Scienza nei Musei (II episodio)

L'evoluzione dei laboratori scientifici nei musei

La scienza incontra l'arte in un viaggio affascinante tra intuizioni pionieristiche, ostacoli culturali e rivoluzioni metodologiche. Nel secondo episodio dell’intervista con Marco Cardinali, docente all’Università della Campania "Luigi Vanvitelli" e autore del volume bilingue Dalla Diagnostica Artistica alla Technical Art History (From Diagnostic Investigation of Art to Technical Art History) (cores) entriamo nel cuore di questa trasformazione, esplorando le prime applicazioni delle radiografie nello studio delle opere d’arte e la nascita dei laboratori scientifici nei musei.

Nel 1925, Alan Burroughs avviò una collaborazione con Edward Forbes e Paul Sachs di Harvard per utilizzare le radiografie nello studio artistico.

Equipaggiato con un tubo radiografico portatile, Alan Burroughs condusse campagne in Europa, affrontando resistenze culturali e timori per possibili danni alle opere. Nonostante le difficoltà, le sue ricerche contribuirono a dimostrare il valore scientifico della radiografia nel campo artistico.


Parallelamente, al Louvre, tra il 1927 e il 1929, Fernand Cellerier avviò un laboratorio sperimentale per applicare tecniche chimiche e fisiche allo studio delle opere. Questo lavoro fu perfezionato da Fernando Perez, che nel 1931 creò un laboratorio multidisciplinare stabile, introducendo strumenti innovativi come il pinacoscopio e promuovendo una nuova metodologia di documentazione.

Come evidenziato nel primo episodio di Scienza nei Musei, un momento cruciale per lo sviluppo della conservazione scientifica fu la Conferenza Internazionale sui metodi scientifici applicati all’esame e alla conservazione delle opere d’arte, che si svolse nel 1930 a Roma. Questo evento rappresentò un punto di svolta, stimolando la nascita di laboratori scientifici all’interno dei musei europei. Negli anni successivi, furono istituiti centri di ricerca di rilievo, come il Department of Scientific Research della National Gallery di Londra e l’Institut Royal du Patrimoine Artistique di Bruxelles, che hanno gettato le basi per l’approccio interdisciplinare che ha caratterizzato la conservazione del patrimonio artistico

In Italia, istituzioni di eccellenza come l’Opificio delle Pietre Dure e le Gallerie degli Uffizi hanno sviluppato un modello innovativo basato su una stretta collaborazione con enti di ricerca, laboratori scientifici e centri specializzati, dando vita a una sinergia capace di unire analisi scientifiche all’approfondimento storico-artistico. Questo approccio multidisciplinare consente di affrontare le sfide della conservazione e del restauro con una visione integrata, dove tecnologie avanzate e competenze specialistiche convergono per garantire interventi sempre più accurati e rispettosi dell’autenticità delle opere.


I laboratori scientifici svolgono oggi un ruolo centrale nella salvaguardia del patrimonio culturale, rappresentando un punto di incontro tra innovazione tecnologica e sensibilità umanistica. Attraverso il loro lavoro, è possibile svelare dettagli nascosti, comprendere le tecniche originarie degli artisti e assicurare la conservazione a lungo termine delle opere d’arte, testimonianza tangibile della ricchezza culturale italiana. La collaborazione tra diverse istituzioni ha così reso l’Italia un punto di riferimento internazionale nel campo della conservazione, unendo ricerca, pratica e tradizione in un dialogo costante e virtuoso.

L’intervista con Marco Cardinali prende spunto dal convegno Science in Museums: From the Introduction of Scientific Techniques in the Study of Works of Art to a New Museum Practice, tenutosi presso l’Accademia Nazionale dei Lincei il 19 e 20 settembre 2024. Ideato dal Linceo Antonio Sgamellotti, l’evento ha riunito esperti provenienti da musei di prestigio internazionale, tra cui il Metropolitan Museum of Art (MET), il Rijksmuseum, l’Art Institute of Chicago, la National Gallery of Art di Washington DC, il Musée du Louvre, il Parco Archeologico del Colosseo, i Musei Vaticani, la National Gallery di Londra, il Museo Nazionale di Arte Moderna di Roma e la Galleria Nazionale dell'Umbria. Il convegno aveva come obiettivo valutare lo stato attuale dei laboratori scientifici nei musei internazionali, approfondendo l’evoluzione delle tecniche scientifiche applicate all’arte e il loro crescente impatto sulla pratica museale.

In copertina: Edward Waldo Forbes (1873 – 1969) con alcuni studenti. Forbes era storico dell'arte e direttore del Fogg Art Museum della Harvard University dal 1909 al 1944.