L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini
Charles Mellin (Nancy 1597 ca. - Roma 1649) e Giovan Battista Muti Papazzurri, detto il Cavalier Muti (Roma 1604 - 1653) Apoteosi di Sant'Urbano 1630 ca. Olio su tela, 280 x 190 cm. Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini
La mostra indaga il profilo culturale e politico del papa che più di ogni altro incise sul pensiero filosofico, sul sapere scientifico e sulle arti del Seicento, illustrando le modalità attraverso cui il pontefice privilegiò lo strumento dell’egemonia culturale in funzione dell’azione politica e di governo.
Urbano VIII insieme ai nipoti, i cardinali Francesco e Antonio e il Principe Taddeo Barberini, perseguì con tenacia un progetto politico-culturale ambizioso, che pervase tutti gli ambiti della conoscenza e della produzione artistica e culturale.
Per il letterato e poeta Maffeo Barberini il mecenatismo e la promozione delle arti concorsero in modo sostanziale al potenziamento del governo spirituale e temporale della Chiesa, oltre che all’accrescimento del prestigio personale e famigliare.
Urbano VIII diede un timbro inconfondibile al suo pontificato, promuovendo imprese colossali come il baldacchino della Basilica di San Pietro, disegnato da Gian Lorenzo Bernini, o l’affresco di Pietro da Cortona nel grande salone di Palazzo Barberini. Con i Barberini s’impose a Roma un nuovo stile, che ebbe immediata diffusione non solo in Italia, ma nell’intero scenario europeo: fu la nascita del Barocco.
La mostra mira infatti "a restituire al pubblico" le idee dominanti e il funzionamento di un progetto intellettuale straordinariamente ambizioso, che ha trasformato Roma nella culla e nel luogo di irradiazione della cultura barocca partendo da Palazzo Barberini come suo centro ideale.
“Questa mostra rappresenta l’apice di un lavoro di ricerca durato molti anni, segnando un traguardo importante del percorso di confronto e di scambio con le istituzioni museali italiane e straniere che ho perseguito fin dal mio insediamento” dichiara Flaminia Gennari Santori, direttrice del museo e co-curatrice della mostra, che prosegue: “Sono infatti moltissimi i musei, i collezionisti e le istituzioni con cui abbiamo intessuto rapporti in questi anni, che hanno capito l’importanza del progetto e aderito con entusiasmo concedendo prestiti prestigiosi”.
Capolavori della collezione Barberini, smembrata nei secoli e attualmente conservata nei principali musei del mondo, tornano quindi nella loro sede originaria; si potranno ammirare opere, fra gli altri, di Gian Lorenzo Bernini, Caravaggio, Valentin de Boulogne, Francesco Mochi, Nicolas Poussin, Andrea Sacchi e alcuni degli spettacolari arazzi prodotti dall'Arazzeria Barberini.
Nella foto di copertina: Gian Lorenzo Bernini, Ritratto di Urbano VIII. Foto Alberto Novelli