Scienza nei Musei
La nascita della scienza applicata all'arte
La scienza applicata alla conservazione e allo studio delle opere d'arte è il frutto di un incontro tra progresso tecnologico e sensibilità culturale. Con il professor Marco Cardinali dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, autore del volume bilingue Dalla Diagnostica Artistica alla Technical Art History (From Diagnostic Investigation of Art to Technical Art History) (cores), intraprendiamo un viaggio in due episodi che ripercorre questa straordinaria evoluzione, a partire dalla scoperta dei raggi X nel 1895, che trasformò profondamente molte discipline, incluso il campo artistico.
Gli albori della scienza nell’arte: i raggi X
La scoperta dei raggi X nel 1895 da parte di Wilhelm Röntgen segnò una rivoluzione: nel 1896, appena un anno dopo, fu realizzata la prima radiografia di un dipinto. Questa nuova tecnologia consentiva di rivelare dettagli nascosti, aprendo nuove prospettive per l’analisi artistica. Nei decenni successivi, la radiografia fu utilizzata per esaminare la struttura interna delle opere d’arte, svelare pentimenti degli artisti e smascherare falsi.
Durante i primi vent’anni del Novecento, l’uso della radiografia nelle opere d’arte rimase limitato, anche a causa dei timori che i raggi X potessero danneggiare i materiali. Nonostante ciò, alcuni musei cominciarono a prendere un ruolo più attivo, attrezzandosi per condurre studi autonomamente. Un esempio emblematico è il Louvre, dove nel 1927 venne creato un laboratorio per sperimentare con raggi X, ultravioletti e altre tecnologie innovative. Qui, scienziati come il chimico Fernand Cellerier collaborarono con restauratori per catalogare e studiare opere d’arte, sebbene in maniera ancora limitata dal punto di vista delle implicazioni storico-artistiche.
La svolta istituzionale: la Conferenza di Roma del 1930
La prima Conferenza Internazionale per lo studio dei metodi scientifici applicati all’esame e alla conservazione delle opere d’arte tenutasi a Roma, a Villa Aldobrandini nel 1930, segnò una svolta. Promossa dall’Ufficio Internazionale dei Musei, questa conferenza rappresentò il culmine di una fase pionieristica iniziata decenni prima. Finalmente, le istituzioni riconobbero il potenziale della scienza nell’arte, gettando le basi per un approccio sistematico e interdisciplinare.
Edward Waldo Forbes e Alan Burroughs: innovazione e visione
Un contributo fondamentale alla scienza nei musei arrivò negli anni Venti dagli Stati Uniti, grazie al lavoro di Edward Waldo Forbes, direttore del Fogg Art Museum di Harvard, e di Alan Burroughs, storico dell’arte. Forbes, pittore e studioso di manoscritti, fu un precursore nell’utilizzo della radiografia per indagare tecniche pittoriche e stili. Burroughs, figlio di un conservatore del Metropolitan Museum, intuì che i materiali pittorici rispondevano ai raggi X in modi distintivi, consentendo di osservare dettagli invisibili al visibile.
Copertina del volume bilingue di Marco Cardinali: Dalla Diagnostica Artistica alla Technical Art History (From Diagnostic Investigation of Art to Technical Art History)
L'intervista con Marco Cardinali, docente presso l'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", prende spunto dal convegno Science in Museums: From the Introduction of Scientific Techniques in the Study of Works of Art to a New Museum Practice, tenutosi presso l'Accademia Nazionale dei Lincei il 19 e 20 settembre 2024, ideato dal Linceo Antonio Sgamellotti. Questo evento, che ha riunito esperti internazionali di musei, conservazione e scienza, ha offerto un'opportunità unica di riflessione sull'evoluzione delle tecniche scientifiche applicate all'arte e sulla crescente interazione tra scienza e pratica museale.
Per vedere la seconda puntata di Scienza nei Musei
Scienza nei Musei Episodio II
In copertina: Studio dei dipinti al Museo del Louvre: M. Cellerier, Direttore del Laboratorio di Sperimentazione del Conservatorio Nazionale delle Arti e Mestieri di Parigi; M. Guiffrey, Conservatore del Dipartimento di Pittura dei Musei Nazionali Francesi; M. Vernes, Direttore dei Musei Nazionali Francesi.
