Palazzo Tommaso Spinola Pessagno

Pregevoli brani di Manierismo genovese

Palazzo Tommaso Spinola Pessagno si trova al centro di Salita Santa Caterina, strada strategica di Genova che anticamente collegava il centro storico della città con l'uscita di porta Santa Caterina, lungo le mura del Barbarossa 

Ai lati di questa strada, ben cinque esponenti della ricchissima famiglia Spinola, del ramo di Luccoli, fecero costruire i loro palazzi, poi iscritti nelle varie liste dei Rolli. 
Tra le dimore di Agostino, Luciano, Giorgio e Oberto, spicca per bellezza architettonica e decorativa il palazzo di Tomaso Spinola, costruito tra il 1558 e il 1561, su progetto di Giovanni Battista Castello, detto il Bergamasco. 
L’edificio venne abitato dallo Spinola solo per pochi anni, prima di essere ceduto, nel 1574, a Luca Negrone e così nel tempo ad altre proprietà, fino a Giuseppe Pessagno che lo acquistò nel 1847.



Già dal prospetto esterno, il palazzo spicca per novità e bellezza. La facciata, all'epoca era caratterizzata da decorazione a rilievo, stucchi di Andrea Aprile da Corona che incorniciavano dei riquadri affrescati da Andrea Semino, oggi perduti. 
Rimane il bellissimo portale disegnato dal Bergamasco, contraddistinto da erme femminili incastonate in una decorazione che regge un timpano spezzato a volute spiraliformi. 



Varcato il portale, l’atrio accoglie in un ambiente dove il  Bergamasco riuscì ad affrontare il problema del dislivello tra l’accesso e il ballatoio prima dello scalone, attraverso una scalinata posta sotto a una serliana a triforio. L'effetto è di un ambiente monumentale. 
Nel soffitto inoltre, l'affresco di Ottavio Semino, risalente agli anni Sessanta del Cinquecento, mostra Angelica legata alla rupe e attorno, ricche cornici di stucchi e grottesche.



Il palazzo è dotato da due piani nobili che innalzano l’edificio rendendolo luminoso, entrambi decorati ad affresco della bottega dei Semino, all'epoca, vere e proprie star della pittura manierista genovese.
In particolare, il primo piano presenta nel salone l’affresco raffigurante Clelia e le sue Compagne che fuggono dal campo di Porsenna. A completare la decorazione, grottesche inframezzate da ovali con figure allegoriche, sparse anche nei pennacchi, sono le Virtù Fortezza, Prudenza, Temperanza, Giustizia e Carità.




L’affresco più importante del palazzo è senza dubbio quello del salone del secondo piano nobile dove, Andrea e Ottavio Semino, nei primi anni Sessanta del Cinquecento realizzarono una straordinaria narrazione delle imprese di Carlo V, nel momento in cui le truppe del sovrano attraversavano il fiume Elba, nella battaglia di Muhlberg, il 24 aprile del 1547.
Le imprese di Carlo V, costituivano un nuovo soggetto iconografico, un unicum nel panorama dei grandi cicli pittorici che decoravano i Palazzi dei Rolli. 

 
A destra, Carlo V in una postura da nuovo Cesare incoronato con alloro, indica con forza lo sconfitto Giovanni Federico di Sassonia. L’imperatore è identificato con il noto profilo e con la simbologia asburgica dell’aquila che troneggia sulla tenda retrostante. 
Sullo sfondo del riquadro, la fase saliente della battaglia con le truppe impegnate nei cannoneggiamenti. 



L’esito di questo scontro fu fondamentale nella politica imperiale di Carlo V che, sconfiggendo la ribellione della Lega di Smalcalda, unificò un enorme territorio anche nelle fede religiosa. 
Forse lo stesso Tomaso Spinola combatté al fianco di Carlo V e questo, spiega ancora una volta la scelta del proprietario per il salone principale. 

