fu apprezzato: Alessandro Bustini, insegnante di pianoforte, lo sentì suonare nel retrobottega e gli offrì lezioni gratuite; Vincenzo Di Donato, docente di armonia e contrappunto, fece altrettanto. Gli studi del giovane si erano arrestati a tre anni di istituto tecnico serale, ma i suoi interessi culturali erano vivacissimi: visitava spesso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, leggeva i classici greci e gli autori contemporanei, assisteva alle opere liriche dal loggione del Teatro Costanzi.
Nel 1926, la svolta con l’esecuzione delle sue prime composizioni; nel 1928, l’ammissione al settimo anno di composizione al Conservatorio di Santa Cecilia. Di grande importanza per la formazione di Petrassi e per i futuri sviluppi del suo lavoro fu l’incontro con Alfredo Casella, che lo orientò verso un ritorno al Rinascimento e al Barocco in chiave antiromantica. Nel 1932, conseguì il diploma in composizione; l’anno successivo, il suo primo Concerto per orchestra e il diploma in organo. Nel 1935, l’ammissione all’ennesimo corso di studi: quello di direzione d’orchestra. Altre tappe fondamentali per la crescita di Petrassi furono l’ascolto di Paul Hindemith e di Igor′ Stravinsky.
Negli anni Quaranta del XX secolo, lo stile di Petrassi mutò attraverso il lavoro coreutico e operistico. Poi, alla fine di quel decennio e all’inizio di quello successivo, l’esperienza, che considerò marginale, della composizione di musiche per film: Riso amaro (1949) e Non c’è pace tra gli ulivi (1950), entrambi di Giuseppe De Santis; La pattuglia sperduta, di Piero Nelli (1954); a distanza di anni, Cronaca familiare, di Valerio Zurlini (1962). Il 12 maggio 1949, il Teatro alla Scala mise in scena Il Cordovano, opera in un atto da Cervantes, la cui partitura si basa sul testo drammatico in prosa, tradotto da Eugenio Montale, senza la mediazione di un apposito libretto in versi. Nel 1950, una nuova svolta nella musica di Petrassi, che si avvicinò alla Scuola di Vienna (Schönberg, Berg, Webern), componendo Morte dell’aria, tragedia in un atto su libretto di Toti Scialoja. Qui, Petrassi si servì di un organico strumentale ridotto e fece uso del cosiddetto Sprechgesang, nel quale le caratteristiche proprie del parlato e del canto si fondono, come nel Pierrot lunaire (1912) di Arnold Schönberg, che se ne avvalse per primo, rivoluzionando il rapporto tra suono e parola. Fu l’opera che inaugurò una ricerca proseguita per quasi tutti gli anni Cinquanta, durante i quali Petrassi fu tra gli animatori della Società Internazionale di Musica Contemporanea e compose cinque Concerti per orchestra e un’opera di polifonia vocale. Ciononostante, mantenne sempre una propria, definita identità poetica, non dogmatica e, a volte, anche critica nei confronti della dodecafonia e dell’avanguardia che faceva riferimento agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt.
Con il 1957, si concluse la fase – di personalissima rielaborazione – dodecafonica. Lo stadio successivo – e definitivo – si aprì con un gruppo di lavori da camera, poi trascritti per organici più ampi e eseguiti dalla Chicago Symphony Orchestra diretta da Carlo Maria Giulini e dall’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino.
Goffredo Petrassi fu anche docente di composizione, armonia, contrappunto e composizione e fu antidogmatico anche nella didattica.
Dalla pittura ho avuto degli apporti di stimolo nell’immaginazione, nella fantasia, che sono stati molto forti. Più dalla pittura che dalla letteratura
Goffredo Petrassi
Goffredo Petrassi (1904 – 2003) fu tutt’altro che figlio d’arte. Era nato a Zagarolo, un piccolo paese in provincia di Roma, settimo figlio di una modesta famiglia rurale, che, nel 1911, si trasferì nel centro storico della capitale per aprirvi un negozio di generi alimentari.