Gli albori della scienza nell’arte: i raggi X
La scoperta dei raggi X nel 1895 da parte di Wilhelm Röntgen segnò una rivoluzione: nel 1896, appena un anno dopo, fu realizzata la prima radiografia di un dipinto. Questa nuova tecnologia consentiva di rivelare dettagli nascosti, aprendo nuove prospettive per l’analisi artistica. Nei decenni successivi, la radiografia fu utilizzata per esaminare la struttura interna delle opere d’arte, svelare pentimenti degli artisti e smascherare falsi.
La sfida dei musei e la paura dei danniI primi esperimenti venivano condotti al di fuori dei musei, spesso in contesti medici, riflettendo il coinvolgimento iniziale di criminologi e radiologi piuttosto che di storici dell’arte. Questi pionieri applicarono le loro competenze diagnostiche per esplorare i segreti delle opere, affrontando però resistenze culturali e timori sui possibili danni causati dai raggi X.
Durante i primi vent’anni del Novecento, l’uso della radiografia nelle opere d’arte rimase limitato, anche a causa dei timori che i raggi X potessero danneggiare i materiali. Nonostante ciò, alcuni musei cominciarono a prendere un ruolo più attivo, attrezzandosi per condurre studi autonomamente. Un esempio emblematico è il Louvre, dove nel 1927 venne creato un laboratorio per sperimentare con raggi X, ultravioletti e altre tecnologie innovative. Qui, scienziati come il chimico Fernand Cellerier collaborarono con restauratori per catalogare e studiare opere d’arte, sebbene in maniera ancora limitata dal punto di vista delle implicazioni storico-artistiche.
La svolta istituzionale: la Conferenza di Roma del 1930
La prima Conferenza Internazionale per lo studio dei metodi scientifici applicati all’esame e alla conservazione delle opere d’arte tenutasi a Roma, a Villa Aldobrandini nel 1930, segnò una svolta. Promossa dall’Ufficio Internazionale dei Musei, questa conferenza rappresentò il culmine di una fase pionieristica iniziata decenni prima. Finalmente, le istituzioni riconobbero il potenziale della scienza nell’arte, gettando le basi per un approccio sistematico e interdisciplinare.
Edward Waldo Forbes e Alan Burroughs: innovazione e visione
Un contributo fondamentale alla scienza nei musei arrivò negli anni Venti dagli Stati Uniti, grazie al lavoro di Edward Waldo Forbes, direttore del Fogg Art Museum di Harvard, e di Alan Burroughs, storico dell’arte. Forbes, pittore e studioso di manoscritti, fu un precursore nell’utilizzo della radiografia per indagare tecniche pittoriche e stili. Burroughs, figlio di un conservatore del Metropolitan Museum, intuì che i materiali pittorici rispondevano ai raggi X in modi distintivi, consentendo di osservare dettagli invisibili al visibile.
Questo primo episodio della miniserie dedicata alla Scienza nei Musei, getta le basi per comprendere come le intuizioni scientifiche abbiano dato origine a una nuova disciplina. Nel secondo episodio, esploreremo l’evoluzione dei laboratori scientifici nei musei e il loro impatto sulla pratica museale moderna.La loro ambizione era rivoluzionaria: creare una catalogazione radiografica delle opere dei grandi maestri per risolvere problemi di attribuzione e comprendere meglio il processo creativo degli artisti. Sebbene alcuni esperimenti portarono a errori, questo approccio innovativo aprì una strada che si sarebbe rivelata estremamente fruttuosa.
Copertina del volume bilingue di Marco Cardinali: Dalla Diagnostica Artistica alla Technical Art History (From Diagnostic Investigation of Art to Technical Art History)
L'intervista con Marco Cardinali, docente presso l'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", prende spunto dal convegno Science in Museums: From the Introduction of Scientific Techniques in the Study of Works of Art to a New Museum Practice, tenutosi presso l'Accademia Nazionale dei Lincei il 19 e 20 settembre 2024, ideato dal Linceo Antonio Sgamellotti. Questo evento, che ha riunito esperti internazionali di musei, conservazione e scienza, ha offerto un'opportunità unica di riflessione sull'evoluzione delle tecniche scientifiche applicate all'arte e sulla crescente interazione tra scienza e pratica museale.
Per vedere la seconda puntata di Scienza nei Musei
Scienza nei Musei Episodio II
In copertina: Studio dei dipinti al Museo del Louvre: M. Cellerier, Direttore del Laboratorio di Sperimentazione del Conservatorio Nazionale delle Arti e Mestieri di Parigi; M. Guiffrey, Conservatore del Dipartimento di Pittura dei Musei Nazionali Francesi; M. Vernes, Direttore dei Musei Nazionali Francesi.