Lucamaleonte
Il camaleontico
E’ solo un nome d’arte, ma quella parola, camaleonte, che è presente in tutte le opere che firma, ci dice molto se non tutto di Lucamaleonte, writer romano classe 1983.
Luca, camaleontico. Vuoi perché è stato capace di passare dal rigore accademico agli stencil e ai colori spray, sui muri della capitale. Vuoi perché è in grado di far coabitare nello stesso ambiente la modernità urbana e l’antichità di disegni tipicamente medievali, tratti dalla catalogazione di piante e animali. Vuoi perché, risultando quasi anacronistico rispetto ad altri colleghi della Street Art, ritiene che dipingere per strada quel che si vuole sia già di per sé un atto di violenza e ciò lo porta a voler esprimere il suo pensiero utilizzando il linguaggio e i codici dei posti in cui dipinge. Come nel caso del murale realizzato in Sicilia, in cui racconta lo sbarco dei migranti sulle coste e i drammi che spesso si consumano sotto gli occhi dell’Isola, attraverso un linguaggio familiare per i siciliani che è quello dell’Opera dei Pupi. Per mandare il suo messaggio, niente sarebbe stato più chiaro di vedere i paladini di Carlo Magno salvare un Moro dalle acque. Lucamaleonte, quindi, si mimetizza nella cultura del luogo, senza mai farsi coprire. Lasciando ben definito e riconoscibile il suo profilo, i suoi contorni.
Un po’ come il simbolo che usa spesso per firmare i suoi muri o i suoi disegni, che a sua volta cambia nel tempo, ma che lui stesso dichiara essere un segno che lo rappresenta. Un icosaedro: regolare, ma dalle molteplici sfaccettature.
Lucamaleonte è questo e molto altro. Eccolo raccontarsi alle nostre telecamere svelando attraverso la limpidezza del suo sguardo, con timidezza e fierezza al tempo stesso, non solo l’artista ma anche l’uomo.
Quel camaleonte ci racconta, in breve, della sua passione per gli antichi bestiari medievali a cui si ispirano alcuni dei suoi lavori. E ancora, ci racconta di un artista che sa operare, senza essere invasivo, negli ambienti che lo circondano.Parto dal presupposto che per strada sei obbligato a vederlo il mio lavoro, quindi, di per sé è un atto di violenza che si fa verso il pubblico. Tutti dicono “Ah che bello la Street-art è per tutti, migliora la città”, migliora la città se la visione dell’artista è una visione che migliora la città, ma non è detto. Tu comunque stai imponendo una tua immagine, stai imponendo un tuo immaginario. Io cerco di entrare nelle realtà su cui opero in maniera più delicata possibile, senza scioccare, senza creare grandi contrasti. Mi piace parlare il linguaggio che si parla nei posti dove dipingo.
Lucamaleonte.
Luca, camaleontico. Vuoi perché è stato capace di passare dal rigore accademico agli stencil e ai colori spray, sui muri della capitale. Vuoi perché è in grado di far coabitare nello stesso ambiente la modernità urbana e l’antichità di disegni tipicamente medievali, tratti dalla catalogazione di piante e animali. Vuoi perché, risultando quasi anacronistico rispetto ad altri colleghi della Street Art, ritiene che dipingere per strada quel che si vuole sia già di per sé un atto di violenza e ciò lo porta a voler esprimere il suo pensiero utilizzando il linguaggio e i codici dei posti in cui dipinge. Come nel caso del murale realizzato in Sicilia, in cui racconta lo sbarco dei migranti sulle coste e i drammi che spesso si consumano sotto gli occhi dell’Isola, attraverso un linguaggio familiare per i siciliani che è quello dell’Opera dei Pupi. Per mandare il suo messaggio, niente sarebbe stato più chiaro di vedere i paladini di Carlo Magno salvare un Moro dalle acque. Lucamaleonte, quindi, si mimetizza nella cultura del luogo, senza mai farsi coprire. Lasciando ben definito e riconoscibile il suo profilo, i suoi contorni.
Un po’ come il simbolo che usa spesso per firmare i suoi muri o i suoi disegni, che a sua volta cambia nel tempo, ma che lui stesso dichiara essere un segno che lo rappresenta. Un icosaedro: regolare, ma dalle molteplici sfaccettature.
Lucamaleonte è questo e molto altro. Eccolo raccontarsi alle nostre telecamere svelando attraverso la limpidezza del suo sguardo, con timidezza e fierezza al tempo stesso, non solo l’artista ma anche l’uomo.