Rai Cultura

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Maxi+25

Anatomia di un processo

Riproponiamo il documentario di Rai Storia, Maxi+25 - Anatomia di un processo, realizzato appunto a 25 anni di distanza per ricordare la storica sentenza di primo grado del maxiprocesso di Palermo che il 16 dicembre 1987 condannò centinaia di uomini d’onore e svelò all’Italia i segreti della mafia siciliana. Il “mostro processuale”, come lo definisce Pietro Grasso memoria storica del processo, è lo spartiacque della storia siciliana, l'anno zero della lotta alla mafia e il primo avvenimento giudiziario divenuto evento televisivo. La genesi del processo, dall’istruttoria firmata da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e dagli altri giudici del pool antimafia, all’aula bunker di Palermo appositamente costruita. Alcuni dati che sottolienano ancora di più la portata storica dell'evento: 22 mesi di dibattimento, 349 udienze, 474 imputati, 8000 pagine di verbale, 1314 interrogatori., 635 arringhe difensive, 900 testimoni, 200 avvocati penalisti, 600 giornalisti arrivati da tutto il mondo.

Lo spartiacque della storia siciliana, l'anno zero della lotta alla mafia e il primo avvenimento giudiziario divenuto evento televisivo

Ma soprattutto 19 ergastoli e 2665 anni di carcere per i principali boss di Cosa Nostra. Protagonisti del processo sono i pentiti, su tutti Tommaso Buscetta, Salvatore Contorno. Testimonianze dalle quali sono emerse le prove decisive per incastrare Pippo Calò, Michele Greco, Luciano Liggio, i grandi padrini finalmente alla sbarra e uomini come Bernardo Provenzano e Totò Riina, condannati all’ergastolo benché latitanti. Ricorda il giudice Giuseppe Ayala: “La soddisfazione di vedere la mafia in faccia era pari al senso di responsabilità per il compito a cui eravamo stati chiamati”. Pietro Grassocosì ne sottolinea l'importanza: “Finalmente il mondo vedeva la mafia dietro le sbarre, e avrebbe visto condannati centinaia di mafiosi. L’impegno dello Stato, il sacrificio di tanti uomini, e il lavoro del pool di Falcone e Borsellino trovavano un riconoscimento giudiziario e una consacrazione alla storia”.