Giorgio de Chirico, un amico geniale
Il parere di Giuliano Briganti e Antonello Trombadori
Forse, tra i due critici sorge il dubbio che tutto questo sia dovuto anche al carattere schivo dell'artista, un de Chirico un po' scontroso già apparso nel piccolo schermo della televisione pubblica italiana in occasione della sua nomina a membro dell'Accademia di Francia: a condurre l'intervista, un anno prima, era stato il giornalista Franco Simongini per lo stesso programma "Ore 20" (Giorgio de Chirico, Accademico di Francia).
Antonello Trombadori, che aveva conosciuto l’artista in tenera età in quanto era amico del padre, il pittore Francesco Trombadori, racconta:
Allora vedevo davvero de Chirico come una specie di mostro sacro inavvicinabile. Del resto anche mio padre stava davanti a lui con una certa suggestione
Giorgio de Chirico con Leonardo Sciascia e Antonello Trombadori nel 1976. Foto di Angelo Palma - Agenzia A3/Contrasto
Trombadori continua il racconto suggestivo:
Sollecitato da Bruno Modugno a parlare dell’umorismo sottile di de Chirico, Trombadori afferma che l’artista ha un senso sarcastico della vita che sconfina nel "tragico". Dietro al sorriso, continua il critico, si nasconde un senso di messa in ridicolo della volgarità e della superficialità del mondo che vive. Tuttavia, afferma Trombadori, de Chirico è un uomo di profonda tolleranza e bontà, con una comprensione umana infinita.L’ho conosciuto poi più da vicino dopo la morte di mio padre e ho scoperto che de Chirico è l’uomo più incantevolmente e dolce che si possa immaginare. Forse anche perché è l’uomo più incantevolmente distaccato da tutti i valori transunti e volgari della vita e guarda soltanto nel profondo
Giorgio de Chirico nella sua casa di Piazza di Spagna. Foto di Romano Gentile, 1965 - Agenzia A3/Contrasto
Giuliano Briganti non ha dubbi sulla grandezza di de Chirico che qui definisce: "il più grande artista vivente".
Malgrado la stima degli artisti italiani e stranieri, il talento di de Chirico, afferma lo storico dell'arte, non era ancora riconosciuto dalla critica ufficiale che all'artista aveva dedicato un'unica retrospettiva a Milano nel 1970, mentre, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, aveva nella sua collezione solo tre opere del maestro, contro i diciotto Capogrossi.
Briganti commenta poi il carattere dell’artista:
Briganti racconta un episodio vissuto con l’artista che illustra bene la cultura profonda di de Chirico:Io conosco de Chirico. Lo conosco per quanto si possa conoscere bene de Chirico… de Chirico, come tutti gli artisti, si muove su un piano diverso dal nostro. Comunque io lo trovo una delle persone più incantevoli, più straordinariamente affascinanti che io abbia mai conosciuto. Sia per il suo straordinario senso dell’umorismo, un umorismo palpabile, difficilmente locabile, un umorismo così sottile che certe volte inganna. Non si capisce se dice delle cose con la piena coscienza di ferire, di offendere o di colpire determinate persone, o se le dica così con una falsa ingenuità che lui sa molto bene imitare. E poi è affascinante anche per la sua cultura…
“Io ho un quadro di Böcklin, e quando venne a casa mia de Chirico non solo riconobbe subito che era un Böcklin ma, nonostante questo quadro fosse stato pubblicato una volta sola, nel 1911, in una piccola pubblicazione molto poco diffusa, se ne ricordò subito e si ricordò il titolo in tedesco. Disse: Gang sul Baccus temple (si tratta dell’opera di Arnold Böcklin Der Gang zum Bacchustempel, 1898), si ricordò esattamente il titolo di questo quadro che aveva visto probabilmente in riproduzione cinquant’anni fa.”
Giuliano Briganti
Giorgio de Chirico e Renato Guttuso davanti all'opera "Caffe Greco", realiazzata da Guttuso nel 1976. Foto di Angelo Palma - Agenzia A3/Contrasto
Il pittore frequentava quotidianamente e per molti anni lo storico Caffe Greco a Via dei Condotti, a due passi della sua abitazione. Qui si fermava abitualmente per un aperitivo prima di pranzo incontrando artisti e intellettuali, tra i quali anche Antonello Trombadori che qui ricorda:
... ci incontriamo e molto spesso non ci si parla nemmeno. Si sorride. Lui mi ha detto: Ma a noi, ci basta sorriderci, siamo come gli àuguri nel tempio, che si sorridevano, ammiccavano e capivano molto bene cosa si volevano dire. Molto spesso le cose che vogliamo dire non sono ammiccanti
Antonello Trombadori