Vis-à-vis. Giuseppe De Nittis e Pino Pascali
Un incontro inedito a Roma Arte in Nuvola 2024
Tra i progetti speciali che hanno animato la Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea Roma Arte in Nuvola (22 - 24 novembre 2024), un'iniziativa presentata dalla Regione ospite della quarta edizione della fiera, la Puglia, che ha messo in scena un inedito incontro tra Giuseppe De Nittis e Pino Pascali.
Il progetto realizzato in collaborazione con la Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” di Barletta e la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, è stato curato da Adriana Polveroni, direttrice artistica di Roma Arte in Nuvola.
Nati a pochi chilometri di distanza in Puglia, giovani, geniali, entrambi innovatori dei linguaggi visivi in due secoli diversi, Ottocento e Novecento, Giuseppe De Nittis e Pino Pascali sono accomunati in vita dal successo artistico e mediatico e vengono messi in dialogo evidenziando la loro intensa vocazione alla ricerca di tematiche e stili diversi dal passato.
Giuseppe De Nittis, nato a Barletta il 25 febbraio 1846, rivoluzionò la pittura con nuove inquadrature e nuovi soggetti, adottando le tecniche impressioniste e condividendo con i francesi l'interesse per le potenzialità espressive della macchina fotografica, mentre Pascali, nato a Bari il 19 ottobre 1935, introdusse forme e materiali inediti, creando opere iconiche e sperimentando l'uso performativo della fotografia.
I due artisti sono accomunati da una morte in prematura età – De Nittis per un ictus fulminante a trentotto anni a Saint-Germain-en-Laye, Pascali in un incidente di moto a trentatré anni a Roma, nel 1968. Entrambi, inoltre, sono stati protagonisti, dopo la loro scomparsa, della Biennale di Venezia: De Nittis nel 1914, con una mostra retrospettiva, Pascali, cento anni dopo, nel 2015, quando è tra i quattro artisti scelti per il Padiglione Italia, rappresentato con il suo Cannone semovente, una delle opere più importanti del ciclo dedicato alle armi.
In mostra alla Nuvola di Fuksas una celebre opera di Pascali dal titolo Treno di latta, un bassorilievo di oltre tre metri di lunghezza (3,20 x 70 cm. latta intagliata dipinta su faesite) eseguito nel 1964 dall’artista nel periodo in cui lavorava a uno spot televisivo per le Ferrovie dello Stato, e due olii su tela di De Nittis: Cantiere – Capannoni di una stazione ferroviaria, dipinto nel 1879 circa, e Incrocio di treni, datato 1884, due opere di sicura ambientazione francese, due insolite visioni dalla tematica avanguardistica, conservate alla Pinacoteca De Nittis di Barletta.
Lega queste tre opere, non solo la tematica, ma anche “la velocità espressa dal treno di Pascali e le pennellate veloci di De Nittis”, come dichiara Adriana Polveroni; mentre l’Assessore alla Cultura della Regione Puglia Viviana Matrangola specifica che “le opere di De Nittis e Pascali presentano una forte carica di sperimentazione, attestata dal rinnovato interesse riservato agli artisti dal pubblico e dalla critica negli ultimi decenni, anche grazie al supporto della Regione Puglia”
Giuseppe De Nittis, Cantiere – Capannoni di una stazione ferroviaria, 1879 circa
Giuseppe De Nittis, che esordisce avvicinatosi alla corrente dei Macchiaioli, nel 1867 si reca a Parigi e riesce ad esporre al Salon nel 1872. Da qui inizia il suo percorso artistico più importante e la sua piena affermazione come ritrattista, distinguendosi come autore di indimenticabili istantanee della Parigi elegante e mondana di fine Ottocento. Lo sguardo del pittore è catturato dalla bellezza dei paesaggi naturali, dalla modernità delle città, dai salotti aristocratici e, in particolare, dal fascino femminile.
Nel 1874 su diretto invito di Degas espone nello studio fotografico di Nadar per la prima mostra degli impressionisti e diventerà uno dei maggiori protagonisti della pittura moderna, tanto da essere definito “il più parigino di tutti i parigini”, interprete di un impressionismo dagli accenti personali, di intensa poesia. De Nittis è stato insignito, inoltre, della Legion d’onore nell’ambito dell’Esposizione Internazionale parigina nel 1878.
