De Chirico : Il sole sul cavalletto
1973. Una giornata nello studio dell'artista
La pittura è contemplazione. Bisogna contemplarla, guardarla
Giorgio de Chirico
Nel 1973, Giorgio de Chirico, ormai ottantacinquenne, viene immortalato dalle telecamere Rai nella sua casa studio di Piazza di Spagna 31, a Roma, mentre dipinge "Il sole nel cavalletto" (1973).
Ad intervistare l’artista durante uno straordinario work in progress, è il giornalista Franco Simongini (1932-1994), autore di numerose serie televisive, tra le quali, "Come nasce un’opera d’arte" (1975-1976) dedicata esplicitamente ad artisti al lavoro per la quale, ripresenta questo suo primo reportage girato nello studio di de Chirico alle prese con i pennelli.
Il giornalista promuoveva così di un modello di inchiesta televisiva sull’arte contemporanea condotta in presa diretta negli studi degli artisti
Dal 1973, Simongini intervistava ripetutamente de Chirico mettendo a nudo la sua immagine negli ultimi anni di vita e restituendo la verve comica e ironica di un uomo ancora profondamente consapevole dei suoi mezzi.
Giornalista Rai dal 1961, Simongini si era sempre occupato con passione a tematiche artistiche collaborando a rubriche culturali quali “Arti e Scienze” e “L’Approdo”. Verso la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, in veste di autore, progettava e realizzava una serie di rubriche d'arte dedicate proprio alla scena contemporanea ("A tu per tu con l'opera d'arte", "Artisti d'oggi", "Ritratto d'Autore").
Grazie al suo lavoro e alla sua particolare passione, gli archivi Rai si sono arricchiti di testimonianze preziose ed uniche: Afro, Capogrossi, Pirandello, Dorazio, Fazzini, Vangi, Vespignani, Burri, Matta, Guttuso, solo per fare alcuni nomi, appaiono nei loro studi o nelle loro case, mentre raccontano sé stessi e le loro creazioni.
Simongini è stato in grado di offrire al grande pubblico in modo semplice e immediato, tutta la complessità della figura dell’artista, visto come uomo e creatore
Giorgio de Chirico è stato uno degli artisti italiani a cui le telecamere di tutto il mondo si sono generosamente rivolte fin dal Secondo Dopoguerra. Anche Simongini, dopo questo primo incontro con l’artista, realizzerà su di lui altri due documentari in forma di interviste ironiche e partecipate a un de Chirico oramai anziano, ma ancora vitale e simpatico (Giorgio de Chirico. Il Mistero dell’infinito, 1973; De Chirico ’77, 1977).
Giorgio de Chirico, Il Sole sul cavalletto, 1973, olio su tela, cm 64,5x81 © Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico
“Il Sole sul cavalletto” faceva parte della serie "Soli Spenti", un tema sviluppato da de Chirico già negli anni Trenta del Novecento, mentre elaborava le illustrazioni per i "Calligrammi" di Guillaume Apollinaire, suo grande amico e iniziale sostenitore nel primo soggiorno parigino (1910-1915).
Il soggetto veniva ripreso da de Chirico durante il periodo Neometafisico che, nel Secondo Dopoguerra, sviluppava in termini di composizione, colore, tecnica e stile.
Simongini: Maestro, che quadro sta preparando?
De Chirico: Questo è un soggetto che riguarda i soli. Il sole spento in cielo e che si riaccende in una camera
L'opera mostra un palcoscenico di teatro con i tendoni del sipario aperti, una poltrona, una luna e un sole appeso a un cavalletto. Nel cielo, sullo sfondo, il sole e la luna appaiono neri, in netto contrasto con i loro omologhi in primo piano che sembrano invece brillare di luce propria, collegati tra di loro con un filo.
I tempi sono quelli dell'arte, di una televisione fatta di poche parole, per nulla didascalica, ma tesa all'ascolto di qualcosa di unico, la nascita in tempo reale di un'opera d'arte
Per rompere questo sacro silenzio, Simongini provoca de Chirico che a tratti risponde in modo burbero, ma sta al gioco, tuttavia, fino ad un cero punto.
Simongini: Maestro, ma aveva promesso di fare tutto davanti alle telecamere, qui vedo che il lavoro è andato avanti rispetto a ieri!
De Chirico si scusa invocando il furore creativo. E ancora, quando Simongini chiede al Maestro se usa i colori ad olio, de Chirico risponde serio:
Olio, sì. Perché colori al burro non ci sono
Un duetto magistrale!
Sempre schivo a parlare di sé, l’artista racconta la sua giornata, la scansione dettata dal lavoro, l’importanza del mestiere, dai pennelli ai colori alla tela e ancora, l’amore per la forma del tulipano, la città di Ostia, le piogge autunnali, le sue letture di Nietzsche e Schopenhauer, la produzione letteraria del fratello Savinio e infine, tema scottante per la critica, la sua avversione al Surrealismo.
La capacità di divulgazione di Simongini, la leggerezza e la serietà con cui conduceva questi incontri venne così definita da Federico Zeri:
Simongini era un giornalista con ampie vedute. Era perfettamente liberale, non aveva né pregiudizi, né punti di vista precostituiti. Le sue domande, poi, erano sempre molto semplici, in modo da poter essere capite da tutti. La televisione deve essere compresa dalla gente: se diventa astrusa, è inutile
Questo documento senza uguali sull’artista al lavoro, venne ripresentato nel 1983 in occasione di un’importante celebrazione parigina che rivalutava la pittura di de Chirico dopo il 1928, anno in cui André Breton aveva decretato la fine dell'arte del maestro italiano intorno al 1919, subito l'incontro con "Valori Plastici".
I documentari di Franco Simongini, dopo la sua morte, sono stati oggetto di numerose manifestazioni culturali svolte presso festival cinematografici ed importanti musei.