Fu due anni dopo l’arrivo in città, che Goffredo Petrassi partecipò ad un corso per pueri cantores della scuola elementare che frequentava, apprendendo, così, i primi rudimenti della musica. Nel 1919, la seconda tappa della sua formazione musicale: ormai adolescente, fu assunto come garzone nel negozio di musica Grandi, nelle vicinanze del Conservatorio di Santa Cecilia, frequentato da molti musicisti romani, che ebbe, quindi l’opportunità di conoscere e dai quali fu apprezzato: Alessandro Bustini, insegnante di pianoforte, lo sentì suonare nel retrobottega e gli offrì lezioni gratuite; Vincenzo Di Donato, docente di armonia e contrappunto, fece altrettanto. Gli studi del giovane si erano arrestati a tre anni di istituto tecnico serale, ma i suoi interessi culturali erano vivacissimi: visitava spesso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, leggeva i classici greci e gli autori contemporanei, assisteva alle opere liriche dal loggione del Teatro Costanzi.
Nel 1926, la svolta con l’esecuzione delle sue prime composizioni; nel 1928, l’ammissione al settimo anno di composizione al Conservatorio di Santa Cecilia. Di grande importanza per la formazione di Petrassi e per i futuri sviluppi del suo lavoro fu l’incontro con Alfredo Casella, che lo orientò verso un ritorno al Rinascimento e al Barocco in chiave antiromantica. Nel 1932, conseguì il diploma in composizione; l’anno successivo, il suo primo Concerto per orchestra e il diploma in organo. Nel 1935, l’ammissione all’ennesimo corso di studi: quello di direzione d’orchestra. Altre tappe fondamentali per la crescita di Petrassi furono l’ascolto di Paul Hindemith e di Igor′ Stravinsky.
Negli anni Quaranta del XX secolo, lo stile di Petrassi mutò attraverso il lavoro coreutico e operistico. Poi, alla fine di quel decennio e all’inizio di quello successivo, l’esperienza, che considerò marginale, della composizione di musiche per film: Riso amaro (1949) e Non c’è pace tra gli ulivi (1950), entrambi di Giuseppe De Santis; La pattuglia sperduta, di Piero Nelli (1954); a distanza di anni, Cronaca familiare, di Valerio Zurlini (1962). Il 12 maggio 1949, il Teatro alla Scala mise in scena Il Cordovano, opera in un atto da Cervantes, la cui partitura si basa sul testo drammatico in prosa, tradotto da Eugenio Montale, senza la mediazione di un apposito libretto in versi. Nel 1950, una nuova svolta nella musica di Petrassi, che si avvicinò alla Scuola di Vienna (Schönberg, Berg, Webern), componendo Morte dell’aria, tragedia in un atto su libretto di Toti Scialoja. Qui, Petrassi si servì di un organico strumentale ridotto e fece uso del cosiddetto Sprechgesang, nel quale le caratteristiche proprie del parlato e del canto si fondono, come nel Pierrot lunaire (1912) di Arnold Schönberg, che se ne avvalse per primo, rivoluzionando il rapporto tra suono e parola. Fu l’opera che inaugurò una ricerca proseguita per quasi tutti gli anni Cinquanta, durante i quali Petrassi fu tra gli animatori della Società Internazionale di Musica Contemporanea e compose cinque Concerti per orchestra e un’opera di polifonia vocale. Ciononostante, mantenne sempre una propria, definita identità poetica, non dogmatica e, a volte, anche critica nei confronti della dodecafonia e dell’avanguardia che faceva riferimento agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt.
Il mezzo elettronico è certo un mezzo sonoro che si viene ad aggiungere a tutti quelli che il musicista ha a disposizione. Non ho mai ritenuto, però, che il mezzo elettronico in sé stesso potesse essere autosufficiente
Goffredo Petrassi
Con il 1957, si concluse la fase – di personalissima rielaborazione – dodecafonica. Lo stadio successivo – e definitivo – si aprì con un gruppo di lavori da camera, poi trascritti per organici più ampi e eseguiti dalla Chicago Symphony Orchestra diretta da Carlo Maria Giulini e dall’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino.
Goffredo Petrassi fu anche docente di composizione, armonia, contrappunto e composizione e fu antidogmatico anche nella didattica.