Mario Cresci
Dentro l'immagine
Nel 1969 alla Galleria Diaframma di Milano, Mario Cresci propone mille fotografie dentro altrettanti cilindri trasparenti.
Sono “scatole che si consumano con gli occhi.” Per il pubblico è un’esperienza eccentrica, inusuale. E’, infatti, la prima installazione fotografica in Europa e l’autore, sfidando le convenzioni di genere, si allontana dallo specifico fotografico per avvicinarsi alle ricerche artistiche contemporanee, in particolare a quelle di Piero Manzoni.
Sin dagli esordi, il lavoro fotografico del maestro ligure, nato a Chiavari nel 1946, è caratterizzato da una grande libertà di espressione. Un percorso eclettico, che parte dalla scuola di design, dalla progettazione di oggetti prima di arrivare alla fotografia. Mario Cresci attraversa contesti sociali diversi e affonda nella cultura dei luoghi senza mai rinunciare all’esigenza di sperimentare: dagli “anti-reportage” in Basilicata, immerso nella cultura contadina, realizzati fra la fine degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, alle serie elaborate nella sua “seconda vita” a Bergamo, dove fino al 2000 è direttore dell’Accademia di Belle Arti e si confronta con le immagini del patrimonio artistico, fonte di suggestioni infinite, contaminando fotografia, disegno, pittura, video, installazione.
Sono gli anni in cui si accentua l’interesse a sottolineare l’ambiguità della percezione visiva, che prosegue sino ad oggi. Tra gli ultimi lavori di Mario Cresci, una serie dedicata a Charles Baudelaire: non un nuovo ritratto ma, quasi, il diario di un incontro con le emozioni e i pensieri intercettati dentro l’immagine ufficiale dello scrittore, stampata quarantasei volte, gli anni della vita del poeta con un intervento che non è solo fotografia né soltanto grafica:
un lavoro esemplare di una poetica che coniuga “la sistematicità e la razionalità del metodo investigativo con la fantasia immaginativa e la sensibilità visiva proprie dell'artista”.
foto in copertina: dettaglio Autoritratto