Lo spinario

Rivelata l'identità del giovane

C’era anche Lo spinario nel bottino di guerra che Napoleone portò con sé in Francia, insieme a migliaia di capolavori, al ritorno dalla Campagna d’Italia del 1796. Non sfuggì ai predatori dell’armata francese la seducente bellezza del fanciullo seduto sopra una roccia, opera in bronzo tra le  più celebri e copiate dell’antichità.

Donata da Sisto IV alla città di Roma nel 1471, e parte del nucleo fondante dei Musei Capitolini, la scultura tornò nella città eterna, dopo aver fatto parte anche della nascente istituzione del Louvre, nel 1815.

Lo spinario è stata copiata e studiata da molti artisti e tantissimi hanno realizzato una copia in scala 1:1 o bronzetti in scala ridotta per possederne l'immagine.
Claudio Parisi Presicce 
Direttore dei Musei Capitolini

Opera realizzata probabilmente verso il cinquanta a.C., Lo spinario  testimonia la speciale grazia, bellezza e naturalezza proprie dell’arte greca, e costituisce, come racconta Claudio Parisi Presicce, direttore dei Musei Capitolini, per la particolare soluzione del rapporto tra figura e spazio, una tappa fondamentale nell'evoluzione della scultura antica.

Secondo una nuova, rivoluzionaria interpretazione, presentata attraverso una mostra ricca di confronti iconografici, il giovane sino ad ora anonimo, potrebbe rappresentare non un semplice pastore ma Ascanio-Iulio, figlio di Enea, capostipite della gens Iulia, di cui fecero parte Giulio Cesare e Ottaviano Augusto. 

Il servizio è stato realizzato da Rai Cultura in occasione della mostra Spinario. Storia e fortuna, Musei Capitolini, Roma, 2014.