Penelope. Le altre facce del mito

Una mostra al Parco archeologico del Colosseo

A Penelope il Parco archeologico del Colosseo dedica una mostra con un percorso che si snoda all’interno di due monumenti: il Tempio di Romolo, nel Foro Romano, e le Uccelliere Farnesiane, sul Palatino.
L’esposizione, a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, – attraverso più di cinquanta opere – ripercorre il mito e la fortuna della figura di Penelope che giunge a noi, dalla remota età in cui affondano i poemi omerici, attraverso due tradizioni ugualmente potenti: quella letteraria e quella legata alla rappresentazione visiva.

La mostra si articola in quattro sezioni, dedicate a contesti iconici che, ispirati dalle vicende omeriche e dalle successive tradizioni letterarie, contribuiscono a caratterizzare la figura di Penelope nell’arte e a testimoniare la sua fortuna imperitura: il telaio e la tela; il gesto e la postura; il mondo del sogno; il velo e il pudore.
La sua iconografia, caratterizzata da una postura malinconica e dalla presenza del telaio con cui l’eroina tesse il famoso sudario per Laerte, il padre di Ulisse, ha attraversato i millenni e popolato il nostro immaginario legandolo a un ideale normativo della donna, fedele al marito Ulisse e saggia custode della sua dimora-reggia a Itaca. Ma a renderla affascinante sono la sua determinazione, la sua resistenza e capacità di sognare. Una figura femminile sfidante rispetto alla condizione di oggettiva minorità qual è quella della donna nella cultura antica e per le donne di ieri e di oggi un archetipo cui riferirsi.

Unica eroina del ciclo troiano cui non spettano distruzione e morte, a differenza delle cugine Elena e Clitemnestra, Penelope contraddice la condizione di inferiorità della donna nella cultura antica, capace com’è di risolutezza, riflessione e sogno. L’unica di cui Omero dica: “gli immortali per la saggia Penelope comporranno un canto gradito tra gli uomini in terra”.
 

Angelika Kauffmann, Penelope piange sull’arco di Ulisse (dettaglio), 1779 circa, olio su rame, cm 43,7 x 36,8, Wolverhampton © Wolverhampton Art Gallery

Il telaio e la tela: Le prime immagini che ci arrivano di Penelope sono ben più tarde rispetto al testo omerico. Verso la metà del V secolo a.C., gli artisti greci mettono a punto un’iconografia della regina destinata a durare per secoli, tanto da essere adottata ancora in età romana: Penelope piange seduta accanto a un cesto per la lana, che richiama il lavoro della tessitura. Nel dolore tutto il corpo si ripiega su se stesso, in un atteggiamento di chiusura. Penelope è molto spesso raffigurata con un telaio accanto, come nel celebre skyphos del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, un vaso attico datato attorno al 440 a.C. Nessuna immagine giuntaci dal mondo antico si sofferma così a lungo sulla tela al punto che riusciamo a coglierne le decorazioni e, per così dire, il suo stato di avanzamento.
Espressione di una tecnologia evoluta, il telaio è strumento di una cultura femminile raffinata: tessere significa sapere contare, aver memorizzato misure, sequenze di colori e di punti. Inoltre è ben presente l’associazione fra tessitura e canto, fra tessitura e ripetizione mnemonica di versi, che ci porta all’origine stessa dei poemi e rivela come il connubio fra il rapsodo, letteralmente “cucitore di canti”, e quest’arte tipicamente femminile sia ben più che una metafora. 

Penelope è l’unica donna che “fila inganni” – dòlous tolupèuo (Odissea XIX, v. 137) – l’unica donna cui Omero applichi un uso traslato e metaforico del tessere, cosa riservata agli dei, alle Moire e agli eroi.

Il gesto e la postura: Penelope, specie nelle raffigurazioni antiche – come la lastra “Campana” in mostra del Museo Nazionale Romano –, è seduta con le gambe accavallate, il mento appoggiato a una mano. Gesti che la rendono remota, malinconica ma anche potenzialmente sfuggente. Penelope non è solo saggia, ma anche temibilmente astuta come il suo consorte. E a entrambi, Penelope e Ulisse, è dedicato un nucleo della mostra dove ricorre la figura del marito sotto l’aspetto di mendicante con cui si presenta alla reggia, cosa che provoca la resistenza di Penelope nel riconoscerlo, dopo vent’anni di assenza.

Il mondo del sogno e del talamo: Penelope, a differenza di Ulisse spesso insonne, dorme e sogna moltissimo. È infatti raffigurata dormiente, o nell’atto di svegliarsi, specie in epoca moderna. A lei nel canto XIX dell’Odissea viene attribuita la distinzione fra sogni veri, usciti dalla porta di corno, e sogni falsi, usciti dalla porta di avorio, che avrà poi una lunghissima fortuna fino all’analisi da parte di Freud. Sul celebre talamo, inamovibile dalla stanza e costruito in legno d’ulivo da Ulisse stesso, si svolge una delle scene più moderne dell’intero poema, una volta che Odisseo è rientrato a Itaca, come ben raffigurato dalle incisioni seicentesche di Theodoor van Thulden derivate dagli affreschi perduti di Primaticcio nella Galleria d’Ulisse a Fontainebleau.

Il velo e il pudore: La figura di Penelope è caratterizzata dall’aidós, che in greco significa pudore, modestia, vergogna, e che dal punto di vista iconografico si manifesta nel velo, come mostra l’acquaforte settecentesca incisa da Tommaso Piroli dai disegni di John Flaxman. Il velo fa riferimento anche a un altro ambito: lo schermarsi rispetto alla realtà, il frapporre un diaframma fra sé e il mondo.  


Maria Lai, Al volger della spola (dettaglio), 1995, stoffa, filo, tempera. © Archivio Maria Lai SIAE 2024

All’interno della mostra uno spazio importante, che rende ancor più attuale la figura di Penelope, è stato dedicato all’artista Maria Lai (Ulassai, 1919 – Carededu, 2013), che, riprendendo e rinnovando la tradizione tessile sarda, ha realizzato vere e proprie opere d’arte esposte nei principali musei del mondo, tra le quali numerosi libri di stoffa. La sua riflessione sulla tessitura e la scrittura, insieme al suo motto “essere è tessere” ne fanno una moderna Penelope.

Foto di copertina: allestimento mostra Penelope, Electa ph Studio Zabalik

Penelope
Parco archeologico del Colosseo, 19 settembre 2024 – 12 gennaio 2025