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Alpi 2020: la seconda tappa

Dalla Valle di Gressoney alla vetta Palon de Resy

29 luglio – Valle di Gressoney
Oggi è un giorno speciale. Da molti anni avevo promesso alle mie figlie, Miriam e Lara, che le avrei coinvolte nella spedizione “Alpi 2020”. E così è stato.
Prima di iniziare l’escursione abbiamo guardato insieme la carta topografica della zona e le immagini da ripetere; abbiamo fatto ipotesi sui possibili luoghi da raggiungere e gli orari più adatti. Due giovani esploratrici fotografe! Devo ammettere che averle trovate così appassionate nel pianificare con me l’escursione mi ha quasi commosso.
Iniziata la salita verso le sorgenti del Lys, lungo la splendida valle di Gressoney alle pendici del Monte Rosa, ho chieste alle mie figlie di guidarci per provare a trovare il punto fotografico da cui erano state scattate le foto oltre 120 anni fa. Anche per le bambine è stata una grande emozione, una vera avventura; una sorta di grande “caccia al tesoro” che fino ad oggi avevano sempre vissuto solo nei miei racconti.
L’individuazione del primo luogo è stata una vera scoperta: usciti da un bosco di larici e superato un piccolo dosso, le bambine hanno avvistato la baita raffigurata nella foto storica che si presentava identica ad allora. Appena vista, si sono messe a correre gridando “E’ proprio quella!”, constatando che tutto era rimasto invariato: le finestre, la scala, la roccia accanto alla casa… Quando però si sono fermate mi hanno detto: “Papà, è questo il punto, siamo sicure! E’ tutto uguale, tutto combacia. Però ci sono molti più alberi e il ghiacciaio è completamente sparito.” Infatti nella valle, dove 120 anni fa arrivava la fronte del ghiacciaio del Lys, è cresciuta una fitta foresta di larici. 
La giornata è proseguita così, rincorrendo il tempo per raggiungere il luogo dello scatto nello stesso orario in cui era stato realizzato. “Papà vieni qui! No è più su! No dobbiamo scendere, qui è troppo in alto! Ma le creste non combaciano!”. Non posso nascondere l’emozione che ho provato vivendo il loro entusiasmo per potermi finalmente affiancare in una tappa del progetto che ha accompagnato le nostre vite fin dalla loro prima infanzia. 
Durante la lunga giornata siamo riusciti a ripetere tre fotografie del ghiacciaio del Lys di Jules Brocherel, Vittorio Sella e Umberto Monterin. Quello che rimarrà impresso per sempre nella mia memoria è il ricordo di una giornata di condivisione con le mie figlie, una sorta di passaggio di consegne fra due generazioni unite simbolicamente per testimoniare gli effetti del cambiamento climatico.

30 luglio – Passo Salati e Indren
Questa mattina siamo partiti ben ristorati dalla squisita accoglienza degli amici Janine e Giorgio, proprietari e gestori dello Chalet du Lys. La giornata è stata molto lunga ma meno faticosa rispetto ai giorni passati avendo potuto utilizzare le funivie fino al Passo dei Salati per raggiungere il Corno del Camoscio a 3026 metri. Da questa vetta ho ripetuto una fotografia di Vittorio Sella dei ghiacciai Bors e Indren, scattata nel settembre 1892. Nonostante la presenza di un esteso innevamento, tipico del mese di luglio, la riduzione volumetrica dei ghiacciai è particolarmente evidente.
Subito sotto il Corno del Camoscio raggiungiamo l’Istituto Mosso dove Umberto Monterin, uno dei pionieri della climatologia alpina, ha sviluppato i suoi primi studi in alta quota. Nelle vicinanze dell’edificio ho ripetuto un’immagine storica di A. G. Wehrli.
A metà mattinata abbiamo raggiunto i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell'Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) del Politecnico di Torino con cui abbiamo avviato un’importante collaborazione per la realizzazione di modelli tridimensionali dei ghiacciai, attraverso tecniche fotogrammetriche, da utilizzare per studi scientifici e attività divulgative.

31 luglio – Colle Bettaforca e vetta Palon de Resy
Anche oggi siamo partiti da Staffal molto presto. Saliti in funivia al Colle Bettaforca, ci siamo affacciati verso la Val d’Ayas e abbiamo individuato il percorso più breve per raggiungere la vetta del Palon de Resy, da cui avevamo ipotizzato che Umberto Monterin, nel 1920, e alcuni fotografi dell’Istituto Geografico Militare, nel 1934, avessero scattato due fotografie particolarmente utili per un confronto con lo stato attuale del ghiacciaio del Verra. Per entrambe le fotografie, come per tutte le fotografie selezionate per la spedizione, ho la certezza di poter utilizzare i negativi originali su lastra in vetro, così da poter effettuare una riproduzione ad alta risoluzione.
Arrivati a pochi metri dalla vetta d’un tratto si è svelata una meravigliosa vista sul ghiacciaio, le cui morene, residuo dell’espansione del ghiacciaio durante la Piccola Età Glaciale, sono a mio avviso tra le più belle ed eleganti di tutte le Alpi. Dopo aver verificato la prospettiva delle fotografie storiche, ho deciso di posizionare il mio cavalletto Gitzo esattamente sotto la croce che segna la cima e da qui ho scattato le fotografie per il confronto. Il ghiacciaio era già arretrato significativamente fra il 1920 e il 1934, ma il ritiro evidenziato dal confronto tra le due immagini storiche non ha niente a che vedere con la riduzione avvenuta negli ultimi decenni.