Pino Pascali, Treno di latta (dettaglio), 1964
La carriere artistica di Pino Pascali è breve e folgorante. Si era diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1959, dove aveva seguito i corsi di Toti Scialoja, e aveva cominciato subito a farsi notare come scenografo. Aveva eseguito bozzetti, disegni e “corti” per “Carosello” e altre trasmissioni tv, oltre che disegni e plastici di velieri, treni, corazze, sperimentando intensamente.
Nel 1965 aveva tenuto la sua prima personale, a Roma nella prestigiosa galleria “La Tartaruga”. In soli tre anni si era imposto all’attenzione dei maggior critici d’arte italiani e di galleristi d’avanguardia, come Sargentini, Sperone, Iolas. Proprio nell’estate del 1968 aveva partecipato su invito con una sala personale alla XXXIV Biennale di Venezia. Era la sua consacrazione: dopo la sua scomparsa, a mostra ancora aperta, gli fu conferito il Premio internazionale per la Scultura.
Pascali coniuga in modo geniale e creativo forme primarie e mitiche della cultura e della natura mediterranee (la Grande Madre e Venere, il Mare, la Terra, i Campi, gli attrezzi e i riti agricoli) con le forme infantili del Gioco e dell’Avventura (animali della preistoria, dello zoo e del mare, giocattoli di guerra, il mondo di Tarzan e della giungla, bruchi e bachi, travestimenti, Pulcinella). Traduce questo mondo dell’immaginario in forme monumentali e strutture essenziali, concise, come il romanico pugliese e il bestiario medievale delle sue chiese; ma nel contempo rimandano alle icone della dilagante cultura di massa (il fumetto, il cinema, la moda).
Pascali realizza le sue “false sculture” con materiali fragili ed effimeri (tela, legno, lana d’acciaio, pelo acrilico, paglia, raffia).
In questo modo dà una sua originale risposta critica (italiana e meridionale) alle nuove tendenze che venivano dall’America, la Pop Art, la Minimal Art, precorrendo l’Arte Povera, la Body Art, l’arte concettuale degli anni Settanta.
Il progetto realizzato in collaborazione con la Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” di Barletta e la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, è stato curato da Adriana Polveroni, direttrice artistica di Roma Arte in Nuvola.
Nati a pochi chilometri di distanza in Puglia, giovani, geniali, entrambi innovatori dei linguaggi visivi in due secoli diversi, Ottocento e Novecento, Giuseppe De Nittis e Pino Pascali sono accomunati in vita dal successo artistico e mediatico e vengono messi in dialogo evidenziando la loro intensa vocazione alla ricerca di tematiche e stili diversi dal passato.
Giuseppe De Nittis, nato a Barletta il 25 febbraio 1846, rivoluzionò la pittura con nuove inquadrature e nuovi soggetti, adottando le tecniche impressioniste e condividendo con i francesi l'interesse per le potenzialità espressive della macchina fotografica, mentre Pascali, nato a Bari il 19 ottobre 1935, introdusse forme e materiali inediti, creando opere iconiche e sperimentando l'uso performativo della fotografia.
I due artisti sono accomunati da una morte in prematura età – De Nittis per un ictus fulminante a trentotto anni a Saint-Germain-en-Laye, Pascali in un incidente di moto a trentatré anni a Roma, nel 1968. Entrambi, inoltre, sono stati protagonisti, dopo la loro scomparsa, della Biennale di Venezia: De Nittis nel 1914, con una mostra retrospettiva, Pascali, cento anni dopo, nel 2015, quando è tra i quattro artisti scelti per il Padiglione Italia, rappresentato con il suo Cannone semovente, una delle opere più importanti del ciclo dedicato alle armi.
