Barocco Globale alle Scuderie del Quirinale

Il mondo a Roma nel secolo di Bernini

Nel Seicento, Roma divenne la culla del Barocco, un linguaggio artistico e architettonico che avrebbe influenzato profondamente tutta l’Europa e oltre. Sotto l’impulso dei papi e delle grandi famiglie nobiliari, la città si trasformò in un immenso cantiere, dove artisti del calibro di Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Pietro da Cortona ridefinirono lo spazio urbano con opere cariche di teatralità, movimento ed emozione. Chiese, fontane, palazzi e piazze vennero progettati per stupire, coinvolgere e ispirare spiritualmente cittadini e visitatori, incarnando la volontà della Chiesa controriformista di comunicare la fede attraverso la meraviglia sensoriale. Roma si affermò così come una vera capitale dell’arte barocca, esercitando un’attrazione irresistibile su artisti stranieri e diventando modello di riferimento per la creazione artistica internazionale.

Proprio questa vocazione di Roma come crocevia culturale e luogo di dialogo globale è al centro della mostra Barocco Globale. Il mondo a Roma nel secolo di Bernini, ospitata alle Scuderie del Quirinale dal 4 aprile al 13 luglio. Curata da Francesca Cappelletti, Direttrice generale della Galleria Borghese, e Francesco Freddolini, in collaborazione con la Galleria Borghese, ViVE, le Gallerie Nazionali Barberini Corsini e la Basilica di Santa Maria Maggiore, l’esposizione indaga il ruolo della città come snodo di scambi artistici, culturali e diplomatici tra l’Europa e i mondi extraeuropei.

Attraverso capolavori di Bernini, Van Dyck, Poussin, Pietro da Cortona, Lavinia Fontana e altri, accostati a oggetti d’arte sacra, tessuti, arazzi e manufatti provenienti da diverse aree del globo, il percorso espositivo restituisce l’immagine di una Roma profondamente connessa con il resto del mondo. Come afferma Francesca Cappelletti Direttrice della Galleria Borghese di Roma e curatrice della mostra: 
 

Gli spazi delle Scuderie ci hanno consentito di riunire e di sottoporre al pubblico un progetto veramente originale, pieno di scoperte, di incontri, di capolavori dei più grandi artisti del secolo, Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Valentin de Boulogne, Simon Vouet, Nicolas Poussin, in grado di rivelarsi in una nuova luce. Le opere d’arte sono tante e singolari; presentano un ventaglio di materiali, epoche e provenienze diverse mostrando la vitalità di un’epoca e di un paradigma di scambi, di aperture, di rapporti con un mondo che si apriva allo sguardo di chi viveva nella città del papa generando vertigini, conoscenza, ambizioni creative, rinnovando il rapporto con la natura e con la fede.


Francesco Caporale (attivo nella prima metà del XVII sec.) Busto di Antonio Manuel Ne Vunda Bust of Antonio Manuel Ne Vunda 1608 marmi policromi / polychrome marbles Città del Vaticano, Basilica Papale di Santa Maria Maggiore © Capitolo di Santa Maria Maggiore, Città del Vaticano
 

L’itinerario della mostra si apre con il busto policromo di Antonio Manuel Ne Vunda, ambasciatore del Regno del Congo giunto a Roma nel 1608, scolpito da Francesco Caporale: un’opera di straordinaria importanza, restaurata per l’occasione attraverso il sostegno finanziario di Ales, e concessa eccezionalmente dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, che testimonia il riconoscimento della figura del primo diplomatico africano accolto dalla Santa Sede.


La mostra mette  in luce come la Roma barocca, nel secolo di Bernini, non fosse solo una fucina artistica europea, ma anche un punto d’incontro tra culture, visioni e popoli diversi, riflettendo l’intento della Chiesa di estendere il proprio messaggio e la propria influenza oltre i confini dell’Occidente.

In copertina: Bartolomeo Manfredi (Ostiano, 1582 – Roma, 1622) La buona ventura The Fortune Teller 1616–1617 circa. Olio su tela / oil on canvas Detroit, Detroit Institute of Arts © Detroit Institute of Arts, Detroit