Palazzo Fabroni
Il Museo del Novecento e del Contemporaneo a Pistoia
Nel cuore della città sorge il Museo del Novecento e del Contemporaneo, il Palazzo Fabroni, parte dei musei civici di Pistoia. Il museo vanta una collezione permanente che va dagli anni 20’ fino a nostri giorni ed è in continua espansione grazie a acquisizioni e donazioni degli artisti che negli anni hanno esposto nelle sale del museo dedicate alle mostre temporanee.
Il palazzo prende nome dalla famiglia Fabroni, che lo acquistò tra 1608 e 1620 e vi visse fino al 1842.
A metà del Settecento (1748-1769) il Palazzo fu oggetto di una ristrutturazione complessiva che conferì all’edificio l’aspetto attuale con la scenografica facciata curvilinea che affaccia su Via di San Andrea. Dirimpetto si trova la pieve romanica di San Andrea che conserva uno dei maggiori capolavori della scultura d' ogni tempo: il pulpito in marmo di Giovanni Pisano, scultore e architetto che concepì l’opera a cavallo fra Due e Trecento.
Al primo piano del museo dedicato all’arte contemporanea l’artista Claudio Parmiggiani ha voluto omaggiare il grande maestro dell’antichità creando un’opera site specific, in occasione della sua mostra monografica intitolata Apocalypsis cum figuris organizzata per la riapertura del Palazzo nel 2007: il calco in acciaio di un cuore umano stretto in una morsa metallica fissata tra le stipiti di una finestra, alla cui estremità è inserita una copia della Commedia dantesca.
In quell’occasione Claudio Parmiggiani creò anche la grande scultura d’ombra con il nero fumo che domina la grande sala al primo piano.
Claudio Parmiggiani Scultura d'ombra, 1982. Foto di Domingie
L’opera rappresenta la raccolta libraria di casa Fabroni, di cui si ha notizia per la prima volta alla fine del ‘500. Nel 1726 La Biblioteca Fabroniana fu ufficialmente istituita nei locali allestiti sopra la chiesa dei SS. Filippo e Prospero in seguito alla donazione della ricca libreria del Cardinale Carlo Agostino Fabroni (Pistoia 1651- Roma 1727) il quale mise a disposizione dei fondi per garantire il mantenimento e lo sviluppo di una biblioteca che dovesse “sempre, et in perpetuo servire a commodo, ed uso publico della città”.
Nel costruire la collezione permanente a Palazzo Fabroni si è sempre guardato all’arte contemporanea: infatti già nel 1928 l’amministrazione di allora acquistò le opere di artisti pistoiesi operanti fra le due guerre questi artisti erano giovani e non ancora affermati.
Federico Gori ha anche contribuito al recupero estetico e funzionale di Palazzo Fabroni, creando, su progetto degli architetti Alessio Gai e Michele Fiesoli e dell’ingegnere Maria Chiara Mannelli insieme agli ingegneri Riccardo Caramelli e Lorenzo Barbieri, un giardino contemporaneo a misura del luogo specifico e inaugurato nell’estate 2021. Il giardino si collega alla vasta tradizione di origine tardo-rinascimentale del giardino all’italiana e richiama anche la tradizione pistoiese del ricamo con il cerchio come elemento geometrico scelto per la progettazione del nuovo spazio museale esterno. Con il giardino Palazzo Fabroni si è dotato di un secondo ingresso e soprattutto di uno spazio esterno per ospitare spettacoli, letture e eventi.
Il palazzo prende nome dalla famiglia Fabroni, che lo acquistò tra 1608 e 1620 e vi visse fino al 1842.
A metà del Settecento (1748-1769) il Palazzo fu oggetto di una ristrutturazione complessiva che conferì all’edificio l’aspetto attuale con la scenografica facciata curvilinea che affaccia su Via di San Andrea. Dirimpetto si trova la pieve romanica di San Andrea che conserva uno dei maggiori capolavori della scultura d' ogni tempo: il pulpito in marmo di Giovanni Pisano, scultore e architetto che concepì l’opera a cavallo fra Due e Trecento.
Al primo piano del museo dedicato all’arte contemporanea l’artista Claudio Parmiggiani ha voluto omaggiare il grande maestro dell’antichità creando un’opera site specific, in occasione della sua mostra monografica intitolata Apocalypsis cum figuris organizzata per la riapertura del Palazzo nel 2007: il calco in acciaio di un cuore umano stretto in una morsa metallica fissata tra le stipiti di una finestra, alla cui estremità è inserita una copia della Commedia dantesca.
In quell’occasione Claudio Parmiggiani creò anche la grande scultura d’ombra con il nero fumo che domina la grande sala al primo piano.
Claudio Parmiggiani Scultura d'ombra, 1982. Foto di Domingie
L’opera rappresenta la raccolta libraria di casa Fabroni, di cui si ha notizia per la prima volta alla fine del ‘500. Nel 1726 La Biblioteca Fabroniana fu ufficialmente istituita nei locali allestiti sopra la chiesa dei SS. Filippo e Prospero in seguito alla donazione della ricca libreria del Cardinale Carlo Agostino Fabroni (Pistoia 1651- Roma 1727) il quale mise a disposizione dei fondi per garantire il mantenimento e lo sviluppo di una biblioteca che dovesse “sempre, et in perpetuo servire a commodo, ed uso publico della città”.
Nel costruire la collezione permanente a Palazzo Fabroni si è sempre guardato all’arte contemporanea: infatti già nel 1928 l’amministrazione di allora acquistò le opere di artisti pistoiesi operanti fra le due guerre questi artisti erano giovani e non ancora affermati.
L’attuale collezione è stata inaugurata nel 1997 offrendo un percorso artistico che va dal dopoguerra fino ai giorni nostri e comprende opere di artisti legati al territorio come Mario Nigro, Gualtiero Nativi, Agenore Fabbri e Fernando Melani, ma anche una piccola e preziosa antologia dell’opera di Marino Marini.
Inoltre ci sono opere di molti degli artisti intervenuti dal 1990 a Palazzo Fabroni con mostre personali o tematiche, che creano un significativo itinerario attraverso l’Arte Povera, il Concettuale, la Minimal Art, la Poesia visiva, cosicché la collezione oggi conta anche opere di Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Enrico Castellani, Marinella Senatore, Aurelio Amendola e Federico Gori.
Federico Gori ha anche contribuito al recupero estetico e funzionale di Palazzo Fabroni, creando, su progetto degli architetti Alessio Gai e Michele Fiesoli e dell’ingegnere Maria Chiara Mannelli insieme agli ingegneri Riccardo Caramelli e Lorenzo Barbieri, un giardino contemporaneo a misura del luogo specifico e inaugurato nell’estate 2021. Il giardino si collega alla vasta tradizione di origine tardo-rinascimentale del giardino all’italiana e richiama anche la tradizione pistoiese del ricamo con il cerchio come elemento geometrico scelto per la progettazione del nuovo spazio museale esterno. Con il giardino Palazzo Fabroni si è dotato di un secondo ingresso e soprattutto di uno spazio esterno per ospitare spettacoli, letture e eventi.