Francesca Grilli
Il tempo cadenzato
Nella sua prima opera video 194,9 MHz (2006), seguiamo l’artista che si avventura sulle colline con un’antenna, alla ricerca del punto esatto che le permetta di entrare in contatto con una dimensione altra.
Come in molte sue opere successive, il sonoro ha un ruolo fondamentale. Seguendo nelle immagini il sentiero ascensionale dell’artista, ascoltiamo una conversazione che Francesca ha con suo padre circa l’origine del nome di lui. Il padre racconta che sua madre scelse di chiamarlo Franco in memoria di un altro suo figlio scomparso, svelando come quel tragico evento avesse segnato la sua infanzia: il senso di quel lutto, sempre presente impose il divieto di ascoltare la musica nella loro casa. Lo stesso nome di Francesca ha origine da questa memoria.
Proprio la musica diventa elemento ricorrente e un legame di condivisione tra le generazioni in molti suoi lavori successivi.
All’inizio del 2015 coinvolge 3 generazioni di una famiglia che condivide la passione per il canto e l’arte nella performance Family (2015-2017), per il Van Abbe museum a Eindhoven in Olanda.E’ una performance che si svolge per ben tre anni - dal 2015 al 2017 - in maniera ricorrente e ripetuta ad ogni cambio di stagione. La famiglia, protagonista dell’opera fu prescelta attraverso l’annuncio su un giornale in Olanda e composta da membri di età tra i 9 ai 83 anni.
Ho deciso di fare un open call e di chiamare l’attenzione a una famiglia di musicisti (…) Hanno risposto diverse famiglie del territorio e alla fine ho scelto la famiglia con più generazioni: padre, madre, nonna e bambino con formazioni vocali molto differenti l’uno dall’altro. Loro erano invitti ad occupare il museo nei quattro piani e ogni cambio di stagione semplicemente cantavano i titoli delle opere che loro amavano di più.
I personaggi si esibiscono improvvisando brani creati per le opere da loro preferite della collezione esposta al Van Abbemuseum. Ciascun membro della famiglia canta quindi in diverse sale dislocate nei 4 piani del museo, provocando reazioni di sorpresa tra i visitatoriLa performance si è svolta per tre anni che era il tempo in cui la collezione del museo veniva esibito. E in questi tre anni chiaramente da spettatore tu potevi vedere il cambiamento del tempo sulla famiglia. Potevano succedere diverse cose, potevano esserci delle separazioni, delle crescite, dei lutti… per un periodo la nonna è sparita, poi è tornata, il bambino è cresciuto, la voce è cambiata. (…) Volevo, in qualche modo, che il tempo di un museo seguisse il tempo della vita reale.
Francesa Grilli
La musica è ancora una volta un elemento fondamentale nella performance Iron del 2012. Realizzata in collaborazione con la Discoteca di Stato di Roma che ha messo a disposizione dell’artista una serie di brani musicali che per vari motivi (politici, morali o religiosi) erano stati censurati. L’artista coinvolge due musicisti, un duo violoncello e contrabasso, nell’interpretazione di quei brani censurati, ma prima dell’inizio dell’esecuzione appicca il fuoco agli archetti. I due concertisti suonano, soltanto illuminati dalla luce del fuoco, con una cadenza sempre più accelerata finché non si scontrano con l’ostacolo inibitorio dell’archetto rovente.
La musica e la sfida dei limiti si incontrano di nuovo sia nel nell’opera Arriverà e ci coglierà di sorpresa (2006) con due ballerini over sessanta come protagonisti che ballano per tre ore di seguito, e anche nell’opera Faster than light (2015) un video-lavoro commissionato su una casa di riposo, dov’è proprio la musica a fare da ponte tra due generazioni.
RAI Cultura ha incontrato Francesca Grilli al Museo MAXXI di Roma, che qui ci racconta suoi lavori