Giuliano Vangi
Un viaggio nel cuore dell'uomo
Un racconto intorno all'uomo e al suo destino e un viaggio nella plurimillenaria tradizione scultorea. Giuliano Vangi torna a esporre a Roma con una selezione di opere realizzate negli ultimi venti anni: ventisei sculture, molte delle quali di grandi dimensioni e una trentina di disegni, che presentano un artista rivolto alle ultime generazioni con una riflessione sul rapporto dell’uomo di oggi con la società, l'ambiente, la natura.
Una mostra con l’allestimento progettato dall'architetto Mario Botta, che ha esaltato la vocazione polifonica di Vangi attraverso l'articolazione delle sculture in un duplice spazio: l’uno caratterizzato dalla presenza allarmante della violenza, l’altro più lirico ed evocativo, aperto alla bellezza e alla speranza. Caratteristica dominante delle sculture e delle opere pittoriche di Vangi è un realismo dal carattere forte e personale:
Il realismo di Vangi è polifonico non è mai un realismo ad una sola voce e in alcune opere è persino minuzioso, specialmente nei particolari dei volti. Non a caso usa occhi che sono stati creati nei laboratori per le protesi oculari. Si può dire che è un realismo in cui la realtà viene intensificata. Non è un realismo mimetico semplicemente, ma un realismo in cui la realtà viene accelerata, viene esasperata.
Gabriele Simongini
L'attualità che ispira costantemente la ricerca plastica di Vangi è declinata in un linguaggio che non concede nulla all'effimero e alla cronaca. Epica e tragica, la narrazione della poliedrica e irripetibile avventura umana messa in scena dall'artista toscano, ha la capacità, come è stato sottolineato, " di rivelare in tempi dominati dall'oscurità e dall'oblio", il valore della memoria e "la scandalosa forza rivoluzionaria del passato".
E' ben visibile l’enorme capacità di Vangi di dialogare con la scultura di tutti i tempi: dalla scultura assiro-babilonese, egizia, alla scultura del primo Rinascimento, uno dei suoi artisti di riferimento è, per esempio, Donatello, Vangi ripercorre via via tutta la tradizione scultorea in modo assolutamente libero e in questo senso si stacca dall’idea postmoderna che pressupone l’idea del frammento, del gioco citazionistico, in Vangi del tutto assente.
Gabriele Simongini
Il servizio è stato realizzato da RAI Cultura in occasione della mostra Giuliano Vangi. Opere 1994-2014, MACRO, Roma, 2014-2015