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Il disastro genetico delle api

Paolo Fontana

Nuovi parassiti, malattie, degrado ambientale, inquinamento da agrofarmaci e cambiamenti climatici determinano una perdita di ricchezza floristica, fonte alimentare per le api mellifiche e le api selvatiche, determinando un disastro per la conservazione della biodiversità vegetale e quindi per gli habitat terrestri stessi.

Ma uno dei maggiori problemi per le api mellifiche e per l’apicoltura è il disastro genetico prodotto dagli apicoltori stessi che spostano api da una regione all’altra dell’Europa e del bacino del Mediterraneo e che deteriorano geneticamente le sottospecie autoctone.

Ma perché questo rimescolamento genetico è un grave problema? Perché le api non sono animali domestici e devono essere considerate elementi della fauna selvatica. La loro efficienza è legata al loro adattamento all’ambiente, adattamento che ha prodotto le sottospecie autoctone. Un documento che sarà firmato a giugno fa il punto su questo tema: è la Carta di San Michele, un consesus paper, un pronunciamento forte della comunità scientifica, sulla base del quale i decisori, i politici e gli amministratori a vario titolo e livello, potranno legiferare o far rispettare le leggi che già tutelano le specie della fauna selvatica e la biodiversità.
Ce ne parla Paolo Fontana, ricercatore della Fondazione Edmund Mach.