Francesco Zizola
Dalle Guerre alla Hybris: anatomia di uno sguardo
Le guerre, l'infanzia violata, la natura devastata. E il peccato supremo all'origine dei mali che l'umanità si infligge, il peccato di hybris: la tracotanza, la superbia. La fotografia di Francesco Zizola è un lungo viaggio intorno al pianeta Uomo, un percorso scandito in due tempi diversi, un prima e un dopo, con una duplice modalità di approccio alla narrazione della realtà e all'elaborazione dell'immagine: un'autentica frattura generata da un pensiero critico sulla natura dello sguardo fotografico.Da dove guardo? Da dove scatto le mie fotografie? Credo che per me sia tempo di aprire la riflessione sul campo dello sguardo, per restituire complessità alle immagini e lasciarle evocare una vicenda che ha viaggiato parallela rispetto a quella di sofferenza, dolore, disperazione, riscatto o rivincita che conosciamo già.
Francesco Zizola
Zizola inizia a fotografare negli anni Ottanta per documentare le principali crisi e conflitti nel mondo, come in Angola, nel Sudan, in Afghanistan, in Iraq. Sceglie il classico, iconico linguaggio in bianco e nero del fotogiornalismo, affine allo stile dei grandi maestri della Magnum, per catturare insieme all'orrore dei conflitti bellici, le situazioni critiche, drammatiche di fame, miseria, emigrazione. Tra i lavori più intensi, il reportage focalizzato sulla condizione dell'infanzia nel mondo, esemplare del forte impegno etico di Zizola: un racconto delle vite dei bambini di ventisette paesi, dai figli delle guerre in Iraq ai piccoli lavoratori in Brasile e in Indonesia, agli orfani dell’Aids in Mozambico e Kenya fino ai ricchi e alienati ragazzi di Los Angeles. Infinite storie di giovani esistenze segnate precocemente dalla violenza delle logiche del mondo degli adulti, raccolte poi in Born somewhere (Nato da qualche parte).
© Francesco Zizola: Un bambino di etnia Dinka tra i campi di bestiame, Sud Sudan, 2011
Dopo aver pubblicato i suoi scatti sulle riviste di tutto il mondo, nel 2013 con il reportage a colori Uno sguardo inadeguato Francesco Zizola concludeva il suo percorso nei media tradizionali per avviare una riflessione non soltanto sul suo modo di essere fotogiornalista, ma su "un’intera cultura del fare immagine nel contesto di una storia collettiva e globale in cui si avverte l’urgenza e la necessità di comprendere la propria responsabilità all’interno delle complesse dinamiche in cui ognuno è preso e chiamato in causa".
© Francesco Zizola: Ritrovamento di migliaia di corpi in fosse comuni (vittime della Guerra del Golfo, 1991) Al-Mahawil, Iraq, 2003
Hybris, il progetto avviato nel 2015 ed ancora in corso, manifesta una radicale trasformazione dello sguardo ed esplora con un linguaggio volutamente non documentario il rapporto tra l’uomo e la natura.
Scandito in capitoli corrispondenti ai quattro elementi, prende avvio dall'indagine sulle ultime tonnare sarde, un’antica, cruenta ma sostenibile forma di pesca del tonno rosso, per esplorare l'interazione dell'uomo con l'ambiente che lo circonda, in un percorso visivo che dialoga con le retoriche positiviste del secolo scorso e restituisce uno sguardo complesso sulla realtà e sulla cultura insulare. Una ricerca in cui l'obiettivo di Zizola traduce frammenti di realtà in visioni astratte, in immagini "che interrogano più che mostrare", nel tentativo di restituire alla fotografia la profondità del pensiero, la responsabilità di generare un significato e una nuova conoscenza.
© Francesco Zizola: dal progetto Hybris, 2016
Francesco Zizola (Roma, 1962) ha fotografato le principali crisi e conflitti che si sono succeduti nel mondo negli ultimi trent'anni. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui dieci World Press Photo e sei Picture of the Year International. Nel 2003 Henri Cartier Bresson include una fotografia di Zizola tra le sue cento preferite. Questa collezione è stata trasformata in una mostra – Les Choix d’Henry Cartier Bresson – e in un libro. Tra gli altri volumi ha pubblicato Born Somewhere (2004), Uno sguardo inadeguato (2013), Iraq (2017), Sale Sudore Sangue (2020), Mare Omnis (2022), Consequentia Mirabilis (2024).La hybris del mio progetto è quella dell'uomo contemporaneo nei confronti della natura, che reagisce alla nostra incapacità di rispettarla con delle prove evidenti come calamità e problemi climatici. Il concetto di natura che ho voluto rappresentare, nei quattro capitoli di Hybris, è simboleggiato dai quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco.
Francesco Zizola
Con il cortometraggio tratto dalla serie Hybris ha vinto il premio SIAE 2018 per il “talento creativo” nell’ambito della Biennale del cinema di Venezia.
Francesco Zizola è direttore artistico della mostra World Press Photo di Roma e Ferrara dal 2016 e curatore del progetto Collezione Roma 2020, 2021 e 2022 per il Museo di arte contemporanea di Roma Palazzo delle Esposizioni. Ha realizzato numerose mostre nazionali ed internazionali e sue fotografie fanno parte di collezioni in istituzioni e musei di tutto il mondo.
Foto di copertina: © Francesco Zizola, Due bambini giocano sulle sponde di un affluente del Nilo, presso Wau, Sud Sudan, 2011