Rai Cultura

"Chung Kuo, Cina" (1972)

Prima Puntata



Nel 1972 la Cina di Mao Zedong invita il famoso regista italiano Michelangelo Antonioni (1912 - 2007) a girare un lungo documentario sulla Cina comunista. Per sei mesi, Antonioni e i suoi viaggiano e girano dal nord al sud, dall’ est all’ovest del grande paese.  Le aspettative di Mao erano enormi ma, all’uscita del film, la censura reagisce furiosamente.  Con grande sorpresa del suo autore, Chung Kuo, Cina viene criticato duramente. Sul "Quotidiano del Popolo" si legge : 

Antonioni è venuto in Cina come nostro ospite nella primavera del 1972. Con la sua cinepresa ha visitato Pechino, Shanghai, Nanchino, Suzhou e Linxian. Eppure lo scopo di questo suo viaggio in Cina non era quello di incrementare la conoscenza della Cina, e ancor meno promuovere l’amicizia fra il popolo cinese e quello italiano. Al contrario, dimostrando uno spirito ostile nei confronti del popolo cinese, ha colto l’occasione di questa visita e, con un intento maligno e mezzi assolutamente spregevoli, si è messo alla caccia di materiale che potesse essere usato per calunniare la Cina e così raggiungere i suoi
riprovevoli obiettivi . Il documentario della durata di tre ore e mezza non riflette affatto le innovazioni, il nuovo spirito e il nuovo aspetto della nostra grande madrepatria, ma mette insieme un gran numero di scene distorte in modo malizioso e inquadrature che attaccano i leader cinesi, diffamano la nuova Cina socialista, calunniano la Grande Rivoluzione Proletaria e offendono il popolo cinese. Qualunque cinese che abbia orgoglio nazionale non può che essere furioso nel guardare questo film
Quotidiano del Popolo  - Renmin Ribao 人民 日報) 30 gennaio1974 (traduzione di Paola Voci)

Il film viene subito vietato in tutto il paese e Antonioni, dichiarato nemico del popolo, solo nel 2004 viene riabilitato. Perché il film non piacque alla Cina ufficiale? Secondo la sinologa Paola Voci, il problema non era tanto "quello che si vede, ma quello che non si vede”. Probabilmente Mao e la critica cinese si aspettavano da un regista comunista italiano maggiore riconoscimento. Mao voleva vedere la celebrazione del progresso e delle conquiste fatte grazie all’azione del governo comunista, Antonioni preferì documentare con modestia e sguardo analitico la realtà così come se l'era trovava davanti agli occhi. Il maestro ferrarese, pur essendo un ammiratore della Cina comunista, amava il racconto senza la manipolazione, caratteristica tipica dei film propagandistici. Chung Kuo, Cina nasce piuttosto come taccuino di viaggio o, per dirlo con le parole del critico Sam Rohdie: “ll film non è un documentario sulla Cina ma un documentario su Antonioni che guarda la Cina".

Oggi, Chung Kuo, Cina in Cina è un cult movie assoluto. Tantissimi giovani lo conoscono e lo guardano con curiosità ed ammirazione per il suo autore. Il film è tuttora considerato uno dei pochissimi documenti autentici degli anni della Rivoluzione Culturale. 

Girato tra mille difficoltà e condizionamenti, il documentario fu scritto insieme al giornalista Andrea Barbato. Le musiche erano firmate da Luciano Berio.

Una bella ricostruzione delle riprese e del viaggio della troupe di Michelangelo Antonioni nel 1972 in questo reportage della giornalista di Internazionale Junko Terao.