Voci allegre nel buio
La retrospettiva di Lisetta Carmi al MAN
Pianista virtuosa nella giovinezza, dagli anni Sessanta dedita alla fotografia e infine alla pratica contemplativa, fondatrice di una comunità ascetica dove si trova ancora in ritiro a novantasette anni, Lisetta Carmi ha voltato più volte pagina nel corso della sua lunga vita, cambiando bruscamente il percorso ma tenendo sempre fermo il proprio sguardo sul mondo, fedele ad una prospettiva centrata su un'ininterrotta ricerca etica.Un’autrice che non ha mai smesso di perseguire i valori della condivisione e della prossimità, portando in primo piano la quotidianità degli ultimi e di chi lotta per la sopravvivenza, nella convinzione – quasi evangelica – che ogni vita abbia uno scopo e un valore imperscrutabile.
Luigi Fassi, direttore Man
A questa importante testimone del Novecento, nata a Genova nel 1924, il MAN – Museo d’Arte Provincia di Nuoro dedica la mostra antologica Voci allegre nel buio. Fotografie in Sardegna 1962-1976.
L'esposizione che si inserisce nell’ambito di un'indagine sul rapporto tra l’isola e i maestri della fotografia italiana iniziata nel 2020 con le opere di Guido Guidi, riscopre un reportage della Carmi tuttora in larga parte inedito, e riunisce centinaia di scatti in bianco e nero realizzati dalla fotografa tra il 1962 e il 1976 durante i numerosi e ripetuti soggiorni nell'isola.
Completa il percorso espositivo una serie inedita di diapositive a colori che ritraggono i paesaggi dell’entroterra sardo, con boschi, fiumi e laghi colti nella loro dimensione più arcana ed evocativa, frutto di una commissione editoriale.
Due sezioni della mostra sono poi dedicate alla serie de I Travestiti (1965-1971) e agli operai di Genova - porto (1964) l'esito di un servizio fotografico del 1964 sui lavoratori del porto del capoluogo ligure, realizzato con l'obiettivo di denunciare le durissime condizioni del lavoro.
L'interesse di Lisetta Carmi per la Sardegna nasce dopo la lettura di una testimonianza sulla realtà scolastica del nuorese pubblicata su Il Mondo a partire dall’agosto del 1956. E' per la fotografa genovese l'inizio di un'avventura conoscitiva, oltre che affettiva, che si protrae per quindici anni, spesi a raccontare un territorio che va dalla Barbagia alla Gallura, da Orgosolo a Porto Cervo. Lo sguardo dell'autrice è sensibile a tutti i cambiamenti che a metà degli anni Sessanta investono i rapporti tra uomini e donne e il paesaggio stesso, trasformato attraverso "l'invenzione della Costa Smeralda" in un paradiso per il turismo d’élite e destinato a registrare un divario crescente e senza equilibrio tra mondo rurale e modernità.Per me la fotografia, che vedo e pratico esclusivamente come reportage, non è tanto un mezzo di espressione, quanto piuttosto un mezzo di comprensione e comunicazione. Penso che essa possa aiutarci a capire gli altri e i loro problemi e quindi anche a studiare il da farsi per il benessere universale, ad abbattere le barriere che ancora separano gli uomini, a vincere le diffidenze, a cancellare i pregiudizi, ad eliminare le convenzioni ingiuste ormai codificate.
Lisetta Carmi, 1967
Lisetta Carmi si concentra a documentare la sopravvivenza di attività produttive tradizionali della cultura sarda, quali la preparazione e la cottura del pane carta musica. Visita le domus de janas di Oreharva a Orgosolo e si inoltra sulle montagne per fotografare i pastori nel loro ambiente di lavoro. Nel 1976 realizza altre immagini sul lavoro nelle fabbriche di sughero, attività di vitale importanza per questa regione, come lo sono i laboratori artigianali di tappeti ai quali dedicherà alcuni scatti a Irgoli, Onifai e a Dorgali.
Tra le serie più significative che illustrano la poetica dell'autrice e la personale visione del contesto sociale sardo, sono esposte in mostra le immagini realizzate nel dicembre del 1966 in occasione del capodanno di Orgosolo, caratterizzato dalla festa della Candelaria. In quegli anni, l’ultimo giorno del calendario, al mattino, i bambini di Orgosolo percorrevano le strade e i vicoli del paese con un sacco bianco sulle spalle, andando di porta in porta a raccogliere doni. Definita da Carmi la festa della speranza, la Candelaria segnava un momento unico di coesione e di aspettativa non angosciosa del futuro, in cui sono i più giovani, i bambini, a essere protagonisti e a incarnare il potere del tempo che verrà, interpretato come auspicio positivo di cambiamento e sviluppo.Nelle fotografie della Candelaria, i bambini di Orgosolo percorrono tutte le vie del paese, da soli o in compagnia, tra salite e anditi, luci e ombre. Carmi coglie il ritmo dinamico dei loro movimenti – le voci allegre nel buio – l’entusiasmo della ricerca dei doni e la sensazione di febbrile novità di quelle ore di sorpresa e meraviglia.
Luigi Fassi, direttore MAN
Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio. Fotografie in Sardegna 1962-1976. MAN – Museo d’Arte Provincia di Nuoro
fino al 20 giugno 2021