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Eugenio Borgna a RO.MENS
Intervista a cura di Gianluca Monacelli
Il tema della sofferenza psichica è sconfinato e un festival come RO.MENS, organizzato dalla ASL RM 2, mi sembra abbia in sé il valore del recupero, della riconquista dei valori feriti che la sofferenza psichica ha in sé
Eugenio Borgna
Eugenio Borgna, uno dei maestri della psichiatria italiana, primario emerito di Psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara e libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali presso l’Università di Milano, partecipa con questa intervista (curata da Gianluca Monacelli) alla prima edizione di RO.MENS (26 settembre - 2 ottobre 2022), il festival della salute mentale nato a Roma per volontà del Dipartimento di Salute Mentale della ASL RM 2.
Centrale nell'intervento di Borgna la questione del linguaggio: come l'oncologo Umberto Veronesi diceva che si dovrebbe bandire dal nostro vocabolario la parola "cancro", così lo psichiatra invita a non parlare di "pazzia" perché il disagio psichico è una condizione umana, è una forma di fragilità che fa parte della vita. Il termine "salute mentale" è quello che bisognerebbe adottare ad ogni livello di comunicazione, in modo da evitare che il pregiudizio intervenga ad ostacolare la possibilità di incontro e di dialogo con chi sta male e chiede aiuto.
Il pregiudizio - soprattutto quello che si esprime attraverso il linguaggio - è tutt'ora molto forte e non ci consente di cogliere quanta ricchezza umana, quanta speranza calpestata vive in queste persone, giovani o anziani che siano
Eugenio Borgna
Eugenio Borgna è uno psichiatra italiano (Borgomanero, Novara 1930). È stato libero docente di Clinica delle malattie nervose e mentali presso l’Università di Milano e direttore dell’ospedale psichiatrico di Novara, dove attualmente è primario emerito. Avverso a ogni forma di schematismo e riduzionismo biologico dei processi mentali, Borgna è tra i principali esponenti della psichiatria fenomenologica, che sulla base della fenomenologia husserliana sposta il suo oggetto di analisi dalla malattia al paziente, e strenuo sostenitore di una “psichiatria dell’interiorità” in grado di ricostruire la dimensione profonda e soggettiva del disagio psichico, che ha indagato attraversando campi eterogenei, quali la letteratura, la filosofia e l’arte, nel tentativo di enuclearne la dimensione plurima e complessa restituendo un significato condiviso alla dimensione esistenziale del dolore. Tra i suoi principali settori di studio vi sono l’indagine sulla depressione e la schizofrenia, cui ha dedicato numerosi saggi scientifici e pubblicazioni rivolte a un pubblico non specialistico. Tra le principali pubblicazioni: Malinconia (1992); Come se finisse il mondo: il senso dell'esperienza schizofrenica (1995);Le figure dell'ansia (1997); Noi siamo un colloquio (1999); L'arcipelago delle emozioni (2001); Le intermittenze del cuore (2003); Il volto senza fine (2004); L'attesa e la speranza (2005); Nei luoghi perduti della follia (2008); Le emozioni ferite (2009); La solitudine dell'anima (2011); Di armonia risuona e di follia (2012); La dignità ferita (2013); La fragilità che è in noi (2014); Il tempo e la vita (2015); Parlarsi (2015); entrambi nel 2016, L'indicibile tenerezza. In cammino con Simone Weil e Responsabilità e speranza; nel 2017, Le parole che ci salvano e L'ascolto gentile; nel 2018, L'arcobaleno sul ruscello. Figure della speranza e La nostalgia ferita.