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La scuola che vince

A immagine e somiglianza del bambino

Quando si ragiona di cambiare la scuola lo si fa sempre partendo da un’idea astratta e quando si insegna si tende a farlo dall’alto. Invece io credo che si impari meglio se un maestro parte dal basso, dal punto di vista del bambino, creando continuità con il suo apprendere prima della scuola. 

Mario Lodi, definito "Maestro" con la maiuscola, ha insegnato per 40 anni in una scuola di campagna, immersa nelle brume della bassapadana: quattro case e campi coltivati a perdita d'occhio. La prima volta che varcò la soglia di un'aula scolastica, agli inizi degli anni Cinquanta, era da poco finita la guerra. Senza nostalgia per un'insegnamento di tipo tradizionale e autoritario, di fronte ai piccoli alunni delle classi elementari, aveva relegato in un angolo la cattedra, e si era seduto in mezzo a loro. I suoi alunni non erano bambini "facili":

Figli di contadini, abituati alla campagna, a muoversi, a correre, saltare. All’insegnante maschio poi, appioppavano la quota maggiore di pluribocciati, quelli dell’ultimo banco, rumorosi, invadenti. La scuola per loro era un sacrificio, una specie di prigione. Non sapevano scrivere ma parlare sì, bisognava ascoltare i loro racconti, le loro esperienze.

 Da quel momento e fino alla sua scomparsa ( il 2 marzo 2014) si è battuto strenuamente per una scuola diversa, trasformata e riformata dall'interno. Ad ispirarlo un testo fondamentale: la Costituzione italiana che non deve essere soltanto "letta" ma piuttosto "vissuta" con l'obiettivo di formare "cittadini responsabili".

La mia esperienza l'ho vissuta in una scuola povera, brutta, senza spazi che, piano piano, insieme ai bambini, è stata trasformata in un bellissimo spazio con le opere d'arte prododotte dagli alunni
Mario Lodi