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Teatro dell'Elfo - 50 anni in compagnia
Lavorare in una compagnia "storica"
E' davvero difficile riassumere in poche righe la quasi cinquantennale storia del milanese Teatro dell' Elfo, una delle realtà più solide ed affermate del nostro teatro contemporaneo.
Quel sodalizio artistico, nato infatti nel 1972 per volontà di Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Cristina Crippa, Corinna Augustoni, Ida Marinelli, Luca Toracca, insieme a Gabriele Salvatores, hanno accolto lungo il loro cammino Elena Russo Arman e Francesco Frongia, si è infatti ritagliato un posto di primo piano nel panorama scenico italiano, grazie a decine di spettacoli, diversi dei quali ben presenti nella memoria di chi li ha visti.
Il Teatro dell'Elfo è un'anomalia del teatro italiano: è uno dei più importanti Teatri di Rilevante Interesse Culturale del nostro paese, ma non rinuncia a mantenere un legame solido con le sue radici di ‘gruppo’; è una tribù di artisti che ha realizzato il sogno di creare a Milano un grande teatro d'arte sul modello dei più prestigiosi teatri europei.
Da sempre la compagnia rinnova la ricerca sugli autori nuovi e inediti, alternandola alla convinta frequentazione dei classici, a partire da Shakespeare. Vengono portati sulle scene italiane i lavori di Steven Berkoff, i nuovi arrabbiati inglesi Sarah Kane e Mark Ravenhill, e soprattutto Angels in America, best seller del teatro americano scritto da Tony Kushner. Lo spettacolo di Bruni e De Capitani ha un tale successo che si aggiudica tutti i maggiori premi teatrali.
Una nuova svolta progettuale arriva nel marzo 2010 quando il Teatro dell'Elfo inaugura la sede di corso Buenos Aires, uno spazio finalmente adeguato alla sua attività: il novecentesco Teatro Puccini, riprogettato radicalmente come teatro d'arte contemporanea. Le tre sale, dedicate a Shakespeare, Fassbinder e Bausch, esemplificano anche il manifesto artistico e programmatico: la pratica convinta della drammaturgia contemporanea, la programmazione interdisciplinare, la compattezza del nucleo artistico e il lavoro con e per le nuove generazioni di artisti e di spettatori.
Ma l'Elfo oggi non è solo questo. Guidato da Bruni, De Capitani (direttori artistici) e da Fiorenzo Grassi (direttore organizzativo), è la prima istituzione teatrale italiana ad aver ottenuto il riconoscimento di Impresa Sociale, con il coinvolgimento partecipato non solo dei lavoratori, ma di tutti gli stakeholder, spettatori e cittadini inclusi. È un esperimento artistico d'avanguardia, ma anche un esperimento economico e sociale, un'impresa retta da principi etici e partecipati.
Noi abbiamo incontrato Bruni e De Capitani per ripercorrere la lunga storia di questo gruppo teatrale, i suoi successi e gli autori di riferimento, ma anche per farci raccontare da loro come si fa a fare di una compagnia di teatro un' impresa sociale, come si dividono il lavoro e come interagiscono con le nuove generazioni, scoprendo che per De Capitani tutto cominciò grazie ad una barzelletta raccontata in una trattoria ligure dove lavorava come cameriere e di un' attrice di cui si era innamorato.
Quel sodalizio artistico, nato infatti nel 1972 per volontà di Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Cristina Crippa, Corinna Augustoni, Ida Marinelli, Luca Toracca, insieme a Gabriele Salvatores, hanno accolto lungo il loro cammino Elena Russo Arman e Francesco Frongia, si è infatti ritagliato un posto di primo piano nel panorama scenico italiano, grazie a decine di spettacoli, diversi dei quali ben presenti nella memoria di chi li ha visti.
Il Teatro dell'Elfo è un'anomalia del teatro italiano: è uno dei più importanti Teatri di Rilevante Interesse Culturale del nostro paese, ma non rinuncia a mantenere un legame solido con le sue radici di ‘gruppo’; è una tribù di artisti che ha realizzato il sogno di creare a Milano un grande teatro d'arte sul modello dei più prestigiosi teatri europei.
Da sempre la compagnia rinnova la ricerca sugli autori nuovi e inediti, alternandola alla convinta frequentazione dei classici, a partire da Shakespeare. Vengono portati sulle scene italiane i lavori di Steven Berkoff, i nuovi arrabbiati inglesi Sarah Kane e Mark Ravenhill, e soprattutto Angels in America, best seller del teatro americano scritto da Tony Kushner. Lo spettacolo di Bruni e De Capitani ha un tale successo che si aggiudica tutti i maggiori premi teatrali.
Una nuova svolta progettuale arriva nel marzo 2010 quando il Teatro dell'Elfo inaugura la sede di corso Buenos Aires, uno spazio finalmente adeguato alla sua attività: il novecentesco Teatro Puccini, riprogettato radicalmente come teatro d'arte contemporanea. Le tre sale, dedicate a Shakespeare, Fassbinder e Bausch, esemplificano anche il manifesto artistico e programmatico: la pratica convinta della drammaturgia contemporanea, la programmazione interdisciplinare, la compattezza del nucleo artistico e il lavoro con e per le nuove generazioni di artisti e di spettatori.
Ma l'Elfo oggi non è solo questo. Guidato da Bruni, De Capitani (direttori artistici) e da Fiorenzo Grassi (direttore organizzativo), è la prima istituzione teatrale italiana ad aver ottenuto il riconoscimento di Impresa Sociale, con il coinvolgimento partecipato non solo dei lavoratori, ma di tutti gli stakeholder, spettatori e cittadini inclusi. È un esperimento artistico d'avanguardia, ma anche un esperimento economico e sociale, un'impresa retta da principi etici e partecipati.
Noi abbiamo incontrato Bruni e De Capitani per ripercorrere la lunga storia di questo gruppo teatrale, i suoi successi e gli autori di riferimento, ma anche per farci raccontare da loro come si fa a fare di una compagnia di teatro un' impresa sociale, come si dividono il lavoro e come interagiscono con le nuove generazioni, scoprendo che per De Capitani tutto cominciò grazie ad una barzelletta raccontata in una trattoria ligure dove lavorava come cameriere e di un' attrice di cui si era innamorato.