Latifa Echakhch. The Concert
Un viaggio a ritroso nel tempo: tra rituale, ritmo e sostenibilità
Il progetto sviluppato per il Padiglione Svizzera alla Biennale Arte 2022, The Concert, è stato realizzato dall'artista di origini franco-marocchine Latifa Echakhch, affiancata nell’ideazione e nella realizzazione, dal percussionista e compositore Alexandre Babel e dal curatore Francesco Stocchi.Vogliamo che il pubblico lasci l'esposizione con la stessa sensazione di quando si esce da un concerto. Che senta l'eco di questo ritmo, di quei frammenti di memoria.
Latifa Echakhch
La mostra, allestita nell’edificio progettato da Bruno Giacometti nel 1951, trasforma interamente lo spazio del padiglione con l’intento di creare un viaggio a ritroso nel tempo.
Latifa Echakhch modula l’atmosfera di ogni sala, dando l’illusione di attraversare un evento alla rovescia, dalla fine all'inizio, dalla viva luce del giorno a quella della sera precedente. La temporalità diviene una materia da plasmare, da sottomettere all'obiettivo di evocare emozioni connesse all'esperienza di un rituale vissuto e terminato. L’idea del progetto nasce, infatti, dai fuochi rituali presenti nelle culture di molti paesi: "l'artista si ispira al rogo di pupazzi di paglia della notte di San Giovanni, che dovrebbe proteggere contro i demoni e le malattie nel periodo del solstizio alla fine di giugno, o il Böögg che in Svizzera viene dato alle fiamme sul Sechseläutenplatz per scacciare l’inverno. Contesti nei quali il fuoco simboleggia al tempo stesso una fine e un nuovo inizio".
The Concert è una mostra immersiva dove sculture effimere ispirate alla statuaria popolare emergono nell’illuminazione orchestrata in modo da catturare i ritmi composti dal percussionista Alexandre Babel. Si può vedere la musica, ma non la si può sentire.
L’artista attinge al vocabolario delle costruzioni effimere dei carri carnevaleschi, affrontando preoccupazioni e controversie, sogni e utopie, giocando con armonie e dissonanze, con i sentimenti contrastanti di attesa e appagamento, con la distruzione e i ricordi.
Nel percorso dall'impianto teatrale, si susseguono visioni ipnotiche scandite dal ritmo della luce e l'idea cardine attorno a cui ruota il progetto, la ciclicità del tempo e della nostra esistenza, si manifesta anche nelle modalità di realizzazione delle scene per le quali sono stati utilizzati materiali, soprattutto legno, per la maggior parte recuperati dalle precedenti Biennali, essi stessi risultato di una trasformazione.
Nata in Marocco, Latifa Echakhch (1974) vive e lavora a Fully (Svizzera) dal 2012. Diplomatasi alla Scuola nazionale superiore d’arte di Cergy-Pontoise e alla Scuola nazionale di belle arti di Lione, è rappresentata dalle gallerie kamel mennour (Parigi/Londra), kaufmann repetto (Milano/New York), Dvir Gallery (Tel-Aviv/Bruxelles) e Metro Pictures (New York). Ha partecipato all’esposizione principale della Biennale di Venezia nel 2011 e si è aggiudicata il premio Marcel-Duchamp nel 2013 e lo Zurich Art Prize nel 2015. Grazie alle sue installazioni interdisciplinari, l’artista è riconosciuta per l’equilibrio, tra forza e fragilità, del suo linguaggio visivo, che comprende elementi surrealisti e concettuali, nonché per l’importanza dei simboli, che lei stessa coniuga tra «politica e poesia». Alexandre Babel (1980, Ginevra), artista, compositore e musicista svizzero attivo a Berlino, è primo percussionista dell’ensemble KNM di Berlino, direttore artistico di Eklekto e cofondatore del collettivo Radial. Francesco Stocchi (1975), curatore e critico d’arte italiano, ha lavorato a lungo a Roma e Vienna prima di entrare a far parte del team curatoriale del museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam.