Il Tempo del Futurismo

La mostra alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea

La mostra ll Tempo del Futurismo alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, promossa e sostenuta dal Ministero della Cultura e curata da Gabriele Simongini, celebra l’ottantesimo anniversario dalla scomparsa del fondatore del movimento futurista, Filippo Tommaso Marinetti, avvenuta il 2 dicembre 1944.
Più di una corrente artistica, il Futurismo ha rappresentato una forza trasversale in grado di influenzare ambiti diversi – dall’arte alla politica, dall’ideologia alla cultura – assumendo un respiro internazionale.
La mostra si concentra sul rapporto tra arte e scienza/tecnologia e illustra quel “completo rinnovamento della sensibilità umana avvenuto per effetto delle grandi scoperte scientifiche”, come scriveva Marinetti, posto alla base della nascita del Futurismo. Una riflessione oggi attualissima, se si pensa che lo tsunami tecnologico dell’intelligenza artificiale sta investendo l’umanità, avverando la profezia della macchinizzazione dell’umano e dell’umanizzazione della macchina preconizzata proprio dai futuristi. 

In particolare, la mostra intende raccontare come l'intreccio tra arte e tecnologia abbia cambiato il corso della storia dell’arte: il mutamento di paradigma nel fare artistico, infatti, si radica proprio nel rapporto con la scienza e si fonda sul concetto di simultaneità, che alimenta la brama dello sguardo e il desiderio del movimento.
Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea


Luigi Colombo Fillia, Paesaggio meccanico (dettaglio), 1925, olio su tela, courtesy Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, ph. Studio Idini

Sono esposte circa trecentocinquanta opere fra quadri, sculture, progetti, disegni, oggetti d’arredo, film, oltre a un centinaio fra libri e manifesti, con un’attenzione alla matrice letteraria del movimento (lo stesso Marinetti, nel testo Marinetti e il futurismo del 1929, identificava la nascita del movimento nella fondazione della rivista «Poesia» nel 1905).
In esposizione anche alcuni autoveicoli, un idrovolante, una serie di rari strumenti scientifici dell’epoca e due installazioni site specific di Magister Art e di Lorenzo Marini. Un quadro d'insieme che ben illustra i concetti di velocità, di spazio, di distanza e di sensibilità percettiva evidenti nei capolavori del Futurismo contestualizzandoli nella società dell’epoca, rivoluzionata dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche. La complessità delle opere futuriste, infatti, non è insita nella riproduzione della realtà in sé, ma "nella rappresentazione sincronica di un'esperienza percettiva che è diacronica e dinamica, e che quindi prevede il cambiamento continuo del punto di vista e dell’orizzonte".

La mostra è articolata in dieci sezioni: “Prima del futurismo”, “Futurismo analitico e dinamismo plastico”, “Ricostruzione futurista dell’universo”, “Arte meccanica”, “Aeropittura”, “Idealismo cosmico e suoi sviluppi”, “Eredità del futurismo dal secondo dopoguerra”, oltre a due sezioni tematiche dedicate rispettivamente al cinema e all’architettura e a una sala dossier su Guglielmo Marconi. Una particolare attenzione è riservata, oltre ai cinque fondatori, a Fortunato Depero ed Enrico Prampolini, i quali col passare del tempo e grazie a importanti studi storico-artistici assumono un rilievo sempre maggiore nell’ambito delle ricerche futuriste successive alla scomparsa di Boccioni e segnate per certi aspetti dalla leadership di Balla.


Giuseppe Cominetti, Can-can, 1911, olio su tela, courtesy Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, ph. Silvio Scafoletti

Le opere esposte nelle sezioni storiche di questa rassegna, come scrive il curatore della mostra, "devono essere viste non come esiti completamente chiusi e compiuti […] ma come frecce indirizzate verso il futuro e soprattutto come nuclei irradianti una potenza creativa che si espanderà nei decenni successivi in tutta l’arte internazionale e perfino nei mutamenti antropologici della nostra società attuale".

In pratica, noi viviamo nel futuro intuito e avviato da Marinetti, Balla, Boccioni & co., un mondo nuovo fondato fra l’altro sulla centralità della comunicazione, sulla trasversalità dei linguaggi, sull’immaterialità, sull’effimero e sull’idea che la tecnologia muti la costituzione stessa dell’umano: la creatura che cambia il suo creatore. Si può dire, quindi, che in molti aspetti della nostra vita quotidiana le idee dei futuristi sono divenute ordinaria realtà.
Gabriele Simongini, curatore della mostra


Foto di copertina: Umberto Boccioni, Cavallo + cavaliere + caseggiato, 1913, olio su tela courtesy Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, ph. Studio Idini 

Il Tempo del Futurismo
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma, 3 dicembre 2024 – 28 febbraio 2025