Rai Cultura
Una famiglia slava rifugiata a Trieste nel 1946
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Due uomini del villaggio tutto sloveno di Smarje nella zona B del Territorio Libero di Trieste del dopoguerra, 24 maggio 1952. Il cartello sull'edificio dietro di loro recita "Qui siamo tutti sloveni". A destra c'è un altro cartello a sostegno del leader jugoslavo Josip Tito. Lo stato si è formato a seguito di una disputa territoriale tra Italia e Jugoslavia con la zona B ceduta alla Jugoslavia nel 1954. Smarje fa ora parte della Slovenia
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Josip Tito ispeziona un'unità della guarnigione di frontiera in una delle città annesse alla Jugoslavia con l'accordo di Trieste
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Due donne camminano su una strada di Crevattini, un paese al confine tra la zona A e la zona B di Trieste. Su un muro: 'Crevattini contro la spartizione'. La foto risale al 1954
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Una donna anziana scruta da una finestra nel villaggio tutto sloveno di Smarje nella Zona B del Territorio Libero di Trieste del dopoguerra, il 24 maggio 1952. Lo Stato è stato formato a seguito di una disputa territoriale tra Italia e Jugoslavia con la Zona B ceduta alla Jugoslavia nel 1954. Smarje fa ora parte della Slovenia
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In piazza dell'Unità una folla innumerevole è presente per assistere all'alzabandiera della bandiera italiana (a sinistra) e della bandiera di Trieste
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Un giovane residente a Trieste sventola la bandiera tricolore italiana celebrando il ritorno della città portuale all'Italia. Indossa un cappello da bersagliere, i primi ad entrare a Trieste il 21 ottobre
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I cittadini entusiasti di Trieste marciano con le bandiere italiane attraverso Piazza dell'Unità durante la cerimonia di innalzamento della bandiera italiana sulla città per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale
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Il primo contingente di truppe italiane giunge a Trieste per assumere il presidio, secondo il recente accordo che ha risolto la disputa sul territorio. Nonostante un forte acquazzone, i triestini si accalcarono sul lungomare per accogliere le truppe, composte per lo più da personaggi famosi, al comando del generale Edmondo de Renzi. Eccone alcuni che si sporgono dal loro camion per stringere alcune delle centinaia di mani offerte loro
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Vengono stampati manifesti per dare il benvenuto alle truppe italiane a Trieste dopo la firma dell'accordo che divide il territorio e pone fine ad una covante disputa durata nove anni tra Italia e Jugoslavia. "Viva l'Esercito, viva l'Italia", recitano i manifesti che saranno affissi nella Zona A e nella città portuale di Trieste, restituita all'Italia in base all'accordo. Una vera e propria occupazione da parte delle truppe italiane, però, non è prevista per diverso tempo, in attesa del ritiro delle forze militari governative statunitensi e britanniche
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Una vista generale del lungomare di Trieste, mentre le truppe italiane al comando del generale Edmondo De Renzi arrivavano in città per prendere il presidio in conformità con l'accordo firmato recentemente tra Italia e Jugoslavia. Nonostante la pioggia battente, quasi tutti a Trieste accorsero ad accogliere le truppe. L'eccitazione era così grande che i comandanti alleati, il generale Sir John Winterton, della Gran Bretagna, e il generale John Dabney, degli Stati Uniti, non furono in grado di effettuare il turno formale. i camion dell'esercito che trasportavano le truppe sono in primo piano al centro
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Studenti esultanti, alcuni con striscioni, marciano per le strade di Trieste dopo aver appreso la notizia dell'accordo tra Italia e Jugoslavia sulla spartizione del territorio libero di Trieste
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Le immagini raccontano

Trieste 70!

Una ricostruzione per immagini attraverso fotografie d'epoca, per rivivere il ritorno all'Italia del territorio libero di Trieste.

Una vicenda che rappresenta il punto finale di una storia iniziata tanti anni prima e fatta di dolore e di rinunce.

La maggior parte della popolazione triestina risultò sempre ostile alla sistemazione territoriale scaturita dal trattato di pace del 10 febbraio 1947 che divideva la città in una zona d'influenza anglo-americana e in una zona iugoslava, sancendo un distacco dall'Italia. Le influenze delle grandi Potenze erano poco chiare e aprivano la strada ad un futuro piuttosto incerto. Fra il 10 febbraio e il 15 settembre 1947 si assiste all'esodo in massa degli Italiani della Venezia Giulia: 30.000 da Fiume, 4000 da Rovigno, 28.000 da Pola. Si calcola che tra il 1947 e il 1954 il numero dei profughi italiani sarà fra i 230.000 e i 250.000. 
Dopo un susseguirsi di vicende complesse e drammatiche per la città, al Memorandum d'intesa del 5 ottobre 1954 concluso a Londra, alla presenza anche dell'Italia, vennero definite alcune rettifiche di frontieraAnglo-americani e Iugoslavi avrebbero posto fine al regime di occupazione militare; i primi si impegnavano a consegnare la loro zona d'influenza all'amministrazione italiana e i due governi italiano e iugoslavo avrebbero esteso "immediatamente la loro amministrazione civile sulla zona per la quale avranno la responsabilità". Si aprì la strada a quello che sarebbe avvenuto il 26 ottobre del 1954: Trieste tornava italiana.