Pollock e Michelangelo, la furia dei titani
I segni indelebili lasciati dai due artisti
In questa unità parliamo del maestro del non finito, Michelangelo Buonarroti e di Jackson Pollock, l’uomo che ha inventato l’action painting, scardinando le regole dell’arte figurativa occidentale. Nella culla del Rinascimento, una mostra lega concettualmente i due titani cercando di mettere in luce quanto l’artista americano fosse suggestionato dal potente segno di Michelangelo, di cui proprio nel 2014 si è celebrato il quattrocentocinquantesimo anniversario della morte.
In pochi sanno che Jackson Pollock da giovane aveva l'ambizione di essere uno scultore più che pittore. In una lettera ai familiari scrisse: voglio aggredire un blocco di marmo.
Sergio Risaliti
Curata da Sergio Risaliti e da Francesca Campana Camparini, l’esposizione presenta oltre a sei disegni di Pollock, eccezionalmente prestati dal Metropolitan Museum di New York e per la prima volta esposti in Italia, alcuni dipinti e incisioni provenienti da musei internazionali e collezioni private (The Pollock Krasner Foundation, New York – Washburn Gallery, New York, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Stedelijk Museum- Amsterdam, Museum of Art di Tel Aviv).
Non fa molta differenza come la pittura viene applicata fintanto che qualcosa viene detto. La tecnica è solo un mezzo per arrivare a una dichiarazione.
Jackson Pollock
Due anche le sedi che ospitano l’evento: Palazzo Vecchio, dove la memoria del Buonarroti è consegnata a uno dei suoi più celebri marmi, il Genio della Vittoria, emblema della furia creativa che torna a proporsi con enfasi nelle rivoluzionarie pitture di Pollock, e il Complesso di San Firenze, spazio dedicato ad un’esplorazione virtuale delle opere dell’artista americano, per una coinvolgente esperienza immersiva nel procedimento creativo dell’action painting.
Il servizio è stato realizzato da RAI Arte in occasione della mostra Jackson Pollock. La figura della furia, Palazzo Vecchio, Firenze, 2014