Il tuo browser non supporta video HTML5
Donatella Stasio. Storie di diritti e di democrazia
La Corte costituzionale nella società
Storie di diritti e di democrazia è un libro di storia, fatto di storie. Un libro di storia perché racconta un pezzo della storia istituzionale del nostro paese, esattamente i cinque anni i cinque anni dal 2017 al 2022, che Giuliano Amato ed io abbiamo attraversato insieme alla Corte costituzionale, lui come giudice e poi come presidente ed io come responsabile della comunicazione. Un libro di storie perché noi raccontiamo all’interno di questo periodo le storie delle donne e degli uomini che hanno fatto valere i loro diritti davanti alla Corte e le storie degli stessi giudici costituzionali che con quei diritti si sono confrontati o che hanno incontrato, attraverso una serie di iniziative, i cittadini.
È stato un lavoro di promozione culturale, di cultura costituzionale, perché ci siamo resi conto di quanto sia necessario far crescere nel nostro Paese, quella che il primo presidente della Corte chiamava la mentalità costituzionale, che è qualcosa di più e di meglio della cultura costituzionale. Purtroppo, nel nostro Paese non esiste una mentalità costituzionale, anzi esiste uno scarto enorme tra il sentire comune e il patrimonio di valori espressi dalla Costituzione, che dovrebbero tenerci insieme come comunità.
Raccontiamo un’esperienza, che per certi aspetti è stata definita epocale, perché la Corte costituzionale ha aperto le porte all’esterno come non aveva mai fatto prima. La Corte costituzionale, che ha il potere enorme di cancellare le leggi approvate dal Parlamento, con decisioni inappellabili e che hanno un’efficacia generale, ha acquisito la consapevolezza del suo dovere di parlare alla società non dall’alto ma in un rapporto paritario, di scambio continuo di esperienze, di saperi, ma anche di emozioni che, come diceva Gramsci, sono uno straordinario veicolo per la conoscenza.
Si è voluta creare una relazione particolare con i cittadini, necessaria a costruire a ricostruire quel rapporto di fiducia indispensabile per ala tenuta della democrazia in un’epoca di arretramento delle democrazie in favore di forme di autocrazia e il primo sintomo di questo arretramento è non a caso l’attacco alle corti costituzionali.