Palazzo Ambrogio Di Negro

Una biografia negli affreschi dei Semino

Il Palazzo Ambrogio di Negro è uno degli esempi più interessanti di riqualificazione urbana all’interno del panorama dei Palazzi dei Rolli

Infatti, l’edificio che si trova nel cuore del centro storico della città, in via San Luca, all’interno della cinta muraria del Barbarossa costruita intorno all’anno 1155 per difendere Genova da una possibile invasione dell’imperatore, venne completamente modificato dal suo proprietario tra il 1569 e il 1572. 
Palazzo Ambrogio di Negro è collocato sul lato ovest di Piazza Banchi, il cuore delle vendite commerciali di Genova. Qui il banditore indicava i prezzi delle merci che giungevano in porto e qui partivano i carri destinati alle vie mercantili per il Ponente ligure e l’Italia settentrionale. 



A causa dell’espandersi dei flussi commerciali, a fine Cinquecento Piazza Banchi venne completamente modificata con l’innalzamento della chiesa di San Pietro in Banchi e la costruzione della nuova Loggia dei Mercanti, vero e proprio centro delle contrattazioni.
In questo contesto, anche Palazzo Ambrogio di Negro venne stravolto nella sua architettura e per lasciare spazio alle botteghe al piano terreno, il piano nobile venne rialzato, come si può ben notare dall’alto colonnato del piccolo cortile interno.



Per comprendere pienamente l’importanza del palazzo, più che in ogni altro edificio presente negli elenchi dei Rolli, bisogna introdurre la figura del suo primo proprietario, Ambrogio di Negro. 
Nato nel 1519, dopo un’iniziale attività come diplomatico in Spagna e nei Paesi Bassi, Ambrogio decide di seguire le orme del padre andando ad amministrare le ricchezze di famiglia derivate da anni e anni di commerci in giro per l’Europa. 
Grazie a questi viaggi fruttuosi, nel 1549 Ambrogio inizia la carriera di banchiere, prestando denaro dapprima a Massimiliano d’Asburgo e poi direttamente alla corona spagnola. 

La sua abilità nell’intuire l’affare, forse anche un pizzico di fortuna, lo rendono in breve tempo uno degli uomini più ricchi al mondo, tanto che il suo patrimonio arriva a superare il milione di lire

La ricchezza di Ambrogio di Negro derivava da speculazioni finanziarie poste sui tassi di interesse inseriti nel contratto di prestito con i suoi interlocutori, tassi che in brevissimo tempo gli resero una liquidità sostanziosa utilizzata per l’edificazione del suo palazzo. 
Legato alla famiglia Spinola attraverso il matrimonio con Minetta, i cui fratelli erano proprietari di altri prestigiosi palazzi in città, Ambrogio spende circa un quarto del suo patrimonio per ampliare, decorare e ammobiliare l’edificio. 
Il palazzo è inserito in tutte e cinque le liste dei Rolli dal 1576 al 1664 ed è tra quelli scelti da Rubens per il suo libro Palazzi di Genova (1622), nel quale appare la facciata dipinta con una decorazione in finto marmo ad elementi architettonici, a doppio ordine, di colonne ioniche e corinzie che tuttora si può osservare nel prospetto adiacente Piazza Banchi. 
L’elemento artistico più importante si trova tuttavia all’interno del secondo piano nobile del palazzo, quello rialzato per lasciare spazio alle botteghe del pian terreno e anche e soprattutto, per ricercare maggiore luminosità fra gli stretti vicoli intorno alla zona del porto. 
Per decorare il salone principale, Ambrogio di Negro sceglie la famiglia più attiva a Genova in quel periodo, quella dei Semino e in particolare, Cesare ed Alessandro. 


Cesare ed Alessandro Semino, Incontro tra Elena e Paride

La decorazione della volta è dedicata alla Vita di Paride. Il ciclo inizia nei riquadri laterali con la Consegna ai servi di Paride per mano della madre Ecuba che ordinò ai suoi soldati di abbandonare il figlio dopo aver saputo da un oracolo, che questi sarebbe stato la rovina della sua città natale, Troia. Dopo essersi salvato grazie a un’orsa, Paride crebbe come un pastore con il favore degli dei che lo resero partecipe di una disputa per individuare quale tra Atena, Era e Afrodite fosse la divinità più bella. Il giovane scelse Afrodite che gli promise, come ricompensa, l’amore della donna più bella del mondo, Elena, moglie di Menelao re di Sparta. 


Cesare ed Alessandro Semino, Incontro tra Paride e Priamo

Tornato a Troia e dopo aver vinto una gara di forza contro i suoi fratelli, Paride è riconosciuto da Priamo come suo figlio (Incontro tra Paride e Priamo) e successivamente, s’imbarca per Sparta dove incontrerà prima Menelao e poi la sua amata Elena. 


