Floating Arboretum, il progetto dell'artista slovacco Oto Hudec
La partecipazione Slovacca alla Biennale Arte 2024
Il progetto site specific realizzato dall’artista Oto Hudec per la partecipazione slovacca è a cura di Lýdia Pribišová si chiama Floating Arboretum, è presentato all’esterno del Padiglione Ceco e Slovacco. Floating Arboretum è un archivio, inteso come uno speciale database, formato da una raccolta di narrazioni, che raccontano lo sforzo collettivo delle comunità̀ di attivisti per impedire la deforestazione, il disboscamento e l’abbattimento degli alberi. Lo stesso artista è un attivista ambientale, che negli anni ha partecipato attraverso la sua presenza e il suo lavoro artistico a diverse azioni di protesta.
Il progetto è uno sguardo immaginario a un futuro utopico in cui selezioniamo e salviamo gli alberi trasferendoli in un arboreto (immaginario) sicuro. Qui si intersecano diverse linee temporali, le proteste contro la deforestazione, l'abbattimento degli alberi in diverse parti del mondo, la crisi climatica, ma anche il futuro immaginario e utopico di riuscire a salvarli. L'arboreto è un costrutto di potere ideologico coloniale che deve essere visto in una prospettiva decolonizzante. È nel contesto postcoloniale che Oto Hudec ribalta il concetto di arboreto e lo presenta come una forma di salvezza in un'epoca di collasso degli ecosistemi originari. Gli alberi dipinti da Oto Hudec direttamente sulla facciata del Padiglione Ceco e Slovacco sono accompagnati dall'installazione site-specific di una barca che trasporta una pigna di pino cembro, un albero originario della Slovacchia, oggi in via d’estinzione.Un concetto ricorrente nel lavoro di Oto Hudec è l'escapismo, ovvero il desiderio di salvare ciò̀ che è appare quasi impossibile da salvare, in un dato contesto di civiltà̀, attraverso la realizzazione di un pensiero utopico, con azioni che coinvolgono voli, nuotate, navi o navicelle spaziali. Anche gli alberi dei Giardini della Biennale veneziana sono minacciati di estinzione a causa dei cambiamenti climatici e dell'innalzamento del livello del mare: Oto chiede di salvare questi e altri alberi in pericolo nel mondo. Egli pensa ad un arboreto, un luogo simbolico e utopico, un asilo per gli alberi minacciati dall'espansione umana e dall’estrattivismo.
In una performance con la coreografia curata da Petra Fornayova (sono previste numerose repliche della performance durante la biennale) le storie del Floating Arboretum si traducono nelle poesie di Juliana Sokolová, in musica nell'opera sonora Songs for Planetary Articulation di Fero Királý.
Oto Hudec (1981 Košice, Slovacchia, dove vive e lavora) è un artista multimediale che ha realizzato ed esposto le sue opere recenti in Slovacchia, Austria, Corea del Sud, Capo Verde, Italia, Portogallo e Stati Uniti. Crea video, murales, animazioni, sculture, opere sonore e lavori per spazi pubblici sui temi dell'immigrazione, dei rifugiati e degli effetti della globalizzazione sull'ambiente. I suoi progetti includono spesso una prospettiva utopica come modo per comprendere la produzione di cibo ed energia, seguire le trasformazioni del paesaggio industriale o il declino delle api. La sua ricerca sui temi del cambiamento climatico e dell'ecologia si concentra spesso, invece che su nuove soluzioni scientifiche, su come i popoli nomadi e indigeni hanno raggiunto la sostenibilità. Spesso collabora a progetti con bambini e giovani di comunità svantaggiate. Dal 2013 lavora a un progetto partecipativo con i bambini Rom in Slovacchia, il Progetto Karavan, insieme a Daniela Krajčová. Attualmente è professore associato presso la Facoltà di Belle Arti dell'Università Tecnica di Košice, Slovacchia, è rappresentato dalla Gandy Gallery di Bratislava. Ha realizzato molte mostre personali e collettive in Slovacchia e all'estero. Recentemente, i suoi progetti sono stati presentati alla Gandy Gallery, Bratislava, Slovacchia (2024); East Slovak Gallery, Košice, Slovacchia (2022); AlbumArte, Roma, Italia (2022); Biennale Zielona Góra, Polonia (2022); Ludwig Museum, Budapest, Ungheria (2022); Kunsthalle Bratislava, Slovacchia (2021, 2019, 2017); tranzit.sk, Bratislava, Slovacchia (2021); Centre Pompidou, Parigi, Francia (2017); De Appel, Amsterdam, Olanda (2017); e in molti altri luoghi.