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Marinetti, visionario di guerra

100 anni di Storie

In questa puntata di 100 anni di Storie, Carlo Lucarelli, col prezioso intervento dell'editore e storico Walter Barberis, ci propone un breve ritratto di Filippo Tommaso Marinetti: dalle prime contestate apparizioni nei teatri alla guerra vissuta sul campo. Visioni e intuizioni di uno dei più affascinanti personaggi della prima metà del Novecento.

Filippo Tommaso Marinetti, artista, poeta, drammaturgo e scrittore aveva abbracciato la guerra come unica possibilità per la generazione che rappresentava di conquistare l’Italia.

È dall’Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il Futurismo, perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquarii.

La guerra di Martinetti non inizia nel 1915, come per tutti gli italiani, o nell’agosto del 1914 quando si arruola nei ciclisti volontari insieme ad altri futuristi, Marinetti entra in guerra fin dal 1909 con il Manifesto del Futurismo, da allora ogni apparizione pubblica, scatena contro i futuristi ondate di contestazione e di dissenso. Il Manifesto Futurista mette a fuoco le linee e le ideologie politiche dello stesso movimento: l'educazione patriottica del proletariato, la lotta all'analfabetismo, la lotta all'insegnamento classico, l'educazione sportiva, l'insegnamento tecnico obbligatorio nelle officine, la libertà di sciopero, di riunione, di organizzazione, l'abolizione della polizia politica, la giustizia gratuita, la trasformazione della beneficenza in assistenza e previdenza sociale.

Marinetti indusse l’Italia in guerra con una serie di manifestazioni, soprattutto a Milano, bruciando bandiere austriache e sventolando quelle italiane, finendo addirittura in carcere, e propugnando in ogni modo la guerra. Il suo primo proclama politico è ispirato al nazionalismo. Obiettivo: l'orgoglio, l'energia e l'espansione nazionale.