Oltre al valore e al significato storico della gloria di Carlo V, questi affreschi avevano anche un contenuto profondo e simbolico

Lo stesso anno della battaglia di Muhlberg, nel 1547, a Genova ebbe luogo un tentativo di rovesciare la Repubblica da parte della famiglia filofrancese dei Fieschi.
La congiura si rivelò un fallimento, fu repressa nel sangue, proprio come avvenne nella sconfitta della Lega di Smalcalda. 



Con questo affresco, Tomaso Spinola voleva redarguire le ribellioni contro il potere di un impero o di una città. Un'interpretazione morale, confermata anche dalle quattro scene laterali dell'affresco centrale, dove i Semino presentano cinque tappe fondamentali nel consolidamento del potere di Carlo V. 



La Battaglia di Pavia (1525), dove l’imperatore sconfisse il sovrano francese Francesco I, l’Assedio di Firenze (1530), la Liberazione della città di Vienna dall’assedio del Sultano Solimano il Magnifico e infine, Carlo V che dialoga con l'ammiraglio Andrea Doria, dopo la Battaglia di Tunisi (1535), per la quale, i genovesi contribuirono attivamente saldando l’alleanza con la corona spagnola. 



Chiudono l’affresco, alcune figure allegoriche di Vittoria, Vittoria Navale, Pace e Fama
Con questo intervento, i fratelli Andrea e Ottavio Semino raggiungono un’ottima qualità stilistica rispetto ad altri loro interventi. 

L’alternanza dei colori e delle tonalità calde e fredde, la ricerca della prospettiva, la splendida caratterizzazione dei personaggi in primo piano, testimoniano la notevole perizia di disegno raggiunta dai due pittori Semino

Dal salone si accede poi a un ultimo spazio, un salotto laterale con nella volta un bellissimo affresco di Luca Cambiaso, tra i grandi innovatori della pittura del Cinquecento. 



Agli inizi della sua straordinaria carriera, Cambiaso si dedicava con il padre Giovanni ad affrescare alcuni importanti Palazzi dei Rolli, come il vicino Doria Spinola. Qui, nel palazzo di Tommaso, l’artista si stacca dal manierismo michelangiolesco per una visione più nitida e ricercata. 
Probabilmente tratte dalla storia greca, il soggetto dell’affresco del salotto è di incerto, anche se nel riquadro centrale si riconosce Eroe di fronte ad Apollo nel Parnaso



Due gruppi di tre muse dialogano tra loro alla base del dipinto mentre i due personaggi principali si dispongono in una costruzione piramidale con al vertice, in alto, Apollo che accoglie una figura scorciata di spalle, identificabile con Cipselo, tiranno di Corinto che pose fine a un’egemonia dinastica a favore di un buon governo. 
Il racconto potrebbe riferirsi all'allegoria di Andrea Doria, che con intelligenza e abilità diplomatica, seppe dare vita alla Repubblica di Genova nel 1528. 



Le scene laterali sono di dubbia lettura; tra quelle di vita quotidiana, nel riquadro a sinistra è rappresentato uno splendido bagno, forse ispirato a quelli che Galeazzo Alessi aveva progettato per alcune ville di ricchi aristocratici genovesi.

Quale sia l’effettivo significato iconografico rimane dubbio, ma è certa l’assoluta maestria del Cambiaso nel presentare qui innovazioni tecniche e stilistiche molto interessanti

Dai panneggi delle muse in primo piano nel riquadro centrale che esprimono al meglio la morbidezza del tocco del pittore, ai giochi prospettici delle architetture nei riquadri laterali che evidenziano lo studio preliminare delle proporzioni, qui sono evidenti le qualità di Cambiaso, un artista che sarà grande interprete anche di dipinti su tela. 
Per questa estrema abilità e versatilità, negli ultimi anni della sua vita Cambiaso sarà chiamato dal re di Spagna Filippo II per dipingere la volta della chiesa del Monastero dell’Escorial.


Ideazione e contenuti, Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Presentazione video Beatrice Zulian
Riprese, regia, montaggio e fotografie Lorenzo Zeppa