In mostra alla Nuvola di Fuksas una celebre opera di Pascali dal titolo Treno di latta, un bassorilievo di oltre tre metri di lunghezza (3,20 x 70 cm. latta intagliata dipinta su faesite) eseguito nel 1964 dall’artista nel periodo in cui lavorava a uno spot televisivo per le Ferrovie dello Stato, e due olii su tela di De Nittis: Cantiere – Capannoni di una stazione ferroviaria, dipinto nel 1879 circa, e Incrocio di treni, datato 1884, due opere di sicura ambientazione francese, due insolite visioni dalla tematica avanguardistica, conservate alla Pinacoteca De Nittis di Barletta.
Lega queste tre opere, non solo la tematica, ma anche “la velocità espressa dal treno di Pascali e le pennellate veloci di De Nittis”, come dichiara Adriana Polveroni; mentre l’Assessore alla Cultura della Regione Puglia Viviana Matrangola specifica che “le opere di De Nittis e Pascali presentano una forte carica di sperimentazione, attestata dal rinnovato interesse riservato agli artisti dal pubblico e dalla critica negli ultimi decenni, anche grazie al supporto della Regione Puglia”
Giuseppe De Nittis, Cantiere – Capannoni di una stazione ferroviaria, 1879 circa
Giuseppe De Nittis, che esordisce avvicinatosi alla corrente dei Macchiaioli, nel 1867 si reca a Parigi e riesce ad esporre al Salon nel 1872. Da qui inizia il suo percorso artistico più importante e la sua piena affermazione come ritrattista, distinguendosi come autore di indimenticabili istantanee della Parigi elegante e mondana di fine Ottocento. Lo sguardo del pittore è catturato dalla bellezza dei paesaggi naturali, dalla modernità delle città, dai salotti aristocratici e, in particolare, dal fascino femminile.
Nel 1874 su diretto invito di Degas espone nello studio fotografico di Nadar per la prima mostra degli impressionisti e diventerà uno dei maggiori protagonisti della pittura moderna, tanto da essere definito “il più parigino di tutti i parigini”, interprete di un impressionismo dagli accenti personali, di intensa poesia. De Nittis è stato insignito, inoltre, della Legion d’onore nell’ambito dell’Esposizione Internazionale parigina nel 1878.
Pino Pascali, Treno di latta (dettaglio), 1964
La carriere artistica di Pino Pascali è breve e folgorante. Si era diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1959, dove aveva seguito i corsi di Toti Scialoja, e aveva cominciato subito a farsi notare come scenografo. Aveva eseguito bozzetti, disegni e “corti” per “Carosello” e altre trasmissioni tv, oltre che disegni e plastici di velieri, treni, corazze, sperimentando intensamente.
Nel 1965 aveva tenuto la sua prima personale, a Roma nella prestigiosa galleria “La Tartaruga”. In soli tre anni si era imposto all’attenzione dei maggior critici d’arte italiani e di galleristi d’avanguardia, come Sargentini, Sperone, Iolas. Proprio nell’estate del 1968 aveva partecipato su invito con una sala personale alla XXXIV Biennale di Venezia. Era la sua consacrazione: dopo la sua scomparsa, a mostra ancora aperta, gli fu conferito il Premio internazionale per la Scultura.
Pascali coniuga in modo geniale e creativo forme primarie e mitiche della cultura e della natura mediterranee (la Grande Madre e Venere, il Mare, la Terra, i Campi, gli attrezzi e i riti agricoli) con le forme infantili del Gioco e dell’Avventura (animali della preistoria, dello zoo e del mare, giocattoli di guerra, il mondo di Tarzan e della giungla, bruchi e bachi, travestimenti, Pulcinella). Traduce questo mondo dell’immaginario in forme monumentali e strutture essenziali, concise, come il romanico pugliese e il bestiario medievale delle sue chiese; ma nel contempo rimandano alle icone della dilagante cultura di massa (il fumetto, il cinema, la moda).
Pascali realizza le sue “false sculture” con materiali fragili ed effimeri (tela, legno, lana d’acciaio, pelo acrilico, paglia, raffia).
In questo modo dà una sua originale risposta critica (italiana e meridionale) alle nuove tendenze che venivano dall’America, la Pop Art, la Minimal Art, precorrendo l’Arte Povera, la Body Art, l’arte concettuale degli anni Settanta.