Cesare ed Alessandro Semino, Ratto di Elena

La scena centrale dell’affresco rappresenta il momento del rapimento di Elena da parte di Paride, che darà il via alla Guerra di Troia. 
Si è a lungo dibattuto su quale fosse il significato allegorico dell’affresco e sul perché Ambrogio di Negro abbia voluto dedicare così tanto spazio al mito di Paride. 

Ebbene, una delle motivazioni principali della presenza del Mito di Paride, è da ricercarsi in un episodio biografico della vita di Ambrogio

Infatti il banchiere, come Priamo con Paride, in un primo momento non riconobbe suo figlio Orazio, ma lo accolse solamente dopo. Inoltre, la vicenda di Paride si avvicina alla carriera politica dello stesso Ambrogio: accanto alla crescita del proprio patrimonio personale, Ambrogio di Negro si occupò anche dell’interesse pubblico all’interno della Repubblica di Genova. 
Tra il 1559 e il 1587, Ambrogio ricoprì tutti i principali ruoli di governo dello stato, da membro del Maggior Consiglio, fino al Dogato, il che finì per renderlo mal visto dalla nuova aristocrazia che intendeva attuare dei cambiamenti nell’organizzazione governativa della città.

Come Paride, Ambrogio ebbe una vita complicata che si risolse col successo politico ed economico, prima dell’inevitabile discesa nel periodo della vecchiaia


Cesare ed Alessandro Semino, Danae ingravidata da Zeus sotto pioggia di oro

Lo stesso tema si può riscontrare nel secondo mito presentato dai Semino nel palazzo e in particolare nei salotti laterali del salone principale.
Qui infatti, viene presentata la lunga storia di Danae e Perseo. La sala a sinistra presenta il mito della nascita di Perseo: Acrisio padre di Danae, ricevette un oracolo secondo il quale sarebbe stato ucciso per mano di suo nipote, e per questo, decise di rinchiudere la figlia in una torre altissima. Qui,  ed è il momento descritto nel riquadro centrale, Giove si invaghì della donna e la fecondò sotto forma di oro, da questa unione nacque Perseo. 

Cesare ed Alessandro Semino, Danae e Perseo abbandonati ai flutti del mare

Quando Acrisio venne a sapere del fatto, rinchiuse Danae e suo figlio in una cassa di legno che abbandonò ai flutti del mare. Miracolosamente la cassa giunse sulla costa dell’isola di Serifo. 


Cesare ed Alessandro Semino, Danae e Perseo salvati dalle onde

Da qui si passa nella seconda sala dove il protagonista diventa lo stesso Perseo. Il giovane, cresciuto, cercando di proteggere la madre dall’interesse del Re di Serifo Polidette, promise di portargli qualsiasi cosa fosse di suo desiderio. Cercando di liberarsi di lui, Polidette gli chiese di ricevere in dono la testa della regina delle Gorgoni, Medusa. Perseo, dopo molte peripezie, riuscì a tagliare la testa di Medusa grazie all’aiuto degli dei e dopo essere tornato in patria con Andromeda, che nel frattempo aveva salvato da suo zio Fineo, si vendicava di Polidette pietrificandolo. 


Cesare ed Alessandro Semino, Uccisione di Medusa

Da un punto di vista stilistico, gli affreschi del Palazzo Ambrogio di Negro non sono il punto più elevato della produzione dei Semino, anche a causa delle pesanti ridipinture effettuate in restauro decorativo del 2 febbraio 1869, come scritto nel riquadro del salone centrale dedicato all’Incontro tra Paride e Menelao.
Tuttavia, la cosa che più colpisce è proprio la scelta di Ambrogio di Negro di far raffigurare nel proprio palazzo degli episodi mitologici così ricercati e di significato profondo. Questo però non sorprende più di tanto se si tiene conto di un ultimo particolare della vita di Ambrogio. Egli infatti, fu un fine conoscitore della letteratura e della lingua latina, tanto da essere uno dei padri fondatori dell’Accademia degli Addormentati, la principale congrega di letterati al tempo della Repubblica di Genova. 



La grande cultura di Ambrogio di Negro è anche alla base delle scritte in lingua latina presenti sugli stipiti delle porte di accesso del salone che presentano particolari biografici, come nel motto “virtuti fortuna comes”, letteralmente, “la fortuna", in questo caso politica e finanziaria, "è compagna del valore”. 
Palazzo Ambrogio Di Negro, restò di proprietà della famiglia di Negro sino ai primi anni dell’Ottocento, quando venne diviso in diversi vani e appartamenti privati.
Nessun altro discendente di Ambrogio riuscirà a ottenere tanta ricchezza, a partire dal figlio Orazio che mantenere stabile il grandioso patrimonio del padre. 
Ambrogio di Negro, morto a 82 anni nel 1601, oggi riposa all’interno della chiesa di San Bartolomeo della Certosa.


Ideazione e contenuti, Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Presentazione video Yuri Molino
Riprese, regia, montaggio e fotografie Lorenzo Zeppa