Biennale 2024: Il Padiglione della Santa Sede
Otto artisti per la mostra "Con i miei occhi"
Anche se è vietato scattare fotografie, confidiamo che questa esperienza possa rimanere nella memoria del visitatore… con i suoi occhi”.
Bruno Racine, Curatore del Padiglione della Santa Sede
Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione prende parte alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, dedicando il Padiglione della Santa Sede al tema dei diritti umani e alla figura degli ultimi, perno centrale del Pontificato di Papa Francesco.
La mostra, dal titolo emblematico e programmatico Con i miei occhi, si presenta come una realtà inedita e senza precedenti per La Biennale di Venezia, grazie all’installazione fisica e concettuale all’interno della Casa di reclusione femminile della Giudecca, che ospita il Padiglione.
Partner Istituzionale del progetto e padrone di casa è il Ministero della Giustizia - Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Dopo le partecipazioni del 2013 e 2015 a Biennale Arte e del 2018 e 2021 a Biennale Architettura, la Santa Sede intende strutturare la sua presenza a Venezia nel tempo grazie al supporto come main partner di Intesa Sanpaolo, che ha scelto di sostenere il Dicastero per la Cultura e l’Educazione in questo percorso artistico e umano e quindi la presenza della Santa Sede in questa e nelle due prossime edizioni (Biennale Architettura 2025 e Biennale Arte 2026).
Il cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e Commissario del Padiglione, ha affidato la curatela di Con i miei occhi a Chiara Parisi e Bruno Racine, che hanno chiamato a partecipare otto artisti: Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret.
Il progetto espositivo si distingue per la convivenza di una comunità artistica che nasce sfidando le convenzioni, un'entità nuova che riflette la diversità e l'unità di vite lontane.Ogni iniziativa, dai workshop alle installazioni, dalla danza al cinema, dalla performance alla pittura, è espressione di questa energia condivisa, in linea con l’urgenza del dialogo poliedrico proposto da Papa Francesco.
Sua Eminenza il Cardinal José Tolentino de Mendonça spiega come “non sia certo un caso che il titolo del Padiglione della Santa Sede voglia focalizzarci sulla drammaticità delle rappresentazioni dello sguardo; ma non uno sguardo metaforico, distaccato dalla realtà, comodamente protetto da quell'anonimo voyeurismo che la contemporaneità ha globalizzato.
Il titolo Con i miei occhi contiene in sé qualcosa di disruttivo e profetico, propone un passo in una direzione culturale diversa, interpellando questo nostro tempo in cui la visione umana è sempre più differita e meno diretta, catturata dall' artificiodegli schermi e dall'esplosione dei dispositivi digitali. Sapremo ancora cos'è ‘vedere con i nostri occhi’?
Cardinal José Tolentino de Mendonça, Commissario del Padiglione della Santa Sede
Per Chiara Parisi, la forza del progetto risiede nella sua idea di fondo: “In un angolo sorprendente del mondo, artisti e detenute uniscono le forze espressive in un'insolita collaborazione, la realtà penitenziaria e l’illimitata espressione artistica si incontrano e si seducono: questo è il cuore del Padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte 2024, un progetto con un'incredibile narrazione visiva.
Con i miei occhi ci invita a esplorare le storie e i desideri di chi vive dentro il carcere attraverso progetti, workshop, opere, poesie, e spazi vitali come palestre e giardini. Una mostra dinamica, un intreccio di relazioni che si sono evolute nel tempo, in un ambiente dove l'essere osservato o giudicato non devono entrare e che riflette ciò che desideriamo per noi stessi, ovunque ci troviamo.
Il percorso attraverso il Padiglione, senza telefoni e senza documenti, permetterà alle detenute di guidare i visitatori ‘con i loro occhi’, rivelando come bellezza e speranza siano tessute nella vita quotidiana e come la necessità della libertà persista nella complessità e nella criticità della vita”.
Bruno Racine parte da una domanda che cerca risposta: “Come si può interpretare oggi il concetto di ‘padiglione nazionale’ storicamente tramandato? La peculiarità della Santa Sede, uno Stato singolare, privo di una scena artistica nazionale, ci ha spinto a sperimentare una formula nuova. La Casa di reclusione femminile della Giudecca è stata la risposta. La scelta del luogo, dunque, è un manifesto, uno statement. Artisti di varie origini e senza distinzioni di fede si uniscono in questo luogo per testimoniare un messaggio universale di inclusione, collaborando strettamente con le detenute e arricchendo il progetto con il loro lavoro artistico e relazionale.
Il visitatore - spiega Racine - è invitato a immergersi in questa esperienza poetica intensa, privato dei suoi dispositivi digitali e guidato da detenute formate, affrontando così un viaggio che sfida preconcetti e apre nuove prospettive sull'arte come mezzo di espressione e connessione umana.
Foto di copertina: Maurizio Cattelan, Father, 2004
Foto nel filmato della Casa di Reclusione Femminile della Giudecca: © Marco Cremascoli
Con i miei occhi. Padiglione della Santa Sede
Biennale d'Arte di Venezia, 20 aprile - 24 novembre 2024