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Lepanto
La grande battaglia navale
7 ottobre 1571: un evento epico, uno scontro di civiltà tra Occidente e Oriente, secondo le fonti storiografiche. La portata della battaglia, considerata la più grande dell’età medievale e moderna del Mediterraneo, è confermata anche nei numeri: 150000 uomini imbarcati, 400 navi utilizzate, milioni di scudi spesi e 30000 morti in circa sette ore di combattimenti. Si tratta però solo dell’epilogo di una lunga vicenda che ha inizio il 2 luglio 1570, con l’attacco ottomano all’isola di Cipro, ultima roccaforte del Mediterraneo orientale in mano agli europei e precisamente sotto il dominio veneziano. Questo episodio rappresenta l’elemento scatenante per la richiesta della formazione di una Lega Santa, da parte del pontefice Pio V, su sollecitazione di Venezia, come confermato anche dal suo biografo ufficiale, Girolamo Catena: “Ond’egli veggendo sì bella occasione et parendogli che Dio gliele havesse offerta La Lega, la qual del continuo havea havuto in animo, al Veneziano propose, co’ Principi Christiani, per estinguer sì perfido Tiranno, di trattarla promettendo”. A comporre questa alleanza, proclamata il 20 maggio 1571, insieme allo Stato Pontificio contro i Turchi sono la Spagna di Filippo II e le Repubbliche marinare di Venezia e Genova, che si assumono il maggior peso finanziario e militare della spedizione. Il comando della flotta è affidato al ventiseienne Don Giovanni d’Austria, figlio naturale di Carlo V e di Barbara di Baviera e fratellastro del re di Spagna Filippo II. Di contro l’ammiraglio della flotta ottomana è Alì Mehemet Pascià, un uomo di maggior esperienza politica piuttosto che militare.
La portata della battaglia, considerata la più grande dell’età medievale e moderna, è confermata anche nei numeri: 150000 uomini imbarcati, 400 navi utilizzate, milioni di scudi spesi e 30000 morti in circa sette ore di combattimenti
L’esito della battaglia è già segnato prima dello scontro, a causa del profondo divario di mezzi tra le forze in campo. A contribuire alla schiacciante vittoria delle potenze occidentali sono anche due figure di spicco presenti in campo: Sebastiano Venier, “General del Mar” della Repubblica di Venezia e Marcantonio Colonna, comandante pontificio. La tecnica utilizzata negli scontri marittimi all’epoca è ancora di estrema semplicità: primo obiettivo è di bloccare le imbarcazioni nemiche, speronandole o frantumandone i remi. Successivamente diventano oggetto del lancio di frecce e di colpi di archibugi, per passare infine alla fase di abbordaggio, utilizzando dei ponti mobili che permettano lo sbarco dei soldati direttamente sulle navi colpite, iniziando così uno scontro diretto per eliminare fisicamente tutto l’equipaggio. A Lepanto la flotta turca dispone di un’artiglieria di qualità scadente e anche in numero ridotto rispetto a quella dei propri avversari. Il successo cristiano segna una svolta anche nella storia del Mediterraneo, in relazione ai molteplici tentativi fino ad allora vani di arginare l’avanzata turca via mare e via terra. La battaglia infatti segna ufficialmente l’inizio della decadenza del potere marittimo ottomano. Il successo della spedizione, iniziata come una nuova crociata contro l’invasore, viene abbastanza ridimensionato dai molteplici dissensi tra la Spagna e la Repubblica di Venezia e dalla morte di Pio V, grande fautore dell’alleanza, eventi che portano ad una pace separata con i Turchi e allo scioglimento della Lega Santa. La Repubblica di Venezia riconoscerà un anno dopo, nel 1572, il possesso di Cipro da parte dei Turchi. Proponiamo qui una puntata del programma Il Tempo e la Storia, che ricostruisce la situazione nel Mediterraneo orientale all’epoca della battaglia: le potenze che accendono la miccia dello scontro e i personaggi che ne determinano l’epilogo, dal sultano Selim II, figlio di Solimano il Magnifico, a Papa Pio V, dal Re di Spagna Filippo II ai mitici giannizzeri.