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Seduto su una polveriera

Diario Civile

 

Il 23 novembre 1980, un terremoto violentissimo sconvolge gran parte del sud Italia, facendo quasi tremila vittime e causando 280mila sfollati. Ad essere colpito, anche Pagani, un paese nel salernitano, dove è sindaco l’avvocato Marcello Torre. Torre è in mezzo alla gente la notte della scossa, a coordinare i primi soccorsi, e sarà in prima linea per i giorni successivi al sisma. Si opporrà fermamente alle infiltrazioni criminali negli appalti per la ricostruzione e il suo impegno civile e contro la criminalità organizzata gli costerà caro: sarà ucciso l’11 dicembre 1980, neanche un mese dopo il terremoto, da uomini legati a Raffaele Cutolo. Il suo torto era quello di non voler gonfiare le cifre dei senzatetto impedendo di fatto l’arrivo di cospicui finanziamenti alle imprese.

Non siamo l’Africa – diceva – abbiamo bisogno di tecnici per far rientrare i cittadini delle case, non di soldi e beni di prima necessità. Marcello Torre era un avvocato conosciuto e apprezzato, che difendeva anche dei boss della camorra invisi a Cutolo e questo suo incarico portò gli inquirenti per lungo tempo su una strada sbagliata, pensando ad un delitto di stampo camorristico. Invece, come i processi hanno dimostrato, Torre fu ucciso per il suo impegno contro la camorra e il malaffare politico che gravitava attorno ai clan salernitani e napoletani. Il sindaco aveva più volte fatto capire di essere in pericolo per aver annunciato appena eletto che avrebbe governato in modo indipendente, senza lasciare entrare in Comune affaristi e uomini legati ai clan.

Sono seduto su una polveriera, disse in più di una occasione. A ricordare la sua figura e il suo percorso di avvocato, di sindaco e di uomo, la figlia Annamaria, lo storico Isaia Sales, suo amico e avversario politico sulla scena di Pagani, lo storico Marcello Ravveduto, i giornalisti Rocco Di Blasi, Fabrizio Feo e Luigi Di Fiore.

Il documentario per la serie Diario Civile, di Alessandro Chiappetta con la regia di Alessandra Bruno, ha un'ampia introduzione affidata a Franco Roberti all'epoca Procuratore Nazionale Antimafia, da sempre sostenitore della tesi per la quale l’omicidio di Marcello Torre fu considerato a tutti gli effetti un delitto di matrice politica: «L'azione e l'opera di Marcello - ha affermato in occasione di una cerimonia in ricordo di Torre, nel 2015 - ci impongono di continuare a sperare di poter verificare la fondatezza o meno dell'ipotesi di una pista politica per questo omicidio».