Lezioni di Design
Italia nel 1972 al MOMA di New York
RAI Cultura vi propone un filmato dalle TECHE RAI che ripercorre una grande mostra sul design italiano tenutasi nel 1972 al MOMA del New York.
Nel 1972 il MOMA di New York organizza una grande mostra di design italiano nella quale il curatore Emilio Ambasz accosta i maestri e la nuova generazione nata dai movimenti di avanguardia.
Si cercava di rappresentare una cultura, e in Italia il design viene visto come una parte della cultura.
Emilio Ambasz, curatore della mostra
L’evento segna un momento molto importante perché rappresenta un’occasione di promozione internazionale del prodotto industriale italiano e al contempo una riflessione sui nuovi fermenti intellettuali nel campo progettuale che risentivano del clima politico e sociale che l’Italia stava vivendo. Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, infatti, l’Italia interpreta il design non solo come momento progettuale finalizzato alla realizzazione di oggetti ma anche come strumento di critica alla società.
Il prodotto diventa così uno strumento culturale, di contestazione, di riforma o anche di conformismo. Questo fu un fatto assolutamente nuovo per il pubblico americano, che considerava il design solo sotto il profilo della produzione industriale.
Una ampia sezione è dedicata alla cosiddetta architettura radicale, rappresentata da Gaetano Pesce, Ugo La Pietra, Archizoom e Superstudio, che propongono provocatorie installazioni sulle problematiche dell’abitare. Mentre i più affermati designer come Bellini, Sottsass, Zanuso e Gae Aulenti Joe Colombo ricercano nuove soluzioni globali.
Per quella mostra ho fatto una serie di mobili di plastica che erano grigi.(…) Immaginavo che l’industria edile costruisse degli edifici con grandi spazi , dei loft come si dice, e che lì dentro ogni uno si potesse muovere questi mobili, spostarli, assommarli, accostarli a secondo delle necessità; al punto pensavo che se un bambino piangeva troppo li si mette tutti i mobili intorno; se la moglie litiga col marito, si divide questo spazio con un muro di mobili; oppure si possono lasciare spazi, oppure… che so io, che il mobile perdesse il suo significato come elemento simbolico e invece assumesse un significato più che altro di sostegno alla forza dell’esistenza interna.
Ettore Sottsass
Il ricordo di questa esposizione e del momento storico che la generò nelle parole dei protagonisti Ettore Sottsass, Andrea Branzi, Giulio Castelli e lo stesso curatore Ambasz.